CIVILIZZAZIONI – Laurent Binet

# 145 – Laurent Binet – CIVILIZZAZIONI (La nave di Teseo, 2020, pagg. 364)

E se vi dicessi che un gruppo di Vichinghi, approdato inizialmente sulle coste di Terranova, si è spinto, nel XIII secolo, tanto a Sud da arrivare all’attuale Panama nonché a Cuba? E se Cristoforo Colombo, con le sue tre caravelle, avesse sì scoperto il continente americano, ma non avesse mai fatto ritorno in Europa, imprigionato da bellicosi indigeni? E se, infine, fosse stato Atahualpa, il grande Re degli Incas, a seguire a ritroso le orme di Colombo, e ad approdare, a metà del XVI secolo, in Portogallo, in fuga dal crudele fratello Huascar, che ne insidiava il Regno? Ecco la trama di “Civilizzazioni”, epopea incaica contro-storica che racconta un’incredibile scoperta (e colonizzazione) dell’Europa da parte dei nativi americani – e non viceversa.

Laurent Binet, Autore del premiatissimo “HHhH” (che ho già recensito proprio qui su liberailibri), dopo aver raccontato con piglio “carrèriano” l’attentato a Reinhard Heydrich, si cimenta con un’abissale costruzione contro-storica, e immagina addirittura un’inversione di ruoli tra europei e americani nella colonizzazione (ma sarebbe meglio dire nella “civilizzazione”) dell’altrui continente. Nella prospettiva adottata da Binet, non sono stati i Conquistadores europei, meglio armati e più attrezzati per la navigazione su lunghe distanze, a imporre la propria presenza sul suolo americano, bensì i nativi americani (in questo caso gli Incas) a sbarcare sulle coste europee, seguendo le “orme acquatiche” lasciate da Colombo e dalle sue caravelle.

Quello che ne deriva è nientemeno che uno scontro tra Atahualpa e Carlo V (!) che vede quest’ultimo soccombere, e il Re incaico diventare Imperatore di quello che, nella nostra linea temporale, siamo abituati a chiamare “Sacro Romano Impero”. Un ribaltamento pazzesco di prospettiva, assai poco probabile a livello storico, ma divertente sul piano letterario e narrativo, che Binet sceglie di raccontare affidandosi a una sorta di forma ibrida di romanzo: dal racconto – stringatissimo – delle spedizioni esplorative vichinghe, ai diari (storici, ma artefatti) di Cristoforo Colombo, fino alle Cronache di Atahualpa e alla interessante ma irrisolta conclusione affidata alla figura di Miguel de Cervantes Saavedra, mitico Autore del “Don Chisciotte”. Quella che esce da “Civilizzazioni” è un’Europa dalla prospettiva completamente ribaltata, non autrice ma oggetto di una scoperta, non osservatrice ma osservata (nei suoi costumi, nei suoi intrighi di potere e nelle sue guerre di religione) da genti “altre”, talmente diverse da rappresentare, per lo scrittore, un veicolo perfetto per posare uno sguardo a suo modo “innocente” sui secoli di storia europea che siamo abituati a considerare, con naturalezza, la nostra storia, quella che unifica un po’ tutti noi italiani, francesi, spagnoli, tedeschi, inglesi, greci, balcanici eccetera.

E invece, sembra volerci dire Binet con la sua drammatica inversione storiografica, non c’è nulla di “normale” nei pazzeschi conflitti che hanno attraversato il Vecchio Continente nel nome del “Dio inchiodato sulla croce”, come gli Incas chiamano Gesù. Quelle vicende (Lutero, le persecuzioni agli ebrei, le dispute con l’Islam), guardate dalla prospettiva di un popolo adoratore del Sole, appaiono spesso in tutta la loro tragica insensatezza, o meglio: in tutta la loro inanità. Senza voler certo sminuire il valore della Storia né, tantomeno, della Religione, il maggiore pregio di questo strano romanzo è proprio nella sua capacità di farci riflettere su quanto spesso i giudizi che diamo sulle cose siano determinati dalla prospettiva da cui le osserviamo. Siamo abituati a guardare i popoli autoctoni d’America come i vinti, gli occupati, i civilizzati; e se invece i vinti, i civilizzati, fossimo stati noi?

Non tutto funziona benissimo, in questo libro, a partire dall’azzardo di un’idea ambiziosissima (nientemeno che ribaltare la storia del mondo dal 1492 in poi!) e fatalmente non del tutto sviluppata, ma la materia di fondo è interessante e merita considerazione, a prescindere dal fatto che la lettura, alla lunga, risulti un po’ noiosetta e ripetitiva, prigioniera di uno stile che, per forza di cose, deve adeguarsi a quello dei classici racconti storiografici, cronache e “res gestae”. Indubbiamente i buoni conoscitori della Storia, soprattutto di quella europea dal Rinascimento in avanti, ma anche di quella degli Incas e dei popoli americani, si divertiranno molto di più leggendo “Civilizzazioni”, anzi, non esito a dire che è un libro consigliato solo a chi di Storia ha ben più che un’infarinatura! Quanto al giudizio squisitamente letterario, che dire? Binet non mi aveva convinto del tutto già con “HHhH”; non ho ancora letto “La settima funzione del linguaggio”, a detta di molti il suo capolavoro; questo “Civilizzazioni” è simpatico e accattivante, facile da leggere e un po’ noioso, talmente rivoluzionario da non sembrare affatto rivoluzionario, e da lasciare alla fine, sul volto del lettore, un blando e accondiscendente sorriso, nulla di più.                 

(Recensione scritta ascoltando i Popol Vuh, “Aguirre”)

PREGI:
molto interessante nelle premesse e nell’ambizione di ribaltare completamente la prospettiva storica successiva alla scoperta dell’America, è un libro oggettivamente accattivante, quasi impossibile resistere alla tentazione di leggerlo! E alla fine, tutto sommato, il divertimento (soprattutto per chi conosce la Storia), è garantito

DIFETTI:
fatalmente riduttivo, dovendo sintetizzare un arco storico molto vasto che va dai Vichinghi a Cervantes, il libro si appoggia a uno stile cronachistico corretto nelle intenzioni, un po’ meno nella realizzazione, visto che l’Autore non riesce a riprodurre nel modo migliore (o forse non vuole farlo) l’aspetto linguistico di una vera cronaca coeva. Formalmente ibrido e un po’ ripetitivo, il romanzo vive della sua stessa, incredibile materia (Atahualpa Imperatore d’Europa) e semina finezze che, complessivamente, non è sempre facile cogliere   

CITAZIONE:
“Questa vasta impresa di ridistribuzione ebbe ripercussioni su tutta la società. Molti sacerdoti cattolici abbandonarono il dio inchiodato per trasformare le loro chiese in templi del Sole, al fine di beneficiare del nuovo sistema. Per le stesse ragioni, alcuni conventi furono trasformati in case per le donne scelte.” (pag. 209)

GIUDIZIO SINTETICO: **

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il “sistema Mereghetti”, che va da 0 a 4 “stelline”: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi “classici” di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO