# 274 – Pablo Tusset – IL MEGLIO CHE POSSA CAPITARE A UNA BRIOCHE (Feltrinelli, 2008, ediz. orig. 2001, pagg. 310)
Il trentenne barcellonese rampollo di ottima famiglia Pablo Miralles conduce una vita sfaccendata e indolente, e segue una rigorosa dieta a base di marijuana, alcool e, quando capita, cocaina. Quando il suo antitetico fratello Sebastián, che dirige l’azienda di famiglia, scompare assieme alla sua segretaria, il pingue e sottovalutato Pablo deve darsi da fare per ritrovarlo, e improvvisamente sale alla ribalta come il più improbabile dei detective, coadiuvato dalla sua amica Josefina detta Fina, dal seno prosperoso e dalla perenne voglia di fare baldoria, e da sua cognata Gloria, moglie di Sebastián, con la quale il rapporto non è mai stato dei migliori. Quando poi anche il capofamiglia, padre di Sebastián e Pablo, viene investito e azzoppato da una macchina, la trama inizia a farsi tosta: chi sta attentando alla vita dei Miralles? Riuscirà Pablo a districarsi tra una storia palesemente più grande di lui e la montagna di cazzate che è costretto a inventarsi per tenere in piedi il suo ruolo di detective? E perché tutto sembra ruotare attorno a una villa abbandonata in centro a Barcellona? Tra bordelli di lusso suddivisi in gironi come l’Inferno dantesco e attici da miliardari come quello in cui vivono i genitori Miralles, tra investimenti in auto e sbornie nei bar malfamati della città, la detection procede lenta ma inesorabile, fino a un finale inaspettatamente action…
Come si fa a rinunciare a leggere un romanzo simile? Anche solo gli accenni di trama invogliano il lettore a tuffarsi nel viluppo di sbornie, tette, sniffate, notti brave, battute, corse in macchina nelle notti di Barcellona, case misteriose, bordelli, puttane d’alto bordo e bar malfamati che il libro sembra promettere. E la promessa viene rigorosamente mantenuta: Tusset, scrittore catalano classe 1965, non lesina ironia e divertimento, ambientazioni bizzarre e dialoghi brillanti, costruendo un giallo venato di comicità che si dipana lentamente, come lentamente si muove il protagonista, Pablo Miralles, centodieci chili di autoironia e fancazzismo.
Appare evidente fin dalle prime pagine che non è il giallo in sé a interessare l’Autore: la trama si sfilaccia quasi subito, frazionandosi in mille rivoli, tutti più o meno imperniati sulla figura di Pablo, vero e proprio collettore di bizzarrie e assurdità, personaggio incredibilmente passivo costretto a farsi attivo in virtù della scomparsa di un fratello cui non è particolarmente affezionato ma che, tutto sommato, dirigendo l’azienda di famiglia ai cui dividendi lo stesso Pablo partecipa, gli consente di vivere senza fare nulla se non occuparsi di un buffo blog di filosofia metafisica (!). La scrittura di Tusset è sapida e ironica, non si prende mai troppo sul serio, e questo è il principale pregio di un romanzo che si dilunga un po’ troppo inseguendo i convolvoli di una trama quasi inesistente, dalla quale si intuisce ben presto che non si ricaverà né uno sviluppo coerente né un finale degno.
In compenso, però, il libro è pieno di scene divertenti e di momenti riusciti, che mal si amalgamano con la trama gialla, è vero, anche perché contribuiscono non poco a distrarre il lettore da quella che dovrebbe essere la domanda-chiave: che fine ha fatto Sebastián Miralles? Ma alla fine, Tusset è bravo a sfruttare ogni cosa, a fare in modo che anche gli elementi apparentemente più marginali e futili del suo sovraccarico romanzo entrino, in qualche modo, nella tramatura principale, e contribuiscano a una soluzione che – per quanto improbabile – alla fine arriva.
Di sicuro “Il meglio che possa capitare a una brioche” non è la lettura più indicata a chi in un libro cerca asciuttezza e linearità di trama, insomma, a chi leggendo ama andare subito al sodo, perché Tusset e il suo protagonista sono grandi divagatori, oziosi e un po’ vanesi; se invece si legge per il gusto di perdersi in un mondo soffice e disimpegnato fatto di sveglie a mezzogiorno, sbronze, canne e scopate prezzolate, allora il libro ha un suo perché, e regala momenti non banali, come la visita all’infernale bordello di lusso con un Virgilio in minigonna come guida, o la briosa scena di sesso nel mega-attico a due piani (ben descritto!) della famiglia Miralles.
Antitetico rispetto a qualunque thriller americano, di cui non ha il ritmo, o nordico, di cui non ha né l’asciuttezza né la durezza di fondo, “Il meglio che possa capitare a una brioche” è un giallo morbido e ondivago, un libro pigro ad alzarsi, ma tutto sommato sottilmente intelligente, come il suo protagonista, a tratti divertitamente inutile e capace di sdrammatizzare quasi tutto (anche gli omicidi), ma fondamentalmente svagante e consapevole di sé, dei propri pregi come dei propri difetti, e perfettamente in grado di accettare tanto gli uni quanto gli altri.

(Recensione scritta ascoltando Lilly Wood & The Prick, “Prayer in C”)
PREGI:
alcune riuscite ambientazioni (su tutti, lo straordinario attico della famiglia Miralles e il bordello di lusso organizzato come una Divina Commedia dei gusti sessuali) e una innegabile verve tutta catalana nel costruire dialoghi e caratteri (non a caso, il romanzo fu molto apprezzato da Vázquez Montalbán)
DIFETTI:
con tutto il bene che si può volere al raffazzonato detective Pablo Miralles, il libro è un po’ troppo lungo e il complicatissimo sottofinale, ambientato nel misterioso sotterraneo, tra fughe e cazzotti, purtroppo non è all’altezza
CITAZIONE:
“Dovevo assolutamente fare qualcosa di assurdo, una pagliacciata, qualcosa che fosse davvero degno di Magilla Gorilla, tipo alzarmi dalla poltrona e mettermi a ballare la danza della pioggia, qualcosa per dimostrare che non esiste un ordine nell’universo, che l’ordine lo stabiliamo noi e che basta cambiare atteggiamento perché l’universo intero cambi con noi.” (pagg. 157-58)
GIUDIZIO SINTETICO: **
LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…