# 352 – Kenneth J. Hsü – LA GRANDE MORIA DEI DINOSAURI (Adelphi, 1993, ediz. orig. 1986, pagg. 374)
Geologo di fama, Kenneth Hsü (oggi novantacinquenne!) guida il lettore nei meandri di alcune delle più affascinanti teorie circa la fine dei dinosauri, che ha segnato altresì il passaggio dal Cretaceo al Terziario, ma soprattutto spiega con una chiarezza ammirevole come avviene il processo di inversione della polarità magnetica terrestre e come sia proprio questo processo, e la capacità che abbiamo ai giorni nostri di scoprirlo e “leggerlo” negli strati profondi della crosta del pianeta, a svelarci i segreti di un lontanissimo passato.
I libri della collana scientifica di Adelphi mi hanno sempre affascinato, e ne possiedo parecchi. Il più delle volte, è chiaro, non sono libri facilissimi, poiché – pur essendo fondamentalmente divulgativi – sono firmati da scienziati di prim’ordine, che in essi hanno riversato spesso il frutto di lunghe ricerche e hanno esposto teorie nuove e coraggiose. Oltretutto, sfatiamo un falso mito: fare divulgazione non vuol dire doversi far capire per forza da tutti, anche da chi non apre un libro e non legge un giornale dal 1977.
Fare divulgazione vuol dire saper scegliere un linguaggio potenzialmente adatto a tutti, privo – se possibile – di espressioni tecniche e gergali e di formule fisiche o matematiche troppo complesse per i profani. Se poi i concetti sono tutt’altro che semplici, non è certo colpa dell’Autore, che non ha il compito di semplificarli troppo o addirittura di travisarli a beneficio di lettori troppo ignoranti, o troppo pigri, per seguirlo. Starà casomai ai lettori, se interessati, attrezzarsi per arrivare al livello della trattazione, comprendendola almeno per sommi capi.
Oggidì, invece, si sta affermando sempre più l’idea che i libri vadano scritti per non disturbare nessuno, per non affaticare nessuno e – Dio ce ne scampi! – per non mettere in dubbio le conoscenze e le certezze di nessuno. Le copertine marroni di Adelphi sono dunque, se possibile, ancor più meritorie, nella loro capacità di non cedere di fronte a questo tracollo del livello di attenzione e di concentrazione del lettore medio. Il libro di Kenneth Hsü, per la verità, viene da lontano, arriva ben prima delle recenti disavventure editoriali tutte votate a inclusività e politicamente corretto. Questo straordinario libro arriva dai troppo facilmente vituperati anni Ottanta, ed è il frutto di ricerche ultra-decennali, sintetizzate dall’Autore con grande capacità narrativa e notevole chiarezza espositiva. Cosa chiedere di più a un libro di divulgazione scientifica?
Quando le teorie esposte, oltre che molto chiare e interessanti, sono anche innovative e capaci di far luce su epoche che l’Uomo non ha neppure lontanamente sfiorato, il quadro è completo: siamo in presenza di un grande libro, uno di quei libri al termine dei quali si vorrebbe approfondire ancora, perché ormai il seme è gettato, la curiosità è stimolata, un mondo intero si è aperto al lettore, e non se ne andrà più via. A distanza di anni dalla prima lettura, il testo rimane fresco e vivace, persino a tratti divertente, e certe locuzioni (“limite K/T”, la sottile striscia di depositi geologici che sancisce il passaggio dal Cretaceo al Terziario, ma anche “questione della fitness”, “C-29-R”) non si dimenticano più ed entrano di diritto nelle competenze dei lettori anche se profani (come il sottoscritto) in materia di geologia e di magnetostratigrafia.
Insomma, io che di solito non perdo occasione di bacchettare gli editori per le loro scelte o per i modi assurdi con cui tentano di incensare libri pessimi, sono però ovviamente altrettanto disposto a inchinarmi alle scelte sane di alcuni, e questa collana di Adelphi è tra le migliori in assoluto, proponendo testi quasi specialistici eppure scritti con indubbia capacità affabulatoria da scienziati che non puntano tanto a osannare il proprio lavoro, quanto a comunicarne i tratti essenziali a un ampio parterre di lettori, dimostrando di considerare la necessità di rivolgersi a una platea di profani non già come un fastidio, bensì come un’occasione di fare proselitismo, di svelare qualche segreto della loro difficile professione a gente che non ne sapeva nulla, e che grazie a questi libri vede spesso aprirsi davanti mondi interi.
“La grande moria dei dinosauri” affronta, con piglio narrativo, un tema di sicuro interesse (l’evento che, qualche decina di milioni di anni fa, causò l’estinzione di massa più famosa del nostro pianeta, e che ha lasciato tracce indelebili su di esso) senza rinunciare al rigore scientifico e alla terminologia corretta: cos’altro serve per decidere di leggerlo senza indugio?

(Recensione scritta ascoltando gli Earth, Wind & Fire, “Magnetic”)
PREGI:
fresco e brillante, è il libro di uno scienziato che sa evitare di prendersi troppo sul serio ma che, al contempo, racconta la sua materia con vigore e partecipazione, attento a porre gli accenti sugli argomenti giusti, quelli che uniscono importanza scientifica a interesse del grande pubblico
DIFETTI:
questo tipo di libri, ovviamente, richiede che vi sia da parte del lettore perlomeno un minimo interesse nei confronti della materia, altrimenti – per quanto scritti bene – difficilmente potranno conquistarne il cuore. Oggettivamente non facilissimi alcuni passaggi, soprattutto sulla magnetostratigrafia e sull’inversione della polarità magnetica terrestre
CITAZIONE:
“L’estinzione del Cretaceo ha un andamento molto particolare; una teoria che voglia spiegarla deve spiegare tanto la morte di certi organismi quanto la sopravvivenza di altri. Il mistero della catastrofe della fine del Cretaceo non consiste tanto nel fatto che tanti organismi si estinsero, quanto nel fatto che qualcuno sopravvisse.” (pagg. 247-248)
GIUDIZIO SINTETICO: ***½
LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…