LECTIO BREVIS / 104

Testi, pre-testi, divagazioni e spunti minimi intorno a libri letti, riletti, sfogliati

A cura di Roberto Mandile

PUNTATA 104
AMERICANI IN EUROPA: FASCINO, SEDUZIONE E INGANNO
Attrazioni, lusinghe, imbrogli e abbagli tra i due continenti

Carter Dickson – SAPER MORIRE (1943)

Di cosa parla: Alec Wainwright è sposato con Rita, che ha una ventina d’anni meno di lui. Quando la donna incontra Barry Sullivan, giovane attore americano, se ne invaghisce e ne diventa l’amante. Una sera, di colpo i due scompaiono nel nulla: il dottor Coxley, amico di famiglia dei Wainwright, trova una serie di impronte che portano a un dirupo a picco sul mare, noto come Salto degli Amanti. Tutto lascia credere che gli amanti, in preda alla disperazione, si siano suicidati, ma, quando i corpi vengono ripescati in mare, si scopre che Rita e Barry sono stati uccisi da un colpo di pistola. Fortuna che in zona si trova Sir Henry Merrivale, il noto criminologo, a far luce sull’intrigo…

Commento: Cedere al fascino dello straniero a volte può essere pericoloso. Basta un bell’americano come il giovane e piacente Barry Sullivan, a innescare la tragedia intorno alla quale ruota il romanzo. Costruito intorno a pochi, ben delineati, personaggi e narrato in prima persona dal dottor Coxley (è più che un’allusione a uno dei più noti romanzi di Agatha Christie), è un libro che, pur non essendo tra i più celebri e celebrati di Dickson Carr, alias Carter Dickson, mostra una invidiabile solidità, sia nella costruzione dell’atmosfera sia nell’enigma, impossibile quanto basta e risolto senza funambolismi e mirabolanti arzigogoli. È, insomma, a tutti gli effetti, un buon esempio della maturità dello scrittore che, come Barry, era americano ma visse a lungo in Inghilterra, dove si svolge la maggioranza delle sue storie (proprio in Inghilterra, peraltro, restò fino a metà degli anni Quaranta e il romanzo, scritto e ambientato nei primi anni della guerra, trae proprio dalla crudezza degli eventi bellici ulteriore cupezza).

GIUDIZIO: ***

Patricia Highsmith – IL TALENTO DI MR. RIPLEY (1955)

Di cosa parla: Il giovane newyorchese Tom Ripley, che vive di espedienti e piccole truffe, viene avvicinato da Herbert Greenleaf, ricco industriale, il quale gli propone di andare in Italia per convincere il figlio Dickie, che egli ritiene grande amico di Tom, a tornare negli Stati Uniti. Ripley accetta, allettato dalla possibilità di abbandonare l’America, dove teme che le sue attività illecite possano essere scoperte, e raggiunge il paesino di Mongibello, dove Dickie vive da anni dedicandosi alla sua passione, la pittura. Tra i due nasce inizialmente una reciproca simpatia, che però viene mal tollerata da Marge Sherwood, un’amica di Dickie nei confronti del quale nutre un interesse amoroso non ricambiato. Quando Tom capisce che la sua missione è fallita poiché Dickie non è intenzionato a tornare a casa, in lui si fa strada l’idea di assumere l’identità dell’amico e vivere in Italia al suo posto. E così durante una gita a Sanremo…

Commento: Il primo dei cinque romanzi con protagonista la figura del criminale-esteta Tom Ripley è un concentrato dello stile di Patricia Highsmith, che punta tutto sulla caratterizzazione psicologica dei personaggi e sulla suspense (elementi che piacquero anche ad Alfred Hitchcock che da un suo libro trasse L’altro uomo). L’ambientazione italiana, nell’immaginaria Mongibello (improbabile nome siciliano per un paesino campano), è nel complesso credibile, anche se, certo, non lontana dagli stereotipi della rappresentazione dell’Italia degli anni Cinquanta cui tanta cinematografia, non solo americana, ci ha abituato. Quello che convince di più del romanzo, dopo un inizio un po’ lento, è proprio l’incalzare degli eventi che costringono Tom Ripley a un vero tour de force per sfuggire ai propri delitti. L’inconsistenza morale del protagonista può lasciare perplesso chi è avvezzo allo schema più tipico del poliziesco, per cui il crimine non paga. Ma l’autrice lascia intendere che, di fronte alle azioni criminali, lo schema tradizionale che prevede moventi nobili o ignobili ma sempre pienamente razionali non funziona. E così, l’(anti)eroe Tom Ripley, prototipo di tanti analoghi personaggi letterari, cinematografici o televisivi (dal Patrick Bateman di American Psycho a Dexter, protagonista dell’omonima serie tv), finisce per suscitare nel lettore sentimenti ambigui, un misto di insofferenza e simpatia favorita dalla scelta del punto di vista della narrazione che, coincidendo con quello del protagonista, finisce per proporre un’identificazione totale con il suo modo di pensare e di agire, anche e soprattutto quando questo risulta viscido e detestabile.

GIUDIZIO: ***

PRE-TESTI, DIVAGAZIONI
E SPUNTI MINIMI

A Vevey, sulle Alpi svizzere, il giovane americano residente a Ginevra Frederick Winterbourne fa la conoscenza di Daisy Miller, sua connazionale in viaggio di piacere in Europa con la madre e il fratellino. Daisy appare fin da subito una ragazza tanto ingenua quanto disinvolta. I due si rivedranno, qualche mese dopo a Roma, dove le spregiudicate, anche se innocenti, frequentazioni maschili di Daisy, in particolare quella con l’ambiguo Mr. Giovanelli, suscitano scandalo. La vicenda al centro di uno dei più noti racconti di Henry James, Daisy Miller, ruota intorno a un tema centrale nell’opera del più europeo degli scrittori americani (il motivo si presenta, ad esempio, anche nel più tardo Il carteggio Aspern, di ambientazione totalmente italiana): quello del confronto tra le culture dei due continenti. L’americana Daisy Miller, con la sua schiettezza al limite della sfrontatezza, finisce per essere la vittima ideale del perbenismo di un’Europa in apparenza colta e progredita, ma altrettanto e forse più ipocrita.

In modo ancora più esplicito il fascino ambiguo degli americani si irradia nelle pagine dell’ultima novella di Thomas Mann, intitolata significativamente L’inganno. Siamo nella Germania degli anni Venti. Rosalie von Tümmler, arrivata a cinquant’anni, vedova (il marito è morto nella Prima guerra mondiale), vive a Düsseldorf con i due figli, la trentenne Anna, pittrice, e il liceale Eduard. Quando quest’ultimo decide di prendere lezioni di inglese, la madre gli procura come insegnante un giovane americano, Ken Keaton, che comincia a frequentare la famiglia. Rosalie se ne innamora e rivela i suoi sentimenti ad Anna, arrivando anche a confessarle di aver ottenuto in dono dalla natura il ritorno del ciclo mestruale. Ma la gioia della donna si rivelerà illusoria. È, com’è detto, uno degli ultimi testi del grande scrittore tedesco, che morirà due anni dopo la pubblicazione, ma segna un ritorno, rispetto alle opere precedenti, a un tema caro all’autore, la relazione tra amore e morte, già affrontato in testi più celebri (e più celebrati) come Tristano e La morte a Venezia. Non riscosse, alla sua uscita, grandi apprezzamenti critici, e Mann stesso arrivò ad ammettere che è un’opera discutibile, ma anche irrefutabilmente sua. La storia è basata su un aneddoto di vita reale; colpisce il contrasto tra la crudeltà della vicenda e la resa letteraria, raffinata come sempre.

Testi citati:
Henry James – DAISY MILLER (1878)
Thomas Mann – L’INGANNO (1953)