Testi, pre-testi, divagazioni e spunti minimi intorno a libri letti, riletti, sfogliati
A cura di Roberto Mandile
PUNTATA 202
SUL GIORNALE
Annunci e altri trucchi (e banalità) per attirare il lettore
Agatha Christie – PARKER PYNE INDAGA (1934)
Di cosa parla: “Siete felici? Se la risposta è no, contattate Mr. Parker Pyne, Richmond Street, 17”. Questo il curioso testo dell’annuncio che compare ogni giorno sulla prima pagina dei più importanti giornali londinesi. E nell’ufficio di Parker Pyne, ex impiegato statale in pensione si presenta un’umanità assortita in cerca di consulenza per i propri piccoli grandi problemi: da una moglie di mezz’età che si sente trascurata dal marito a un militare scontento della propria vita abitudinaria, da un’anziana signora disperata a un impiegato della City…
Commento: Oltre ai celebri e celebrati Poirot e Miss Marple, Agatha Christie diede vita anche ad altre figure letterarie di detective e investigatori, tra i quali Parker Pyne, che è l’ultimo tra quelli inventati dall’autrice ed è protagonista quasi solo di questa raccolta. Il personaggio, diciamolo subito, fatica a catturare l’attenzione del lettore e a imprimersi nella memoria. Occorre dire che, nel momento in cui l’autrice si dedicò alla composizione dei racconti poi raccolti in volume nel 1934, la sua fama era già solida: l’esordio, con Poirot a Styles Court, risaliva al 1920 e nel frattempo l’investigatore belga aveva già dato prova dell’eccezionalità delle sue celluline grigie in numerosi altri casi, prima di conoscere la consacrazione definitiva proprio nel 1934 in Assassinio sull’Orient Express; Miss Marple aveva invece fatto la sua comparsa, in grande stile, nel riuscitissimo La morte nel villaggio da poco, nel 1930 (resterà però curiosamente inattiva per più di un decennio). La produzione in serie di romanzi e racconti può dunque spiegare la scelta sperimentale di Agatha Christie e, forse, anche il mezzo buco nell’acqua fatto con Parker Pyne.
Le motivazioni per cui, d’altronde, il personaggio (che verrà ripreso solo in altri due racconti, all’interno della raccolta In tre contro il delitto del 1939) venne accantonato presto sono facili da comprendere e si possono sintetizzare nel fatto che il format dell’annuncio alla lunga non funziona: prova ne è che viene abbandonato già negli ultimi cinque racconti, d’ambientazione esotica, i più riusciti della raccolta. L’idea dell’annuncio sul giornale sarà invece sfruttata ancora da Agatha Christie per Un delitto avrà luogo, romanzo del 1950 (tra i più intricati e crudeli di tutta l’opera della scrittrice) della serie di Miss Marple; in quel caso, l’annuncio, pubblicato sul quotidiano di un piccolo villaggio inglese, recita, testualmente: “Un delitto avrà luogo venerdì 29 ottobre, alle ore 18.30 pomeridiane, nel villino “Little Paddocks”. Si pregano gli amici di voler accettare questo avvertimento, che non sarà più ripetuto”. Inutile dire che l’omicidio annunciato sarà commesso, tanto puntualmente quanto misteriosamente.
GIUDIZIO: **

Friedrich Dürrenmatt – GRECO CERCA GRECA (1955)
Di cosa parla: Arnolph Archilochos è un oscuro sottocontabile impiegato presso una ditta che produce mitragliatrici e cannoni atomici. Di origini greche, conduce una vita pia e morigerata, nel culto di un personale pantheon, il suo “ordinamento morale del mondo”, che comprende, tra gli altri, il Presidente della Repubblica, il vescovo della Chiesa Neoveterotestamentaria e il capo dell’azienda presso cui lavora. Un giorno viene convinto a pubblicare un annuncio su un giornale per conoscere una ragazza. All’annuncio, che recita semplicemente “Greco cerca greca”, risponde una giovane di nome Chloé Saloniki: i due si incontrano e si piacciono. E di lì a poco la vita di Arnolph subirà cambiamenti tanto repentini quanto drastici, a partire da un’impensabile promozione lavorativa che lo porterà a diventare nel breve volgere di qualche ora ricco e potente…
Commento: Non c’è dubbio che Dürrenmatt sia noto soprattutto per alcuni romanzi polizieschi che hanno scardinato dall’interno le convenzioni del genere (il più celebre, La promessa, ha un sottotitolo programmatico: Un requiem per il romanzo giallo). Ma lo scrittore svizzero, autore di una sterminata quantità di racconti e di opere teatrali, è stato innanzitutto uno dei più acuti indagatori delle contraddizioni della modernità. Capace come pochi di rovesciare la realtà per coglierne, nelle pieghe, le mille deformazioni, Dürrenmatt, a ben vedere, è anche uno degli scrittori che sa maneggiare con più abilità registri diversi, facendoli coesistere e talora cozzare anche all’interno della stessa opera. È il caso, ad esempio, di questo libro che, dietro i tratti di una favola contemporanea (indicativa, in questo senso, la vaghezza dell’ambientazione), va letto, in virtù delle allusioni, indeterminate quanto si vuole, ma inequivocabili alla realtà di tante società occidentali del secolo scorso, come una satira impietosa.
Di nuovo, però, si cadrebbe in un abbaglio se si pensasse che la satira di Dürrenmatt si accontentasse di restare soltanto parodia, caricatura: l’autore trasforma la realtà stessa in una messa in scena dell’assurdo (il romanzo ha il curioso ma azzeccatissimo sottotitolo Una commedia in prosa), in cui tutti recitano una parte, come se fossero consapevoli che, nello spazio artificioso in cui si muovono, tutto è soggetto a leggi proprie, insondabili e inafferrabili. Finto sembra persino il mondo nel quale agiscono Arnolph Archilochos e gli altri personaggi, tutti connotati da un qualche eccesso, tutti ridotti a maschere grottesche. La parte debole del romanzo è probabilmente la conclusione, che Dürrenmatt, un po’ furbescamente, raddoppia, aggiungendo a quella iniziale una seconda “fine per le biblioteche circolanti”: la morale, nel nome dell’amore che non temendo la verità, sarebbe capace di salvare il tutto, è forse un’altra distorsione satirica. O forse, più semplicemente, è il cortocircuito stesso della realtà a non potersi saldare perché, a dispetto delle buone intenzioni, l’ipocrisia di cui esso è intriso è, al contempo, comica e tragica e ogni ricucitura, ogni vera conclusione è ingenua e illusoria. Come impara Archilochos, piegare la realtà al nostro ordinamento morale non è mai una buona idea: è ridicolo, e quindi disastroso.
GIUDIZIO: ***

PRE-TESTI, DIVAGAZIONI
E SPUNTI MINIMI
Giornali e giornalisti si reggono (si reggevano) soprattutto sulla capacità di attrarre e colpire l’attenzione del lettore, facendo leva, possibilmente, sulla sua suggestionabilità. È la legge del sensazionalismo, che, anche in un’epoca in cui si può dire che non esistesse saturazione da notizie, ha avuto larga parte nella selezione degli argomenti e dei toni su cui puntare. Allo stesso tempo, da quando esistono i giornali (e il loro pubblico), non sono mancate le critiche al giornalismo. Non c’è bisogno di arrivare alle vette di Bel Ami, l’indiscusso capolavoro di Guy de Maupassant (1885), per trovare esempi in questo senso. All’incirca nello stesso periodo, ne troviamo traccia in Italia nella satira, più grossolana, del poeta romano Cesare Pascarella, che prende di mira non chi i giornali li scrive, ma chi li vende, scommettendo però sulla stessa morbosità del lettore:
Ma l’arte, amore mio, so’ tutte eguale
E quanno le vòi fa’ senza talento,
Tu hai voja a faticà’, ne pòi fa’ cento,
Che all’urtimo so’ tutte tale e quale.
Io che fo? Venno er fojo der giornale:
Me capo er più ber fatto che c’è drento,
Je do fiato a la voce, sentimento,
E ce ricavo sempre la morale.
Guarda jeri: che c’era? Roba andante!
Er solo morto de quer fruttarolo
Che scoperse la moje co’ l’amante.
E che antro? Gnent’antro, t’aricordi?
Eppure, vedi, co’ quer morto solo
Ci ho guadambiato venticinque sòrdi.
Più raffinata la satira che, nel 1960 e proprio dalle pagine di un giornale (il settimanale Il Mondo), viene dalla penna di Ennio Flaiano, il quale propone un campionario di luoghi comuni sul linguaggio giornalistico italiano che non ci sentiamo di considerare superato, anzi:
Nei commenti politici, la situazione è sempre oscura, la svolta sempre pericolosa, il chiarimento sempre necessario, l’accordo sempre augurabile, l’alta parola del pontefice suona sempre monito, la distensione non deve far diminuire la vigilanza e gli esempi vanno presi dalla storia più recente. La cronaca soggiace alla stessa retorica: un amore sconfinato per le metafore detta titoli come questo: “Anche le sirene di Capri nella morsa del gelo”, oppure: “In pieno sviluppo l’operazione inverno”. E tutto ciò per dire che fa freddo. Un processo che si svolge a Ginevra, e che qui viene presentato come un processo importante, nei giornali italiani diventa il Processo del Secolo, il processo che fa tremare alle fondamenta la borghesia svizzera. Non parliamo dei risultati sportivi, non si sa mai chi vince e chi perde, ma vi informano che la Sampdoria agonizza, che il Milan è sempre vivo, che la Fiorentina segna il passo, che la Spal è un miracolo, che il campionato ha bisogno di ossigeno e altre amenità del genere. Su un giornale romano, tempo fa, ho letto persino: “Scialba prova del Divino Amore”. Era stato battuto due a zero. Ho letto anche: “Il Chinotto in difficoltà”. Quali difficoltà? Forse, non riuscivano a stapparlo?

Testi citati
Cesare Pascarella – LI GIORNALISTI, in “I sonetti” (1904)
Ennio Flaiano – articolo pubblicato su “Il Mondo” del 9 febbraio 1960, poi confluito in “La solitudine del satiro” (1973)

Recensioni di Libri e Film, Racconti e Saggi... a cura di Matteo Fontana