Appunti e spunti minimi su libri letti, riletti, sfogliati
A cura di Roberto Mandile
PUNTATA 70
L’AMERICA VISTA DAGLI EUROPEI
UN CLASSICO: “America” di Franz Kafka
UN GIALLO: “Una splendida mattina d’estate” di James Hadley Chase
DALLO SCAFFALE: “Il fondo della bottiglia” di Georges Simenon
LECTIO BREVISSIMA: da “La scoperta dell’America” di Cesare Pascarella
UN CLASSICO
“D’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura” (Italo Calvino)
Franz Kafka – AMERICA (ediz. orig. 1927)
Di cosa parla: Il sedicenne praghese Karl Rossmann viene mandato in America dai suoi genitori per sottrarlo allo scandalo di esser stato sedotto una cameriera di casa più grande d’età, rimasta poi incinta. Sbarcato a New York, Karl è costretto a tornare sulla nave per recuperare il suo ombrello: qui il fuochista di bordo lo trascina con sé per sostenere le sue ragioni di fronte a un superiore che lo accusa ingiustamente. Viene però riconosciuto e portato via da uno zio senatore, il signor Jakob, a cui il ragazzo era stato affidato dai genitori. Lo zio lo accoglie nella propria casa, dove lo istruisce nella lingua inglese e non solo, ma qualche tempo dopo Karl, a seguito di un errore che commetterà, sarà abbandonato a sé stesso e dovrà procurarsi da solo i mezzi per vivere…
Commento: Il primo dei tre romanzi di Kafka, anch’esso incompiuto e pubblicato postumo come gli altri due (Il processo e Il castello) che hanno consacrato l’autore boemo tra i più grandi scrittori di ogni tempo, per quanto privo della compattezza narrativa dei testi più celebri, mostra una grande consapevolezza stilistica e una straordinaria coerenza con i temi e i motivi che percorrono tutta la sua opera. A partire dal conflitto con il padre, motore della vicenda che porta Karl in America, passando per la condizione di esclusione che caratterizza il protagonista, estraneo non solo in quanto straniero ma anche perché incapace di integrarsi in un sistema, quello capitalistico, che fa dell’ingiustizia e del sopruso la sua cifra distintiva. Ma Kafka, che pure, come notò il suo amico ed editore postumo Max Brod, sembra anticipare Chaplin, non scrive un atto di accusa della società americana votata al profitto a discapito dei singoli, ma concentra l’attenzione sui meccanismi, tutti umani e non sociali, che conducono inevitabilmente alla reificazione degli individui e alla loro espulsione dal mondo (giova sempre non dimenticare le radici ebraiche dello scrittore nonché la circostanza che il titolo pensato da Kafka per il romanzo era Il disperso).
GIUDIZIO: ****
UN GIALLO
“Il romanzo poliziesco è un gioco intellettuale; anzi uno sport addirittura” (S.S. Van Dine)
James Hadley Chase – UNA SPLENDIDA MATTINA D’ESTATE (ediz. orig. 1963)
Di cosa parla: Victor Dermott, affermato autore teatrale, si ritira a scrivere in un ranch isolato insieme alla moglie Carrie, al figlioletto e al domestico vietnamita. Ma una mattina, al risveglio, scopre che durante la notte è accaduto qualcosa di inquietante: il domestico sembra svanito nel nulla, così come il cane che avevano portato con loro, il telefono è muto e le automobili sono inutilizzabili. Ben presto dovrà fare la conoscenza con due figuri poco raccomandabili, ingaggiati da un ex galeotto, a sua volta al servizio di un gangster che, dopo anni di inattività, ha deciso di rapire una giovane ereditiera…
Commento: Storia dura, con la quale il britannico Chase torna alle atmosfere del romanzo d’esordio, il celebre e celebrato Niente orchidee per Miss Blandish del 1939 (anche in quel caso al centro della vicenda c’è il rapimento di una ricca ragazza da parte di una banda di gangster). Il romanzo segue le regole del genere: i personaggi non sono macchiette, lo stile è quello secco e diretto dell’hardboiled americano, che arriva fino a Cormac McCarthy. Il che non è poco per un autore che in America mise piede solo in tarda età.
GIUDIZIO: ***
DALLO SCAFFALE
“La Biblioteca è così enorme che ogni riduzione d’origine umana risulta infinitesima” (Jorge Luis Borges)
Georges Simenon – IL FONDO DELLA BOTTIGLIA (ediz. orig. 1949)
Di cosa parla: P.M. è un avvocato che grazie al suo lavoro si è conquistato un posto rispettabile nella piccola comunità di un paese degli Stati Uniti al confine con il Messico. La sua vita viene sconvolta, una sera, dall’improvviso riapparire del fratello, evaso da un carcere dove era rinchiuso per tentato omicidio. P.M. proverà a nascondere la verità alla moglie e agli amici, ma non sarà così semplice…
Commento: Simenon abbandonò l’Europa alla fine della Seconda guerra mondiale per sottrarsi alle accuse, infondate, di collaborazionismo. Visse per qualche anno negli Stati Uniti, tra il Texas e il Connecticut: conobbe qui colei che diventerà la sua seconda moglie. Al soggiorno nel Nuovo Continente si deve questo romanzo “duro” (si chiamano così quelli senza il commissario Maigret), che ha tutte le caratteristiche di un western, il genere che aggiorna la tragedia greca all’epica americana per eccellenza. Genere senz’altro congeniale a Simenon, a giudicare dalla secchezza dello stile, dai personaggi ottimamente definiti e dal finale cupo della storia.
GIUDIZIO: ***½
LECTIO BREVISSIMA
Cesare Pascarella – da LA SCOPERTA DELL’AMERICA(1894)
– E quelli? – Quelli? Je successe questa:
Che mentre, lì, framezzo ar villutello
Cusì arto, p’entrà ne la foresta
Rompeveno li rami cor cortello,
Veddero un fregno buffo, co’ la testa
Dipinta come fosse un giocarello,
Vestito mezzo ignudo, co’ ’na cresta
Tutta formata de penne d’ucello.
Se fermorno. Se fecero coraggio…
– A quell’omo! je fecero, chi séte?
– E, fece, chi ho da esse? Sò un servvaggio.
E voi antri quaggiù chi ve ce manna?
– Ah, je fecero, voi lo saperete
Quando vedremo er re che ve commanna.
E quello, allora, je fece er piacere
De portalli dar re, ch’era un surtano,
Vestito tutto d’oro: co’ ’n cimiere
De penne che pareva un musurmano.
E quelli allora, co’ bone maniere,
Dice: – Sa? Noi venimo da lontano,
Per cui, dice, voressimo sapere
Si lei siete o nun siete americano.
– Che dite? fece lui, de dove semo?
Semo de qui, ma come sò chiamati
’Sti posti, fece, noi nu’ lo sapemo.
– Ma vedi si in che modo procedeveno!
Te basta a dì che lì c’ereno nati
Ne l’America, e manco lo sapeveno.