L’INNOMINABILE ATTUALE – Roberto Calasso

# 204 – Roberto Calasso – L’INNOMINABILE ATTUALE (Adelphi, 2020, ediz.orig. 2017, pagg. 195)

Come dichiarato nella breve introduzione, “L’innominabile attuale” è la nona parte di quella monumentale opera di Roberto Calasso che comprende anche titoli molto famosi come “Ka”, “K.”, “La folie Baudelaire” eccetera… Libri nei quali l’Autore, da poco scomparso e celebre per essere stato co-fondatore di Adelphi assieme a Roberto Bazlen, sembra voler riflettere su argomenti di vastissima portata, dalla religione al mito, dalla storia del mondo ai guasti del presente. In questa “nona parte”, al centro della riflessione è la digitabilità: “La rete” – scrive Calasso – “ha obbligato chiunque a gravarsi di un sapere che non sa, come se ciascuno fosse avvolto da un ronzio ininterrotto e istruttivo in qualsiasi direzione. Un Google Earth esteso al tempo soffoca qualsiasi percezione dell’ignoto.”

Ogni tanto mi concedo uno strappo alla regola, che sarebbe quella di recensire, in questa sede, soltanto libri di narrativa: romanzi, novelle o raccolte di racconti. “L’innominabile attuale”, ovviamente, non rientra nella narrativa pura e, per quanto non sia nemmeno propriamente un saggio, decidere di recensirlo comporta comunque uno strappo alla regola. Lo faccio volentieri, però, perché si tratta di una lettura molto indicata in questo particolare momento storico, oltretutto in una riedizione corredata da una postilla datata 2020 che aggiunge una riflessione non banale sulla pandemia dalla quale ancora non siamo usciti.

Suddiviso in tre parti, il libro si presenta come una sorta di “saggio frammentario” che, pur nella compattezza dell’intento (riflettere sul mondo attuale come risultato di una serie di eventi, di scoperte e di rivolgimenti sociali che, presi separatamente, non sembrano neppure connessi uno all’altro), si dipana per brevi riflessioni e si muove tra mondi lontanissimi (dalla Grecia antica a Durkheim, da Marco Polo alle Torri Gemelle, da Hitler al terrorismo islamico) istituendo magici punti di contatto, un po’ come quegli artisti che riescono a far stare in equilibrio uno sull’altro decine di ciottoli, trovando i punti giusti e il corretto bilanciamento. Senza dubbio saggistico nell’intento, il libro ha però un passo (quasi) narrativo, soprattutto nella seconda parte, “La società viennese del gas”, che consiste in una sorta di storia del Nazionalsocialismo e della Seconda Guerra Mondiale raccontata per “momenti pregnanti” legati a osservatori e intellettuali, giornalisti e uomini politici dell’epoca (da Céline a Jünger, da Klaus Mann a Missie Vassiltchikov), come se Calasso volesse farci riflettere su quanto certe cose – a saperle leggere – fossero chiare fin dall’inizio. Il che, inevitabilmente, getta una luce sinistra su quanto sta accadendo nel mondo in questo preciso istante, con la guerra in Ucraina e il continuo martellamento giornalistico sul rischio del Terzo conflitto mondiale.

Quanto possiamo realmente capire di ciò che ci circonda, ai livelli più alti della politica e della diplomazia, dell’economia e del rapporto tra le Nazioni? Il web ha portato una mostruosa rapidità nella diffusione di notizie e informazioni, ma anche di falsità e idiozie (pensate a quanto spazio hanno ottenuto i terrapiattisti o i negatori dello sbarco sulla Luna!). Come ha scritto lo storico Yuval Noah Harari, citato da Calasso, “nel passato, la censura ha operato bloccando il flusso di informazione. Nel ventunesimo secolo, la censura opera sommergendo la gente con informazione irrilevante.” E conclude: “Oggi avere potere significa sapere che cosa ignorare” (pagg. 81-82). Qual è stato l’effetto di internet sull’Homo Sapiens? Lo ha trasformato in quell’Homo Saecularis teorizzato da Calasso, non più cosmopolita ma turista, non più colto ma soltanto (iper)informato?

L’uomo medio di oggi, subissato da informazioni di ogni genere, dai podcast di Barbero come dagli articoli di questo o di quel sedicente tuttologo, crede di sapere tutto e di potersi esprimere su ogni argomento con competenza, e il dramma è che è proprio quello che fa! I social network, da strumento per il mantenimento di contatti e conoscenze personali, sono diventati in fretta luogo di protesta e lamentela, di esibizione di sé e di espressione di opinioni perlopiù infondate. Un enorme palcoscenico in cui tutti vogliamo essere attori e nessuno fa da spettatore, in cui tutti recitiamo per noi stessi, e per nessun pubblico.

Il discorso di Calasso, molto raffinato e colto, salta di citazione in citazione e accosta – a tratti mirabilmente, in altri momenti con meno efficacia – gli Autori e i personaggi più diversi, e il risultato è un libro che sembra non avere un filo conduttore ma che, miracolosamente, si regge su un’innegabile inquietudine di fondo, sugli echi tra passato e presente (impressionante soprattutto la ricostruzione per testimonianze coeve della marcia di avvicinamento alla Seconda Guerra Mondiale), sulle folgoranti rivelazioni di coincidenze e sincronicità che magari un significato metafisico non ce l’hanno, ma che inducono comunque a riflettere chi legge, e non è un merito da poco. Libro costituzionalmente ambiguo come ambigua è la realtà che ci circonda, questa frammentaria e umanistica narrazione lascia intravvedere l’enciclopedica cultura che caratterizzava il suo Autore (che ho sempre apprezzato molto come saggista, meno come romanziere) e dischiude al lettore molte porte che poi toccherà a lui superare, se vorrà: il libro non si spinge oltre, non può. Indica solamente non una ma più strade, nella consapevolezza che “l’attuale è «innominabile» anche perché certe parole – le parole essenziali – hanno ormai due nature. Ed è sempre più arduo sceverarle.”            

(Recensione scritta ascoltando Carl Orff, “Carmina Burana”)

PREGI:
lettura difficile in quanto densissima di citazioni (alcune coltissime e raffinate, dai carteggi privati di scrittori e intellettuali) e di riflessioni, ma anche scorrevole perché spezzata in paragrafi e molto indicata anche a chi non può dedicarvi tantissimo tempo. Insomma, è un libro di cui si possono anche leggere due pagine e poi chiuderlo e abbandonarsi alla riflessione e, perché no?, alle libere associazioni!

DIFETTI:
a tratti pretenzioso, l’Autore sembra avere, a volte, la pretesa di accostare, alla disperata ricerca di un significato che non sempre c’è, temi ed epoche lontanissimi. Non tutto quadra, e se la ricostruzione dello scontro fra totalitarismi (Hitler-Stalin) è interessante, non lo stesso si può dire delle riflessioni sul terrorismo islamico e sulla religione nel mondo contemporaneo

CITAZIONE:
“A distanza di un secolo esatto, si è passati dal dadaismo al dataismo, da Dada a Big Data.” (pag. 79)

GIUDIZIO SINTETICO: **½

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO