TUTTO CIO’ CHE SONO – Anna Funder

# 3 – Anna Funder – TUTTO CIO’ CHE SONO (Feltrinelli, 2012, pag. 396)

copertina libro Il libero mercato dell'amoreLa vita di quattro giovani libertari all’epoca della presa del potere da parte di Hitler, rievocata – in tempi diversi – nell’incrocio delle voci narranti di due di essi: l’anziana Ruth e il disilluso Ernst Toller, scrittore antinazista in esilio. Anna Funder, già autrice dell’interessante “C’era una volta la DDR”, si misura stavolta con la parte opposta, il Nazionalsocialismo, raccontato “da dentro” e, allo stesso tempo, “da fuori”. Da dentro perché i suoi personaggi lo vivono tremendamente sulla loro pelle e l’abilità dell’Autrice è proprio quella di far sentire i protagonisti così vicini, così realistici; da fuori, perché in fondo “Tutto ciò che sono” è perlopiù la storia di quattro esuli, di quattro fuorusciti da una Germania impazzita (ai loro occhi) ma apprezzata in tutto il mondo e soprattutto sorretta da un’ideologia che, almeno nei suoi primi tempi, aveva saputo mascherare il volto terrificante sotto un aspetto persino accattivante. E così Anna Funder, con una sapiente alternanza di Io narranti, riesce a descrivere, più ancora che la crudeltà e la ferocia del regime, la terribile condizione dell’esilio.

Già, perché ci si pensa troppo poco. Perlopiù, si pensa alla vita difficile, a volte impossibile, di chi è rimasto in un Paese governato da una dittatura; ma la vita di chi è scappato, o è stato cacciato, viene immediatamente rubricata come più facile, persino comoda. E invece l’esilio può essere la più dolorosa e la più complicata delle scelte, soprattutto se è motivata da una ingombrante dose di idealismo, quell’idealismo che non ti farà mai smettere di lottare, di cercare di fare politica e di aprire gli occhi del mondo davanti a quello che a te – e solo a te, esule – sembra evidente, e che invece nessun altro sembra disposto a vedere. Le prospettive di Ruth – sopravvissuta a tutti gli effetti al terrore nazista – e di Ernst, protagonista dell’esilio forse più doloroso e intollerabile, sono diverse e a tratti addirittura antitetiche, ma si integrano inaspettatamente bene nel racconto della Funder, che cattura col suo ritmo pur non trascinante. E i personaggi di Hans (il marito di Ruth, giornalista anti-regime) e soprattutto di Dora Fabian (attivista e femminista ante litteram) si imprimono inevitabilmente nella memoria con tutta la loro carica di tragicità e di predestinazione. Personaggi, gioverà ricordare, non già inventati bensì storici, realmente esistiti, anche se persi tra le immense pagine del libro della Storia, dominati da personaggi tanto più importanti di loro, nel bene come nel male, ma non per questo meritevoli d’essere dimenticati.
Tra i meriti di Anna Funder c’è anche quello, non indifferente, di aver ridato voce e corpo a queste figure di resistenza e di idealismo che non possono, almeno un po’, non riempire il cuore di chi legge. Visto anche quello che ho scritto io, con la mia variazione sul tema Chernobyl, non sono insensibile alle rievocazioni storiche in chiave romanzesca, purché rispettose dei fatti e di quello che Robert Musil avrebbe probabilmente chiamato “lo Spirito del tempo”.
Il libro di Anna Funder riesce in questo intento, essendo sia un valido racconto romanzesco che una variazione su tema storico particolarmente convincente, per il realismo con cui descrive il regime di Berlino e la sua “longa manus” sugli esuli politicamente attivi. E poco male se il racconto, qui e là, languisce un po’, si avviticchia su sé stesso e si dilunga un pochino, per giungere poi a conclusioni abbastanza scontate e intuibili. Questo libro, come un bel panorama, può prescindere da qualche dettaglio dissonante, restando un buon esempio di come Storia e Letteratura possano fondersi e armonizzarsi con reciproco vantaggio.       

(Recensione scritta ascoltando “Suicide Road” degli Improved Sound Limited… e sorseggiando una Birra Montegioco “Open Mind”!)

PREGI:
un grande attacco (“Quando Hitler prese il potere ero nella vasca da bagno”) e una ritmica complessiva mai troppo incalzante, che lascia al lettore la possibilità e il gusto di riflettere su tutto

DIFETTI:
un dipanarsi un po’ scontato della trama, che forse lascia intravedere fin troppo presto i suoi approdi…  

GIUDIZIO SINTETICO: **½

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il “sistema Mereghetti”, che va da 0 a 4 “stelline”: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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1/2
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*1/2
NON GIUDICABILE con i sistemi “classici” di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO