IL PUNTO DI VISTA DEL MOSTRO – Giampaolo Rugarli

# 341 – Giampaolo Rugarli – IL PUNTO DI VISTA DEL MOSTRO (Mondadori, 1991, pagg. 239)

Nove racconti incentrati sulla “sconvenienza” di abitudini e individui. In “Pornoracconto”, una coppia di pensionati ultrasettantenni, uno vedovo e l’altro scapolo, che hanno lavorato assieme per una vita, cerca il brivido finale e mette nel mirino due giovani gemelle, ma il finale sarà beffardo; in “Autodifesa” un ragazzo rimasto orfano in tenerissima età e cresciuto con uno zio burbero e sgradevole scopre la “ascosa bellezza” femminile solo molto tardi, e ne è paralizzato. Il tentativo della ex-convivente dello zio di porre rimedio alla faccenda si rivelerà tragico. In “Scopertamente” una riunione di partito (socialista) in un paesino piemontese degenera quando salta fuori che tra gli iscritti si cela il terribile “esibitore”, che da settimane affligge la cittadina mostrando alle donne le sue parti intime. Riuscirà la compagna Clementina Fàvero a riconoscerlo? Ne “Il paramedico” un venticinquenne che ha lasciato gli studi di architettura vive trasportando cadaveri, e quando tenta di fare il salto e diventare paramedico… le cose non vanno come dovrebbero. In “Sadismo”, l’annosa diatriba tra un celebre editore e un vecchio intellettuale sembra ricomporsi quando l’editore offre all’attempato professore l’incarico di scrivere un saggio per una prestigiosa collana filosofica. L’argomento, però, non è dei più facili: la coprofilia nel marchese De Sade! Accetterà il lavoro l’orgoglioso professor Talpe? E siamo sicuri che sotto sotto l’editore non stia covando un estremo, tremendo sberleffo? In “Avventura del professor Gibilisco” un sociologo di fama, convinto razionalista, si ritrova col malocchio addosso e deve vedersela con una serie incredibile di sciagure. Ci sarà rimedio? In “Odore di fumo” il trentenne erede di una ricca famiglia contadina vive in un’atmosfera che ha qualcosa di strano: siamo sicuri che la dipartita di entrambe le sue mogli, una dopo l’altra, sia stata casuale? In “Metempsicosi” lo scostante professor Annarumma e la di lui allegra consorte sembrano esistere in diverse forme… Infine, ne “Il punto di vista del mostro”, racconto che dà il titolo alla raccolta, un fratello e una sorella ridotti sul lastrico, eredi di un’antica ma decaduta famiglia della Basilicata, tentano il tutto per tutto per salvare la casa avita, e devono vedersela, per giunta, con un serial killer che uccide donne anziane e le ricopre di malvarosa.

Che bella scoperta questo scrittore originario di Napoli (dove nacque nel 1932) ma vissuto perlopiù a Milano, dove collaborò a lungo con il “Corriere della Sera”. Scomparso nel 2014, Rugarli è Autore di parecchi libri che, però, oggidì non si trovano facilmente sugli scaffali delle librerie. Ed è un peccato, perché si tratta di uno scrittore di assoluto talento, che forse ha proprio nel racconto la sua forma espressiva prediletta. Ovviamente, dovrò leggere altro per poterlo confermare, ma l’impressione che si ricava da questa raccolta di nove racconti è che la misura dei testi sia perfetta, splendidamente padroneggiata, e che lo stile sia curato fin nell’ultima virgola, con scelte lessicali mai scontate e un tono di fondo tra l’ironico e il macabro che potrebbe dispiacere solo agli ossessionati odierni del politicamente corretto (e li compiango, credetemi: che diavolo potrà mai leggere di bello una persona ossessionata dallo spettro della “mancanza di rispetto” nei confronti di chicchessia?).

Peraltro, Rugarli sceglie per questa raccolta di racconti un tema complessivo per nulla facile: la perversione, che compare in tutti i testi sotto forme a volte tutto sommato abbastanza innocue (l’esibizionismo, la paralisi dinanzi al “mistero del femminile”) e altre volte decisamente inquietanti (la necrofilia, l’attrazione per la violenza e l’assassinio). L’esito dei racconti, però, non è mai scontato e, in alcuni casi, è decisamente sconvolgente (per esempio in “Autodifesa”, con un finale allucinante e inatteso, o in “Odore di fumo”), segno che l’Autore è molto bravo a giocare con le aspettative dei suoi lettori, venendo loro incontro quando occorre ma anche disattendendole con una certa sapienza.

I testi più riusciti, anzi, sono proprio quelli che sotto un tono abbastanza leggero nascondono tensioni e, soprattutto, pulsioni indicibili e spaventose; Rugarli, un po’ alla Gadda, padroneggia benissimo la lingua e le sue sfumature, impreziosisce i racconti con scelte lessicali spesso gustosissime e con costrutti di straordinario nitore, scrive per farsi capire a fondo, non per intorbidare le acque con testi opachi e vuotamente scandalosi, come troppo spesso accade al giorno d’oggi.

Non gli occorre, infatti, alcuna reale volgarità: i pochissimi tocchi vernacolari arrivano sempre a proposito, sapientemente dosati per creare effetti volta a volta comici, stranianti o spiazzanti, mentre la scrittura, nel suo complesso, è placida e avvolgente, studiatissima e gradevole. E infatti, i racconti riescono a far “passare” tematiche molto ardue (la coprofilia, l’incesto, il delitto) con estrema facilità, facendo percepire al lettore la “vicinanza” a simili tematiche che caratterizza, nel profondo, l’essere umano, ponendosi dunque come cartine di tornasole delle più sotterranee pulsioni della società e, in particolare, di una società provinciale e nebbiosa, da piccolo paese del Nord Italia (diversi racconti sono ambientati nella pianura piemontese) ma anche da realtà marginale del Sud (è il caso del testo che dà il titolo alla raccolta, ambientato in un piccolo borgo della Basilicata).

Se il racconto migliore è forse l’ironico e divertito “Scopertamente”, sono più che validi anche tutti gli altri testi, con menzione particolare per i calibratissimi “Sadismo”, “Autodifesa” e “Pornoracconto”. Leggermente meno riusciti i due testi più lunghi della raccolta, “Metempsicosi” (che formalmente è perfetto ma appare, rispetto ad altri, un simpatico esercizio di stile) e “Il punto di vista del mostro”, pillola gialla sapientemente costruita e sardonica, ma forse meno efficace nello spiazzare il lettore. Tutti comunque da gustare e scoprire, i racconti di Giampaolo Rugarli sono accomunati da una capacità narrativa non indifferente e, vivaddio, vengono da un tempo (gli anni Ottanta e Novanta) in cui certe assurde preoccupazioni di “decoro” e di rispetto a tutti i costi non c’erano – e si vede! 

(Recensione scritta ascoltando Davide Van de Sfroos, “El mustru”)

PREGI:
stilisticamente perfetta, tematicamente compatta e contenutisticamente coraggiosa, è una raccolta di racconti che riesce, nell’ordine, a stupire, divertire e spiazzare il lettore. Non è cosa da poco!

DIFETTI:
pur essendo più o meno tutti di pari valore stilistico, e pregevoli sotto l’aspetto del ritmo e della capacità narrativa, un paio di testi – gli ultimi – appaiono leggermente più “bloccati” su uno stile un po’ vecchio, e in un altro paio di casi il grottesco fa irruzione in maniera fin troppo scoperta (“Avventura del professor Gibilisco” e “Il paramedico”). Ma sono peccati, tutto sommato, veniali

CITAZIONE:
“Mi piacerebbe, come suppone Platone, ritrovarci tutti quanti, familiari, parenti, amici, vicini di casa, conoscenti e ignoti, proprio tutti quanti, ritrovarci nel giardino di vico Pontecorvo numero 18, quanto dire in riva alla palude Acherusia, in sembianze di gatti o di caprifichi o di bacilli o di quello che volete, purché baciati dall’impossibile purezza. Per salire in cielo e, dimettendo la provvisorietà dell’esistere, finalmente incominciare a essere.” (pag. 198 – dal racconto “Metempsicosi”)

GIUDIZIO SINTETICO: ***

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO