CUORE DI TENEBRA – Joseph Conrad

# 375 – Joseph Conrad – CUORE DI TENEBRA (Feltrinelli, 2019, ediz. orig. 1899, pagg. 121)

Il marinaio e avventuriero Charles Marlow racconta ad alcuni amici, riunitisi a bordo della sua imbarcazione ormeggiata sul Tamigi, a Londra, la storia oscura e ossessiva del viaggio che, tempo prima, aveva intrapreso fin nel cuore dell’Africa, risalendo il fiume Congo per incontrare l’agente di commercio Kurtz, personaggio impressionante, che ha perso ogni contatto col mondo cosiddetto “civile” e vive nella giungla adorato come un Dio dagli indigeni. Proprio l’incontro con Kurtz ha segnato nel profondo il giudizio di Marlow sul mondo e sugli uomini, e quel viaggio lungo il pericoloso e ammaliante fiume Congo è ormai uno spartiacque nella vita dell’avventuriero (palese alter ego dell’Autore stesso) che, deposto il modo manicheo di guardare il Bene e il Male, si è reso conto di quanto i due concetti siano impastati, indistinguibili, tanto nel mondo “civile” rappresentato da Londra quanto nell’ambiente primigenio e incontaminato degli indigeni africani, “creazione fallita” (per dirlo con le parole che userebbe Werner Herzog) all’interno della quale Kurtz cerca disperatamente un senso ricorrendo alla violenza e alla sopraffazione, nonché alla superstizione e alla follia.        

Non è per niente facile, oggi recensire un libro come “Cuore di tenebra”, diventato (giustamente) un “testo sacro” sia per via della sua innegabile carica di inquietudine senza tempo (in fondo, Conrad racconta la fascinazione per l’ignoto e per il mistero, ed è un chiaro anticipatore dell’Inner Space ballardiano) sia grazie al clamoroso film che Francis Coppola trasse dal romanzo nel 1979, “Apocalypse Now”, in cui al posto del datato Marlow troviamo il capitano Willard dei Marines mentre al posto del Kurtz commerciante d’avorio abbiamo l’impressionante colonnello disertore e impazzito interpretato da Marlon Brando, con l’ambientazione spostata dall’Africa nera al Vietnam degli anni della guerra.

Orbene, togliamoci subito il pensiero: a me, personalmente, “Cuore di tenebra” non è mai piaciuto in modo particolare, in nessuna delle (diverse) riletture cui l’ho sottoposto. Si tratta di un libro che, nei miei confronti, non ha mai “sfondato”, che non ha mai superato la sottile ma palpabile barriera di diffidenza che si instaura sempre tra lettore e Autore. Indubbiamente ben scritto, altrettanto indubbiamente importante nel panorama letterario mondiale, capace di creare scene di grande effetto e tematicamente molto compatto, è però un libro che, a mio avviso, si apprezza senza innamorarsene, si giudica positivamente senza realmente afferrarne le intenzioni e i sottotesti, divorati da una critica universalmente positiva e dalle “prescrizioni di lettura” cui ogni testo famoso finisce sottoposto. “Cuore di tenebra” non si legge, si “deve” leggere! Non averlo letto rappresenta una lacuna, a scuola solitamente lo si assegna come compito o come lettura estiva, di Conrad si finisce per conoscere poco altro, pur essendo stato egli un Autore piuttosto prolifico.

Perché questa sovraesposizione? Perché questa mitizzazione? Da una parte, senza dubbio i meriti vanno al personaggio straordinario di Kurtz, magnetico e respingente al tempo stesso, polo attrattivo che tira a sé l’ammaliato Marlow e pomo della discordia le cui idee non sono condivisibili né accettabili. Dove si è spinto Kurtz? In quale territorio dell’anima se non, appunto, in un cuore di tenebra che è sia fuori che dentro di lui? E siamo sicuri, si chiede l’Autore attraverso il suo protagonista, che quella tenebra alberghi solo nel cuore di Kurtz, lungo il serpeggiante e diabolico fiume Congo, e non anche nell’Occidente civilizzato di cui Kurtz, in fondo, non è che il prodotto?

Modernissimo nell’impianto concettuale, “Cuore di tenebra “è allo stesso tempo un libro profondamente anticipatore e terribilmente datato, un testo capace di intavolare una problematica che solo decenni dopo si sarebbe imposta realmente all’attenzione del pubblico occidentale ma anche un testo lento e indeciso, a tratti furbo, a tratti ingenuo, privo di quel nerbo (soprattutto stilistico) che avrebbe potuto farne un capolavoro senza tempo. E, beninteso, per alcuni lo è, e io non mi sogno neanche di provare a persuadere del contrario i fan sfegatati di un romanzo che gode di giusta fama ma che, onestamente, non mi sento di incensare perché, nel mio caso, la lettura non è mai stata particolarmente piacevole e sconvolgente, e l’arco narrativo stesso (complice il film di Coppola) non mi è mai parso così allucinante e originale come sembra a molti.

La mia generazione è indubbiamente cresciuta più nel mito di “Apocalypse Now” che non in quello del suo archetipo letterario, e se da un punto di vista critico e razionale non posso che consigliare a tutti la lettura – perché “Cuore di tenebra” è un libro che bisogna aver letto almeno una volta nella vita – dall’altra parte, quando lascio parlare il cuore, appunto, e il sentimento, da questo libro finisco sempre per prendere le distanze, preferendogliene, per stile e trama, molti altri, altrettanto importanti, a mio giudizio, ma assai più efficaci e sconvolgenti, assai più incisivi e capaci, anche a distanza di tempo, di sedimentarsi nella memoria di lettori e lettrici, come esperienze che non se ne andranno mai più, da “Viaggio al termine della notte” di Céline a “La nausea” di Sartre, da “Lo straniero” di Camus al “Bartleby” di Melville, per non scomodare mostri sacri come il Dumas del “Conte di Montecristo” o il Dostoevskij delle “Memorie del sottosuolo”.

(Recensione scritta ascoltando Max Richter, “Non-Eternal”)

PREGI:
la qualità della scrittura è al di sopra di ogni dubbio. Conrad – all’anagrafe Teodor Józef Konrad Korzeniowski – era un ottimo scrittore, dallo stile asciutto e dalle idee chiare, e la narrazione ha un perfetto senso della misura e disegna un arco narrativo tra i più compatti della storia della letteratura

DIFETTI:
le principali delusioni sono dovute al tempo che è passato. Letto oggi, “Cuore di tenebra” è decisamente lento e poco efficace sul piano squisitamente emotivo, coi suoi personaggi raggelati in un modo di raccontare vittoriano e a tratti un po’ retorico. La rivisitazione coppoliana di “Apocalypse Now” è decisamente più moderna e d’impatto, il libro resta, comunque, un testo importante e da scoprire   

CITAZIONE:
“Come se fosse stato strappato un velo, scorgevo su quel viso d’avorio l’espressione di un orgoglio tenebroso, di un potere spietato, di un terrore vile – di un’intensa e avvilita disperazione. Stava rivivendo la propria vita in ogni suo particolare, di desiderio, di tentazione e di resa, in quel momento supremo di conoscenza totale? Gridò in un sussurro a qualche immagine, a qualche visione – gridò due volte, un grido che non era più di un respiro: «L’orrore! L’orrore!»” (pag. 101)

GIUDIZIO SINTETICO: **½

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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1/2
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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO