# 88 – Sandrone Dazieri – È STATO UN ATTIMO (Mondadori, 2006, pag. 311)
Santo ha un unico problema, nella vita (a parte il fatto di essere accusato di omicidio): non ricorda nulla degli ultimi quattordici anni! Certo, è ricco, ben inserito, dirige un’agenzia pubblicitaria nella Milano dei primi anni 2000, ha una ragazza affascinante e una vita di successo. Peccato che di questa vita non ricordi nulla, e per lui l’ascesa sociale e il successo – da quel piccolo spacciatore che era negli anni ’90 – sono solo dati di fatto, qualcosa di inspiegabile che si ritrova improvvisamente addosso, svegliandosi un mattino nel suo lussuoso appartamento. Riuscirà a ricostruire l’accaduto e a riappropriarsi così della propria storia?
Quanto è cambiata la vita nel passaggio dagli anni ’90 al XXI secolo? Di quante cose non ci siamo accorti, perché nella vita, nel suo flusso, eravamo (e siamo) immersi, al punto da non riuscire a distinguere i contorni delle cose, il trascolorare delle mode – d’abbigliamento, musicali, cinematografiche, letterarie, tecnologiche?
Da queste domande sembra prendere le mosse questo originale noir firmato Sandrone Dazieri, Autore italiano – a mio avviso – tra i migliori, in particolare perché la sua scrittura ha pochi grilli per la testa: Dazieri scrive come sa, scrive con una sana passione per il racconto in quanto tale, per il dipanarsi della trama, e riesce – più in questo libro che in altri – a dire anche qualcosa di non banale sul passare del tempo e sulla trasformazione di Milano (e del mondo) tra gli anni ’90 e il nuovo secolo. Pensateci: quante cose sono definitivamente tramontate? Quante altre si sono imposte al punto di essere diventate parte integrante, irrinunciabile della nostra vita? Il caso dei telefoni cellulari è solo il più eclatante; c’è molto altro, ed “È stato un attimo” riesce a essere un’arguta panoramica su un mondo che – ci piaccia o no – non c’è più, è tramontato, appunto, in un attimo, quasi senza che ce ne accorgessimo.
Perché la tecnologia viaggia sempre più veloce, ogni anno nuovi computer e nuovi telefoni sostituiscono i “vecchi”, ogni anno è possibile qualcosa che l’anno prima non lo era, ogni anno – sotto i nostri occhi – attività commerciali si trasformano, nuovi mestieri nascono, nuovi modi di dire e di vestire si impongono. Il problema è che non ce ne avvediamo, impegnati come siamo a svolgere il mestiere più difficile che ci sia (almeno per chi deve guadagnarsi la pagnotta): vivere!
Dazieri, allora, ha avuto un’idea al contempo semplice e bella, o forse bella proprio perché semplice: fermi tutti!, ha detto. Rewind! Proviamo a pensare, a riflettere, a rievocare, in uno sforzo di ricordo consapevole anti-proustiano come pochi, ma assai divertente negli effetti narrativi. Da dove veniamo? Perché si sono imposti certi usi e certi costumi? Come facevamo, prima, a fare certe cose? Come la organizzavamo una serata quando nessuno – e dico nessuno – aveva il cellulare, con whatsapp e messenger e telegram e via almanaccando? E davvero ascoltavamo quella musica? E indossavamo quei giubbotti? E ci pareva normale? E sul serio siamo stati governati per decenni dalla Diccì? E che fine hanno fatto i politici dell’epoca pre-Mani Pulite?
Insomma, senza indulgere troppo in melanconia e sentimentalismo, ma anzi con uno spigliato tocco quasi “hard boiled”, Dazieri ci trasporta in un mondo passato e lo raffronta, quasi in ogni pagina, a quello presente, divertendosi a far sentire tutto il “gap” tra uno e l’altro, tanto che alla fine la cosa meno interessante del libro è proprio la trama gialla, necessaria come pretesto ma fondamentalmente assai meno interessante delle tante (perlopiù comiche) disavventure del protagonista alle prese con una tecnologia di cui non sa nulla, e con abitudini, usanze e atteggiamenti che deve reimparare da capo. È, insomma, il Tempo il grande protagonista di questo gustoso libretto, che ha il pregio fondamentale di non prendersi mai troppo sul serio, e la colpa di non osare qualcosina in più, di restare – tutto sommato – un discreto noir di ambientazione milanese, senza riuscire a diventare un libro epocale. Ma questo è assieme il pregio e il limite di Dazieri, buono e onesto scrittore che non assurgerà mai, probabilmente, al rango di “grande scrittore”, ma che resta un valido narratore: e, credetemi, non è poco.
(Recensione scritta ascoltando Jon Bon Jovi, “Bed of Roses”)
PREGI:
spinto da una buona l’idea di partenza e scritto senza troppi fronzoli, è un libro che si legge velocemente e con un certo gusto. Impossibile, poi, che non sprema qualche lacrimuccia a chi (come il sottoscritto) negli anni ’90 ha vissuto l’adolescenza e la prima giovinezza…
DIFETTI:
la trama gialla, complice il fatto che si “sdoppia” tra quello che è accaduto negli anni ’90 e quello che è accaduto dopo, è un po’ farraginosa, e decisamente non è la cosa più interessante del libro, pur essendo necessaria per dare un “fil rouge” alla narrazione
CITAZIONE:
“Il presidente del Consiglio era Berlusconi. Partito: Forza Italia. Ricordavo di avere visto il nome in giro, su dei cartelli enormi con il tricolore, ma pensavo facessero il tifo per la nazionale di calcio. Pizzicai il naso di Monica, stesa di traverso su una poltroncina.
«Berlusconi è ‘quel’ Silvio Berlusconi?»
«E mi svegli per questo? Sì, è lui.» Sbadigliò. «Ai tuoi tempi era solo quello di Canale 5.»
«Il Biscione.»
«Proprio lui. Io e te lo votiamo. Anche papà.»
«È di sinistra?»
«Per carità.»
«Figurarsi.»”
(pag. 98)
GIUDIZIO SINTETICO: **½
LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…