WOLFGANG SCHONGESTORBEN È STATO UCCISO? – Carlo Steiger

# 181 – Carlo Steiger – WOLFGANG SCHONGESTORBEN È STATO UCCISO? (Autopubblicato, 2000, pagg. 159)

PREMESSA: Questa recensione è stata scritta con la (inevitabile quanto incolpevole) collaborazione di Roberto Mandile, i cui bellissimi contributi troverete in corsivo

C’è un elefante che si aggira per le strade di Berna. Si chiama Le Corbusier, parla in versi e ama bagnarsi nelle fontane. Ma, soprattutto, c’è Lidia Mocassini, pubblico ministero di Milano, donna in carriera insoddisfatta del ménage familiare, giunta nella capitale elvetica per un’indagine internazionale.
Tra un intermezzo e l’altro (metà Inter e metà Milan), la P.M. illustra, ma non troppo, la rogatoria, mentre la corruzione e le truffa si delineano, a fatica. Un pranzo in viale Pasubio e altri fatti fanno da cornice a un’inquietante domanda: Marco Menagramo è proprio stato fatto fesso? Sarà […] l’arresto di Quirino Scarpapiede a dare nuovo slancio all’inchiesta, anche se, prima di trovare l’assassino, ci sarà spazio anche per un inseguimento. […]
Ma, in tutto questo, Wolfgang Schongestorben è stato ucciso?   

Non avrei potuto fare meglio di Roberto nel sintetizzare una trama irriferibile perché inesistente! Solo la sua penna sapiente ha saputo, perlomeno, cogliere un barlume di connessioni e di rimandi in questo illeggibile guazzabuglio, frutto delle fatiche di un avvocato svizzero, scrittore per diletto (solo suo, però, non certo dei lettori!). Che cos’è “Wolfgang Schongestorben è stato ucciso?” Un giallo? Un libro satirico che si diverte a danzare tra reminiscenze di Mani Pulite (eh sì, c’è anche l’inevitabile alter ego di Berlusconi, velatamente chiamato Albar-Rusconi!) e fantomatiche rogatorie con la Svizzera? Un’opera surreale, con tanto di elefanti che filosofeggiano e nomi “parlanti” degni della tradizione della fiaba classica (Marco Menagramo, Quirino Scarpapiede, Luisa Utopia e compagnia cantante)? Oggetto misterioso quant’altri mai, “Wolfgang Schongestorben è stato ucciso?” sarebbe anche accettabile come miscuglio di generi e di stili… se solo fosse scritto con un minimo di criterio! Invece, purtroppo, il dott. Steiger dimostra fin dal prologo di essere a suo agio con la penna come io potrei esserlo con un martello pneumatico!

A metà tra il giallo e il fantasy – scrive Roberto – con una spruzzata di rosa, Steiger firma un romanzo che segna una nuova via nel genere dell’illeggibile: labirintico, confuso, pervaso da un criptico e spesso indecifrabile umorismo, è, al contempo, un garbuglio, un “pasticcio” di ascendenze gaddiane e una parabola sulla casualità che ci ricorda da lontano le opere dei connazionali Dürrenmatt e Walser.           

Insomma, l’unico argomento che si può invocare a parziale difesa di questo terrificante libro è il fatto che sia stato palesemente auto-pubblicato, insomma, stampato e distribuito in proprio dall’Autore, senza la pretesa di uscire sotto le insegne di un editore serio. Un gioco tra amici? Una bagattella per farsi due risate? Può darsi, ma purtroppo (o per fortuna, dopotutto, visto che lo uso spesso nelle mie lezioni di scrittura per mostrare come NON si scrive!) è giunto per vie fortuite nelle mie mani, e ho creduto alfine, dopo lunga esitazione, di recensirlo. Non me ne voglia l’Autore Carlo Steiger: il suo mestiere non è la narrativa come il mio (e di Roberto Mandile) non è l’avvocatura. Si rassegni, come ci rassegniamo noi a non poter emettere le faraoniche parcelle dei principi del Foro, accontentandoci del divertimento che ci regalano le elucubrazioni letterarie! E su Wolfgang Schongestorben (sia stato egli ucciso o meno) cada il fatidico velo pietoso. L’udienza è tolta! 

(Recensione scritta ascoltando Rino Gaetano, “E Berta filava”)

PREGI:
l’unico pregio possibile è che la scrittura è talmente scadente da lasciare, a tratti, piacevolmente confusi e sbalorditi. Leggendo, ci si guarda attorno cercando le telecamere di una qualche candid camera…

DIFETTI:
c’è solo l’imbarazzo della scelta. Una trama del tutto assurda e incomprensibile, uno stile involuto che cerca costantemente l’arguzia e l’umorismo con effetti lassativi, una sequela di personaggi di cartapesta, battute che non fanno ridere nessuno e un’insopportabile vena di supponenza squisitamente svizzera a condire il tutto   

CITAZIONE:
“Carlo Dupont-Von der Brücke sta per dire alla collega di non esagerare quando l’audio, inopinatamente, mette in onda Le Corbusier che […] esclama: «Questo giudice italiano che parla in inglese, se non è un signum diaboli, è perlomeno un pezzo di bravura, una nostalgia dei tempi andati, quando, in Italia, anche a livello accademico, si era dell’idea che in Svizzera di parlasse lo svizzero per cui […] s’usava, nei contatti transfrontalieri, la lingua inglese. Non abbia timore, signora Mocassini. Carlo Dupont-Von der Brücke parla perfettamente il suo idioma. […] E non vada in giro a dire che le passioni, i delitti, le responsabilità degli uomini, lei […] li fissa in modo indelebile e per sempre nella storia della giustizia italiana, tanto più che lei, per venire qui da Milano, è passata per la Val Vigezzo, Domodossola e Briga, dove ha preso il treno del Lötschberg. Vergogna!» (pag. 18)

GIUDIZIO SINTETICO: °

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO