# 294 – Fred Vargas – CHI È MORTO ALZI LA MANO (Einaudi, 2006, ediz. orig. 1995, pagg. 249)
Marc Vandoosler, Mathias Delamarre e Lucien Devernois sono tre storici poco più che trentenni, squattrinati e senza lavoro. Il medievista Marc, scoperta nel cuore di Parigi una stamberga a più piani che necessita di ristrutturazioni, ottiene dal proprietario un vantaggiosissimo contratto d’affitto, per dividere il quale persuade i suoi colleghi – lo studioso di preistoria Mathias e l’esperto di Prima Guerra Mondiale Lucien – a unirsi a lui. Ciascuno avrà un piano dell’edificio, e in soffitta Marc ospiterà il suo padrino, lo zio Armand, ex poliziotto cacciato per corruzione, cui in qualche modo Marc è molto legato. Stretta tra la casa con giardino della cantante d’opera di origine greca Sophia Siméonidis e il ristorante della bella e procace Juliette Gosselin, l’abitazione dei tre storici e dell’ex commissario diventa il fulcro di un giallo quando, nel giardino di Sophia, spunta improvvisamente un pioppo.
Chi l’ha piantato e perché? Incaricati dalla padrona di casa di indagare in maniera informale, i tre storici si danno da fare, senza però cavare un ragno dal buco. Quando Sophia scompare senza lasciare tracce e si presenta, a cercarla, la conturbante nipote Alexandra con figlio al seguito, la trama si infittisce, e l’indagine inizia a farsi pericolosa, anche per l’ingombrante presenza del tignoso commissario bretone Leguennec.
Primo capitolo della cosiddetta “Trilogia dei Tre Evangelisti”, tre gialli con protagonisti gli storici squattrinati che lo zio di Marc, Armand Vandoosler, ha ribattezzato “San Matteo”, “San Marco” e “San Luca”, “Chi è morto alzi la mano” risale al 1995 ed è tra i primi libri della professoressa Frédérique Audouin-Rouzeau, in arte Fred Vargas.
A sua volta storica di professione, l’Autrice propone una via molto personale al genere giallo, rinunciando, in questo libro in particolare e nella trilogia in generale, tanto a un protagonista unitario quanto alla figura del detective classico, che si scinde e si frammenta nelle diverse (e divertenti) personalità dei tre squattrinati Evangelisti, tenuti assieme e, in qualche modo, guidati dal carismatico Armand Vandoosler, commissario espulso dalla polizia perché ha volutamente lasciato scappare un assassino, uomo che conosce la vita e gli uomini, settantenne ancora affascinante e non insensibile, a sua volta, al fascino femminile. E così, abbiamo già svelato la principale caratteristica di “Chi è morto alzi la mano”: è un giallo in cui più che alla trama ci si appassiona ai personaggi, un giallo venato di commedia ma capace anche di sequenze sottilmente inquietanti. Incentrato sull’apparentemente innocuo mistero di un albero spuntato dal nulla, il libro sembra girare a vuoto, ma tiene avvinto il lettore con l’efficacia dei personaggi (non solo i tre Evangelisti ma anche le figure di contorno, dalla ristoratrice Juliette Gosselin all’attraente ma per nulla simpatica Alexandra, detta Lex, dal commissario Leguennec allo scostante Pierre Relivaux, marito della cantante d’opera Sophia).
Fred Vargas sfrutta al meglio la propria conoscenza diretta del mondo accademico e costruisce un terzetto di protagonisti che funziona molto bene: dal solare Mathias, che non a caso studia la preistoria e ama girare nudo per casa, all’istrionico Lucien, ossessionato dalla guerra del ’14-’18, passando per il medievista Marc, abiti scuri e dita ornate da imponenti anelli d’argento, sorta di rockstar della storiografia che ama e rispetta, ricambiato, lo zio Armand, pur litigandoci continuamente.
Il vecchio sbirro e il più giovane commissario bretone Leguennec sono forse le uniche concessioni che Fred Vargas fa al genere poliziesco classico, calandole però in una scrittura che non tenta mai di scimmiottare i thriller americani e non ammicca neppure all’intellettualismo dei gialli “impegnati”, o dei “gialli non solo gialli” come quelli di un Leonardo Sciascia, per intenderci. Per quanto la trama non sia, oggettivamente, memorabile, e la soluzione appaia, alla fine, più arzigogolata che convincente, il libro nel complesso regge bene, sospinto da una “squadra” di protagonisti che si passano la palla magistralmente e che sviluppano il gioco su tutto il campo, e non solo sulla ristretta fascia che occuperebbe il giallo classico.
Caratteri, difetti, ossessioni, un pizzico di sano accademismo, uno “spirito nerd” che vivacizza tutto, qualche tocco di commedia e un paio di momenti thrilling non malvagi: mescolate tutto, aggiungeteci un pioppo spuntato dal nulla (piccolo mistero quasi lynchiano) e un vecchio poliziotto dal passato torbido e avrete “Chi è morto alzi la mano”, curioso ibrido tra giallo e noir dal gusto molto francese e dalla scrittura forse un po’ rigida ma per niente scontata, un libro che, pur non rappresentando nulla di epocale, fa venire decisamente voglia di scoprire il resto della trilogia cui appartiene.

(Recensione scritta ascoltando Hania Rani, “Home”)
PREGI:
sotto la media come giallo classico, per via di una trama che, quanto a tensione, sembra non decollare mai, ma sopra la media quanto a romanzo tout court, con personaggi e caratteri ben più interessanti di quelli, spesso tagliati con l’accetta, di tanti gialli americani e scandinavi. Geniale l’idea degli storici-detective che si spartiscono i piani della casa a seconda degli interessi: preistoria al primo piano, Medioevo in mezzo e storia contemporanea in alto!
DIFETTI:
risolto un po’ affrettatamente solo nelle ultime pagine con l’unica vera scena di tensione e di suspense di tutto il libro, è un romanzo atipico, che può piacere ma anche far storcere il naso. Dipende dalle aspettative di chi legge: se volete un thriller ad alta tensione che vi impedisca di spegnere la luce, non è il libro per voi
CITAZIONE:
“Se vi tolgono le vostre indagini storiche, siete persi. E dire che per tre studiosi del Tempo come voi, capaci di andare a ripescare un passato inafferrabile, braccare il presente non dovrebbe essere un problema. A meno che il presente vi disgusti…” (pag. 59)
GIUDIZIO SINTETICO: **½
LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…