IL SENSO DI SMILLA PER LA NEVE – Peter Høeg

# 56 – Peter Høeg – IL SENSO DI SMILLA PER LA NEVE (Mondadori, 1994, pag. 446)

Figlia di un affermato medico danese e di una groenlandese, Smilla Jaspersen vive a Copenaghen quasi da esiliata. In lei alberga una sorta di primigenio spirito groenlandese che la porta, in virtù di un’infanzia trascorsa tra igloo e pesca nel mare ghiacciato, a conoscere ogni tipo di neve e di freddo, centinaia, migliaia di sfumature dell’inverno artico. Coinvolta, suo malgrado, nella misteriosa morte di un bambino con il quale aveva istituito un profondo legame, Smilla si mette a indagare per conto suo e scopre ciò che le autorità danesi avrebbero voluto insabbiare…

Il più celebre libro di Peter Høeg è un giallo in tutti i sensi raggelante e raggelato. Ambientato in una Danimarca fredda e scostante e, successivamente, su una nave diretta al circolo polare artico, per chiudersi sul pancake ice groenlandese, “Il senso di Smilla per la neve” è un’indagine alla riscoperta di origini lontane, di un immenso territorio misterioso attorno al quale si scatena la cupidigia tipica degli uomini.

Sì, perché c’è sempre un feroce nucleo economico nell’agire criminale. Il principale merito di Høeg è quello di mantenere il libro sospeso tra l’afflato sinceramente ambientalista e primitivista e l’attenzione alle meccaniche contemporanee: una parte non soverchia l’altra, e il racconto – dopo una partenza un po’ lenta e ondivaga, ma indubbiamente inquietante – prende ritmo e si fa incalzante, trasformandosi in avventura vera e propria, coi terribili ghiacci groenlandesi a fare la parte della minaccia incombente sui destini dei personaggi, calamitati da questa terra al limite del comprensibile da diverse ragioni: economiche, sentimentali, idealistiche. Raccontato in prima persona al presente dalla stessa protagonista, il libro ha il suo punto di forza proprio nella figura di Smilla Jaspersen, ragazza dura e indecifrabile, che anticipa di parecchi anni la meno interessante (ma persino più fortunata) Lisbeth Salander di Stieg Larsson. Smilla è una personificazione del freddo e del ghiaccio, non ha quasi nessuno degli elementi che, tradizionalmente, renderebbero “attraente” una donna. Non è particolarmente comunicativa, non brilla per simpatia e spirito, ha un passato rimosso con il quale non ha mai realmente fatto i conti e vive un rapporto contrastato col padre e con gli uomini in generale.

Eppure, è proprio lei il motore della storia, coi suoi difetti e le sue storture, con la sua glaciale durezza e la sua inestinguibile voglia di giustizia. L’indagine diventa un pretesto per raccontare un viaggio a ritroso nel tempo e nella memoria (anche collettiva) di tanti danesi di Groenlandia, ma Høeg non commette l’errore di dimenticarsela per strada, anzi, la porta avanti sino a un finale che non manca di soddisfare il palato dei lettori appassionati di gialli, senza rinunciare a una certa carica evocativa, legata ai luoghi (e ai caratteri…) estremi della terra groenlandese.  La scelta del presente indicativo è sintomatica della volontà di accompagnare la protagonista passo passo nel suo percorso, in una ricerca della verità che è anche – e soprattutto – ricerca, e accettazione, delle radici.

Il lettore “diventa” Smilla, è costretto a vedere le cose attraverso i suoi occhi, a calarsi in una realtà sempre più ghiacciata, sempre più bianca e indistinta, sempre più fredda e limpida. A fronte della pletora di “gialli nordici” dai quali siamo invasi oggidì, dalla Svezia, dalla Norvegia, persino dalla Finlandia, “Il senso di Smilla per la neve” può rivendicare se non altro un certo diritto alla primogenitura, e una trama nella quale non si abusa di colpi di scena e scoperte mozzafiato. Non un capolavoro in senso stretto, ma indubbiamente un libro di gradevole lettura: con un buon plaid sulle gambe, però, e il calorifero acceso accanto alla poltrona!               

(Recensione scritta ascoltando i Joy Division, “New Dawn Fades”)

PREGI:
Una scrittura sintatticamente semplice che cela una insospettata profondità concettuale. Il libro si legge con piacere per il ritmo piuttosto incalzante e per l’indubbia originalità di alcuni personaggi, a partire dalla protagonista     

DIFETTI:
Le durezze e le asperità della protagonista si riflettono talvolta nello stile, dal quale ci si aspetta qualche afflato di partecipazione che puntualmente non arriva

CITAZIONE:
“C’è un freddo straordinario. 18 gradi Celsius sotto zero, e nevica, e nella lingua che non è più mia la neve è qanik, grossi cristalli quasi senza peso che cadono in grande quantità e coprono la terra con uno strato di bianco gelo polverizzato.” (pag. 9)

GIUDIZIO SINTETICO: **½

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il “sistema Mereghetti”, che va da 0 a 4 “stelline”: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi “classici” di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO