KING KONG GIRL – Virginie Despentes

# 250 – Virginie Despentes – KING KONG GIRL (Einaudi, 2007, pagg. 121)

L’Autrice (classe 1969), con piglio autobiografico, rievoca episodi della sua giovinezza avventurosa, quando andava ai concerti facendo l’autostop e si vestiva “unisex”, in stile punk arrabbiato, e soprattutto riflette sull’esperienza decisiva della sua vita: lo stupro subito nel 1986, quando aveva diciassette anni e, assieme a un’amica, rientrava in Francia da Londra, dove si era recata – al solito – in cerca di avventura e di esperienze. Infine, dopo aver raccontato delle sue esperienze da prostituta realizzate grazie al Minitel, l’antenato francese di Internet, e dopo una forse impropria ma indubbiamente interessante disamina della versione cinematografica di “King Kong” firmata da Peter Jackson nel 2005, fa il punto sul femminismo e sulle conquiste delle donne, ma anche sui limiti di questa particolare “rivoluzione”, come la chiama lei, e sulla necessità di andare avanti, uomini e donne, nonostante tutto, alla perenne ricerca di un equilibrio forse impossibile, o di una forma di società talmente nuova da non poter essere neppure pensata.

Premessa, doverosa: l’argomento di questo libro è complesso e sfaccettato, e meriterebbe ben altra trattazione, con considerazioni più ampie, non certo solo letterarie. Cercherò di dilungarmi il più possibile e di spiegare al meglio il mio pensiero, ma l’avvertenza a lettori e lettrici è di non prendere la presente recensione come una presa di posizione totalizzante e univoca. Al contrario, essa è, casomai, uno spunto di riflessione da cui partire.

Ma bando agli indugi, veniamo al libro! E diciamo anzitutto che non è propriamente un romanzo quest’opera di Virginie Despentes, scrittrice francese assurta agli onori delle cronache nel 1993 con la pubblicazione di “Scopami”, libro sconvolgente (poi divenuto film, per la regia della stessa Despentes assieme all’ex-pornodiva Coralie Trinh Thi) incentrato sullo stupro subito alcuni anni prima a opera di tre uomini. “King Kong Girl” è, piuttosto, un ricettacolo di riflessioni e aneddoti (più le prime che i secondi, per la verità) suddiviso in capitoli che affrontano i diversi temi che stanno a cuore all’Autrice, femminista arrabbiata ma non ottusa, donna impegnata da sempre a opporsi, coi comportamenti più che con le prediche, per fortuna, a qualunque sudditanza del sesso femminile a quello maschile.
Battaglia giusta, ci mancherebbe altro! Io non amo molto il termine “femminismo” perché, come tantissimi altri “-ismi”, anche questo mi appare in molti casi pretestuale, come se si potesse raccogliere in una corrente unitaria il pensiero di milioni di donne. Trovando inopportuno qualunque “maschilismo”, allo stesso modo mi comporto con l’-ismo opposto!

Baise-Moi
Baise-Moi

D’altronde, mi si potrebbe obiettare che mentre i maschi non hanno motivo di lottare, essendo stati piazzati dall’evoluzione della società occidentale capitalistica sul gradino più alto del podio, le donne, al contrario, hanno tante battaglie da vincere (e tante, però, ne hanno già vinte, ricordiamocelo qualche volta!). E va bene: in questo senso, la “rivoluzione femminista” di cui parla Virginie Despentes ci potrebbe anche stare. Peccato che nessuno sappia bene che accidenti significhi, “rivoluzione femminista”! Non lo sanno le (fumose e involute) femministe americane che la Despentes cita nei suoi capitoli, non lo sapeva Simone de Beauvoir, citatissima (e sopravvalutata) femminista ante litteram, e certo non lo sa Virginie Despentes, che in questo libro sembra divertirsi a sostenere tutto e il contrario di tutto, con un cerchiobottismo di fondo che non mi sarei aspettato da lei, cui il coraggio delle idee certo non manca. Il difetto, probabilmente, va cercato a monte: non è il coraggio della scrittrice a mancare, bensì l’ideologia che dovrebbe sorreggerlo che, ahimè, è tra le più confuse e velleitarie che io abbia mai incontrato.

Tra la pretesa che le donne vengano “autorizzate” a fare le prostitute, se lo desiderano (ma in svariati Paesi è già così!), e la libertà (reclamata da alcune Autrici americane) di rischiare di venir violentate, purché non si venga sottoposte a un paternalistico controllo maschile, al lettore (ma, credo, anche alla lettrice) rischia in più punti di sfuggire una involontaria risata. Non perché il libro sia scritto male, anzi, pur in una struttura violentemente e un po’ infantilmente paratattica, l’Autrice sa esprimersi e si vede che ha voglia di buttar fuori idee e concetti, sostenendo con veemenza le ragioni di una battaglia in linea generale più che condivisibile. Ma, purtroppo, è altrettanto lampante che questa “filosofia” non ha né un capo né una coda, è un pensiero in costante divenire che si qualifica più come ribellismo tout-court che come femminismo stricto sensu. Intendiamoci: non ci vedo nulla di male. Però non mi si venga a dire che libri come questo sono “lucide disamine” di fenomeni socio-politici o “spaccati” di qualcosa, perché la verità è che sono grida disarticolate che meritano attenzione ma non necessariamente condivisione, anche perché più si legge e più ci si rende conto che di molte cose la signora Despentes non ha affatto una visione chiara, come quando sostiene che le pornostar sono spregiate, nel mondo d’oggi: ma se c’è un’autentica idolatria attorno a una Valentina Nappi, giusto per fare un nome! Altro discorso è pretendere la stima universale nel momento in cui una pornodiva si cimenti in campi diversi, come la politica (do you remember Cicciolina?) o il cinema mainstream (come la co-regista di “Scopami”, Coralie Trinh Thi) o la letteratura. In quel caso, non trovare riuscite le opere delle suddette non è necessariamente vieto maschilismo, e non dovrebbe essere una battaglia femminista pretendere che siccome l’artefice di un film è una donna o una ex-pornostar o una ex-prostituta, debba per forza essere anche un genio! Sarebbe come pretendere che un ex-idraulico, se si dà alla narrativa, venga automaticamente riconosciuto come il nuovo Proust!

Insomma, “King Kong Girl” non manca di pagine riuscite (l’idea che l’asessuato King Kong non sia altro che un’immagine della femmina pre-civilizzata è stimolante!) ed è apprezzabile l’idea di fondo di esprimere le ragioni di un universo femminile (della cui esistenza, del resto, personalmente non ho mai dubitato) fatto di altro che tacchi a spillo, abitini, rossetti e profumi; ma nel complesso la formulazione di questo impianto filosofico (se così si può definire) è confusa e velleitaria, contraddittoria e a tratti francamente stucchevole (che noia l’apologia della prostituzione e i discorsi sul matrimonio come “gabbia” per la donna! Come se oggidì una donna dovesse per forza sposarsi!) e fa pensare, una volta di più, che il successo della sbandierata (ma mai chiarita, nei suoi obiettivi) “rivoluzione femminista” farebbe la disperazione di molte femministe, che non saprebbero più con chi prendersela né a chi rivolgere i loro strali, che ahimè, troppo spesso appaiono la loro unica ragione d’essere. Magari non è così e mi sbaglio drammaticamente: me lo auguro!

(Recensione scritta ascoltando i Cranberries, “Zombie”)

PREGI:
una scrittura tagliata, semplice, a volte un po’ spigolosa, terminologicamente scarsa ma piuttosto espressiva, fondamentalmente sincera e accorata, che non ha paura di raccontare con carattere episodi anche imbarazzanti o sgradevoli. Meno male, però, che nel 2007 non c’era ancora la mania per lo “schwa” o gli asterischi! Altrimenti dubito che l’Autrice avrebbe resistito a tanto fascino…  

DIFETTI:
filosoficamente confuso, è un libro che sembra ammiccare un po’ al Lars von Trier di “Nymphomaniac” e un po’ al Michel Houellebecq di tanti capolavori, ma declinati al femminile; un libro che oscilla tra il mito pop di King Kong e le tirate ideologiche di Autrici involute e spesso non comprese (e rifiutate) dalle donne stesse; ma, soprattutto, un libro che non ha il coraggio di andare fino in fondo, di rivolgersi veramente a tutti, e si chiude – significativamente – con un capitolo che s’intitola “Ciao, ragazze!”, svelando la sua natura di manualetto per donne arrabbiate, più che di saggio che veramente voglia sforzarsi di comprendere quei complessi fenomeni socio-culturali che sfiora soltanto    

CITAZIONE:
“Le donne si sminuiscono da sole, dissimulano ciò che hanno appena conquistato, si mettono in posizione di seduttrici, che reintegrano il proprio ruolo, in maniera tanto più ostentata in quanto sanno che – sostanzialmente – non si tratta ormai d’altro che di un simulacro.” (pag. 13)

GIUDIZIO SINTETICO:

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO