KILLING EVE. CODENAME VILLANELLE – Luke Jennings

# 333 – Luke Jennings – KILLING EVE. CODENAME VILLANELLE (Mondadori, 2018, pagg. 175)

Tirata fuori da un tremendo carcere russo, dov’era finita per aver assassinato tre malviventi che, a loro volta, le avevano ucciso il padre, la ventenne psicopatica e insensibile Oxana Vorontsova si ritrova assoldata, col nome di battaglia “Villanelle”, come killer per un gruppo di potenti che decretano la morte di chi intralcia i loro piani politici o economici. Boss mafiosi, uomini politici scomodi e ideologi contrari alle idee dei Dodici vengono eliminati con nonchalance da questa assassina cui piace uccidere, anche e soprattutto in maniere creative e brillanti. Ma una oscura funzionaria dei Servizi Segreti inglesi, Eve Polastri, intuisce dietro ad alcuni attentati l’esistenza della gelida e perfetta killer, e si mette a darle la caccia assieme al suo collega Simon Mortimer. Da Londra a Parigi, da Palermo a Shangai, le imprese assassine di Villanelle si susseguono implacabili, ma la tenace Eve Polastri, coadiuvata da due agenti con diverse specialità, inizia a stringere il cerchio e chissà che un indizio rivelatole dai servizi segreti cinesi non porti all’individuazione della fantomatica killer…

Chiuso sul più bello, come nella migliore tradizione dei thriller in serie, questo “Codename Villanelle” è il primo romanzo che Luke Jennings ha dedicato alla figura di Oxana Vorontsova, assassina senza scrupoli e senza rimorsi, sorta di serial killer applicata all’omicidio su commissione. Dai libri è stato tratto anche un fortunato serial, dal titolo “Killing Eve” – il che spiega, se non altro, il “doppio” titolo italiano del romanzo.

La trama, in sé, non è certo nuovissima: basti pensare che “Nikita” di Luc Besson uscì nel 1990! Se, però, Villanelle non è altro che una Nikita aggiornata e rivista, e ancor più psicopatica e senza scrupoli del personaggio di Besson, che in fondo un cuore finiva per averlo, e se Konstantin – il contatto di Villanelle con i mandanti degli omicidi – non è altro che una riedizione in salsa russa di Bob (che in “Nikita” era splendidamente interpretato da un grande Tchéky Karyo), va però ammesso che la figura di Eve Polastri è la vera novità che Jennings è bravo a introdurre.

Agente di basso livello dell’MI5, donna normalissima e un po’ incasinata, sposata con un insegnante di matematica di origini polacche, Eve si ritrova a essere la sola ad aver intuito l’esistenza di una inafferrabile donna killer e, nonostante la sua poca esperienza sul campo, è l’unica vera avversaria di questo terrificante automa votato alla morte (degli altri)

Costruendo il romanzo su soli quattro lunghi capitoli, l’Autore riesce, pur non mettendo in campo niente di particolarmente innovativo, a tessere una trama interessante e attraversata da una tensione sessuale palpabile (Villanelle, da buona sociopatica, manipola gli altri anche e soprattutto dal punto di vista sessuale, andando a letto, senza sentimenti, tanto con uomini quanto con donne) e lasciando intravedere, per i successivi libri della saga, sviluppi più che interessanti sull’asse tutto femminile della preda e della cacciatrice, che possono scambiarsi i ruoli in ogni momento.

Lo stile è semplice ed efficace, a tratti quasi giornalistico (Jennings, del resto, viene proprio dal mondo del giornalismo), i personaggi funzionano, le sequenze sono spesso brevi e folgoranti, con un buon uso del “fuori campo” e una innegabile capacità di costruire la narrazione, anche con salti temporali di parecchi mesi. Tutto questo fa di “Killing Eve. Codename Villanelle” un libro piacevole da leggere, con buona pace di chi non ammette altro, nella propria biblioteca, che mattoni indigeribili.

Ecco, se si ha voglia di qualcosa di molto cesellato e approfondito, questo libro non è la scelta giusta; ma se, al contrario, si desidera leggere per svagarsi e divertirsi, come a volte è perfettamente lecito fare, il primo libro della serie “Killing Eve” è più che consigliabile, a patto che non si sia troppo impressionabili (le scene di violenza sono parecchie, e notevolmente dettagliate) e non si cerchi un finale propriamente detto: essendo solo il primo capitolo di una serie, questo romanzo si chiude, come dicevamo, proprio sul più bello, dopo aver abbozzato il rapporto a distanza tra Villanelle e Eve, avversarie che sono anche, fatalmente, attratte l’una dall’altra, in un gioco di caccia e seduzione che – rispetto al serial televisivo – nel romanzo è molto più sfumato e plausibile. Se infatti in sede di narrazione per immagini spesso occorre accorpare e sintetizzare, nel suo romanzo Jennings si dedica con più cura ai dettagli e alle sfumature, al punto che le operazioni di Villanelle sono molto più plausibili e ben raccontate sulla carta che nel film, e il rapporto stesso con Eve, che nel serial entra quasi subito nel vivo, è nel libro soltanto accennato e sfiorato – nella sequenza ambientata a Shangai – in maniera decisamente più riuscita.

Killa

(Recensione scritta ascoltando Roger Waters, “Amused to Death”)

PREGI:
non un romanzo epocale, ma un libro ben confezionato, con senso del ritmo, la giusta dose di realismo nella descrizione delle procedure di intelligence e una sana capacità di non prendersi mai troppo sul serio. Villanelle è una Nikita con una psicologia ancor più oscura, mentre Eve Polastri è un personaggio che può solo crescere, di libro in libro  

DIFETTI:
il finale è ovviamente sospeso, più che aperto, fatto apposta per indurre ad acquistare anche i libri successivi (cosa per la quale non mi farò pregare!). Non troppo riuscita la scena ambientata a Palermo, con un boss mafioso che si presume ricercatissimo ma che, udite udite, va all’opera ad ascoltare la soprano, sua protegée: sinceramente, qui siamo più nel fumetto che nella narrativa, ma è il classico peccato veniale di un libro comunque divertente

CITAZIONE:
“È esaltante stare nel centro immobile del mondo che gira e sapere di essere uno strumento del destino. La consapevolezza di non essere dannata bensì benedetta da una forza terribile la compensa delle feroci umiliazioni subite quando era Oxana Vorontsova.” (pag. 98)

GIUDIZIO SINTETICO: **½

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO