# 332 – Arturo Pérez-Reverte – PUREZZA DI SANGUE (Il Saggiatore, 2010, ediz. orig. 1997, pagg. 227)
Madrid, 1623: coinvolto dal poeta Francisco de Quevedo, suo amico di vecchia data, in una missione ad alto rischio (liberare una novizia da un convento di benedettine nel quale sulle ragazze viene usata violenza), Diego Alatriste y Tenorio, veterano delle guerre nelle Fiandre, si ritrova al centro di un intrigo molto più grande di lui, orchestrato da alcuni suoi nemici giurati (su tutti, il sicario siciliano Gualterio Malatesta) vòlto a colpire il potente conte di Olivares, Ministro del Re. Quando l’Inquisizione cattura il tredicenne Iñigo Balboa, del quale si occupa in seguito alla morte del padre, suo commilitone, il capitano Alatriste deve riprendere spada e pistola e battersi per evitare che il ragazzino tredicenne (voce narrante del romanzo) finisca sul rogo.
Secondo capitolo delle avventure del capitano Alatriste, questo “Purezza di sangue” non fa che confermare la bravura di Pérez-Reverte come narratore puro, stavolta alle prese nientemeno che con un’ambientazione storica, la Madrid sporca e turbolenta del XVII secolo, dominata dall’Inquisizione e da un re debole, Filippo IV, marionetta nelle mani dei veri potenti, i nobili e il clero, che disprezzano il popolo e non esitano a lanciarlo in nuove guerre e a tenerlo sotto il tallone di una religiosità tanto estrema quanto fasulla.
Purtroppo non ho ancora letto “Capitano Alatriste”, il primo libro con protagonista il soldato spagnolo delle Fiandre creato dalla penna di Pérez-Reverte: mi riprometto di cercarlo e recensirlo, prima di continuare con la serie di romanzi che lo vedono protagonista assieme al figlioccio Iñigo Balboa, tredicenne nel 1623, nato dunque proprio nell’anno in cui morì Caravaggio, il 1610.
Quella che Pérez-Reverte racconta in “Purezza di sangue”, ma anche, immagino, negli altri libri della serie, è una Spagna lacerata da conflitti economici e religiosi, una Spagna piena di disperati e diseredati eppure governata come se fosse un Bengodi da nobili senza scrupoli, che non si preoccupano minimamente di modernizzare il Paese ma sembrano, al contrario, volerlo precipitare di nuovo in un Medioevo fatto di superstizione e cieca obbedienza. Sarebbe un errore, però, considerare facile e manichea la scrittura di Pérez-Reverte; l’Autore, al contrario, è molto bravo proprio a far emergere le contraddizioni di un secolo ribollente, i conflitti (sotterranei e non) tra individui e tra Nazioni, e infatti il mondo che descrive brilla, incredibilmente, per realismo e plausibilità.
Romanzo di cappa e spada che non lesina scene di combattimento e di fuga, di prigionia e di tensione, “Purezza di sangue” è anche una valida opera di ambientazione storica, che fa rivivere nelle sue pagine la Madrid di Cervantes e dello stesso Francisco de Quevedo, che non a caso è figura storica, realmente esistita. Mai troppo tenero con nessuno dei suoi personaggi, neppure col protagonista, Diego Alatriste che, lungi dall’essere un eroe senza macchia e senza paura è, piuttosto, un bravaccio tra i tanti che, reduce dalle Fiandre, non ha di meglio che mettere la propria spada al soldo di chi paga meglio per sbarcare il lunario, Pérez-Reverte si conferma scrittore perfettamente consapevole dei propri mezzi espressivi e dell’arco narrativo che sceglie volta a volta di affrontare, padroneggiato alla perfezione, col giusto spazio concesso alle descrizioni d’ambiente e alla voce narrante di un ragazzino che, in realtà, narra da un’età molto più tarda e disillusa, permettendosi valutazioni sul Tempo e sulla Storia che non assumono mai i tratti del saggio, ma restano, anzi, ben ancorate all’interno del romanzo, al punto che, a tratti, si finisce per credere di stare leggendo veramente le memorie di un uomo del Seicento!
Piccolo prodigio di una scrittura che non si prende mai troppo sul serio e non si dà arie, “Purezza di sangue” è un gioiellino da scoprire senza preconcetti e senza puzza sotto al naso, è un romanzo da leggere per il gusto di leggere, di passare delle ore in compagnia di personaggi immaginari che potrebbero benissimo essere reali e di personaggi realmente esistiti che potrebbero benissimo essere frutto d’invenzione romanzesca, in un impasto narrativo denso ma mai pesante, arricchito da un’indubbia conoscenza della storia spagnola da parte dell’Autore e da tocchi descrittivi ben riusciti, che fanno saltar fuori dalla pagina le vie oscure e le piazze malfamate di una Madrid vecchia di quattro secoli eppure vivida e realistica, dettagliata e ribollente di vita e di conflitti.
(Recensione scritta ascoltando Isaac Albéniz, “Suite Española, Op. 47”)
PREGI:
classico e compassato tanto nella struttura quanto nello stile, è un romanzo che riconcilia con la narrativa, perché Pérez-Reverte è uno di quegli scrittori che non si vergognano di essere principalmente e squisitamente narratori, e che non considerano l’abilità nel raccontare una storia come un elemento secondario della letteratura, bensì come il principale, quello da cui non si dovrebbe mai prescindere. Tutti ben riusciti i personaggi, descritti senza fare sconti e senza cedere alla tentazione della facile contrapposizione buoni/cattivi
DIFETTI:
forse qualche citazione, tra sonetti seicenteschi e fonti storiche e letterarie, è di troppo, e appesantisce un po’ la narrazione, che per il resto fila che è un piacere. L’Autore forse non ha saputo resistere, qui e là, alla tentazione di mettere in evidenza le sue indubbie competenze e la sua erudizione, ma è un peccato veniale
CITAZIONE:
“La nostra Spagna sciagurata non si smentiva neanche in quell’occasione, sempre disposta a dimenticare il cattivo governo, la perdita di una flotta delle Indie o una sconfitta in Europa in cambio della baldoria di una festa, di un Te Deum o di un bel rogo. «È ripugnante» disse don Francisco de Quevedo. […] Quella notte se ne stava immobile, accigliato, a guardare il fuoco. La fatica del viaggio a briglia sciolta si specchiava nel suo aspetto e nel tono della sua voce; anche se in quest’ultima, la stanchezza sembrava vecchia di secoli. «Povera Spagna» aggiunse a voce bassa.” (pagg. 200-201)
GIUDIZIO SINTETICO: ***
LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…