L’ASSASSINIO DEL COMMENDATORE. LIBRO PRIMO: IDEE CHE AFFIORANO – Murakami Haruki

# 50 – Murakami Haruki – L’ASSASSINIO DEL COMMENDATORE. LIBRO PRIMO: IDEE CHE AFFIORANO (Einaudi, 2019, pagg. 412)

Un pittore trentaseienne specializzato in ritratti, incomprensibilmente lasciato di punto in bianco dalla moglie dopo sei anni di matrimonio, si trasferisce – su invito di un amico – nella grande casa isolata nei boschi dove, anni prima, aveva vissuto il celebre pittore Amada Tomohiko, padre del suo amico, ormai ultranovantenne ricoverato in una clinica.  Nel tentativo di spiegarsi la fine del suo matrimonio, e di ricostruirsi una dimensione esistenziale accettabile, il protagonista inizia a insegnare pittura in una scuola locale, conosce Menshiki, un curioso individuo che gli commissiona un ritratto, e scopre un’inquietante opera inedita del Maestro Amada, intitolata “L’assassinio del Commendatore”. E, come se non bastasse, una campanella inizia a risuonare, di notte, nei boschi attorno alla casa…

Anzitutto una – doverosa – nota di metodo: ci sono due modi di recensire un libro diviso in due tomi, come quest’ultimo di Murakami, allo stesso modo in cui ci sono due modi di recensire un film diviso in due parti distinte, come ad esempio “Kill Bill” di Tarantino: si possono recensire le due parti separatamente oppure considerare l’opera unitaria e recensirla per intero. E, ancora, si può leggere l’intera opera e solo successivamente scrivere del primo libro e del secondo, oppure scrivere dopo aver letto solo il primo libro. Ecco, è proprio quello che sto facendo: mentre scrivo questa recensione, ho letto solo il primo dei due libri che compongono “L’assassinio del Commendatore”, per cui questa andrà considerata, necessariamente, come una recensione parziale: darò un giudizio dopo aver letto solo metà della storia, e sarà ancora più divertente – e stimolante – verificare, dopo la lettura del secondo tomo, se il giudizio espresso sul primo ne uscirà confermato, e rafforzato, oppure smentito, e sminuito. E ora, bando alle ciance! Al lavoro!

Dirò subito che l’ultimo libro di Murakami Haruki, attesissimo, anticipato da accattivanti e astute “fascette” comparse su tutti gli altri libri del prolifico Autore giapponese, almeno nella sua prima parte si rivela più che all’altezza delle aspettative! Riandando con la memoria all’altro Murakami suddiviso in più libri – “1Q84” – il confronto appare abbastanza impietoso: molto meglio “L’assassinio del Commendatore”! Non che “1Q84” fosse un cattivo libro, anzi: con la sua profonda vena di surrealismo e spiritualismo era, se possibile, ancora più murakamiano di quest’ultimo. “L’assassinio del Commendatore”, però, fa della quotidiana normalità del suo incedere narrativo il suo maggiore punto di forza. La trama, apparentemente banalissima (un pittore di ritratti lasciato dalla moglie che si ritira a vivere da solo in una villa isolata), viene infatti sapientemente innervata da Murakami con tutta una serie di elementi sottilmente inquietanti, dei quali la campanella che risuona nel bosco, di notte, è solo il più classico e smaccato.

Gli altri sono, se possibile, anche più interessanti: la biografia misteriosa del vecchio pittore Amada Tomohiko, che visse in Austria sotto il Nazismo e cela forse nella sua mente sconvolta dalla demenza senile un atroce segreto legato a quegli anni; lo strano signor Menshiki, ricco sfondato, affabile e simpatico, eppure perennemente impegnato a tessere strani intrighi; Masahiko, l’amico del protagonista, il figlio del vecchio pittore Amada, che sembra a sua volta celare un segreto… Insomma, una galleria di personaggi che non virano mai al grottesco (come in altre opere di Murakami) ma che, pur rimanendo eccezionalmente ancorati alla realtà, aprono ugualmente le porte a quel mondo venato di fantastico, e di follia, che ha reso famoso in tutto il mondo il romanziere giapponese. E il protagonista senza nome, il pittore lasciato dalla moglie che riscopre la creatività vivendo da solo nella casa di un vecchio Maestro, entra a buon diritto nella galleria “classica” di personaggi murakamiani: uomini che si ritrovano in una “impasse” esistenziale e lavorativa, e che fanno della crisi un’autentica occasione di ripartenza.  

Costruito su pochi elementi che ritornano ossessivamente (il tempio nel bosco, la campanella misteriosa e, soprattutto, l’inquietante quadro che raffigura un brutale omicidio), “L’assassinio del Commendatore” progredisce lentamente ma dolcemente, e si fa leggere con grande piacere, come un rosolio che si assapora un poco alla volta, ma del quale si ha sempre voglia del sorso successivo. Insomma, un libro che – almeno nella prima parte – non stanca nonostante il ritmo blando e, anche se è intuibile che – come spesso accade in Murakami – forse non tutti i nodi verranno al pettine, lascia una sincera voglia di proseguire nella lettura. Il secondo volume sarà all’altezza del primo? E fu così che, per una volta, anche una semplice recensione lasciò i suoi lettori… col fiato sospeso!      

(Recensione scritta ascoltando Franz Schubert, “Fantasia in fa minore per pianoforte a quattro mani, D 940”)

PREGI:
Una scrittura piana e solida, e una capacità ormai assoluta di padroneggiare la trama e il dipanarsi quieto degli eventi – e dei caratteri

DIFETTI:
I soliti: a tratti, Murakami può apparire un po’ didascalico e ripetitivo, quasi naïf in quella curiosa ingenuità che fa capolino qui e là, tra le pagine e tra le righe

CITAZIONE:
“Spesso non capiamo bene dove passa il confine tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Pensiamo che la linea di demarcazione tra ciò che esiste e ciò che non esiste sia mobile, come una frontiera che si sposta di sua volontà. A questi spostamenti dobbiamo prestare la massima attenzione. Altrimenti non capiamo più da quale parte ci troviamo.” (pag. 251)

GIUDIZIO SINTETICO: ***½

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il “sistema Mereghetti”, che va da 0 a 4 “stelline”: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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0
1/2
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*1/2
NON GIUDICABILE con i sistemi “classici” di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO