LECTIO BREVIS / 86

Appunti e spunti minimi su libri letti, riletti, sfogliati

A cura di Roberto Mandile

PUNTATA 86
STORIE DI TRADIMENTI, VERI E PRESUNTI

UN CLASSICO: “Una questione privata” di Beppe Fenoglio
UN GIALLO: “Traditori di tutti” di Giorgio Scerbanenco
DALLO SCAFFALE: “Il signor Cardinaud” di Georges Simenon
LECTIO BREVISSIMA: “«Becchin’ amor!» «Che vuo’, falso tradito?»” di Cecco Angiolieri

UN CLASSICO
“D’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura” (Italo Calvino)

Beppe Fenoglio – UNA QUESTIONE PRIVATA (ediz. orig. 1963)

Di cosa parla: Il partigiano badogliano Milton torna per caso nella villa in cui, prima di iniziare la guerra di resistenza, abitava la ragazza di cui era innamorato, Fulvia. Trova solo la custode: costei gli riferisce che la giovane è tornata a Torino, ma gli fa anche intendere che, mentre lui svolgeva il suo servizio di soldato, Fulvia vedeva regolarmente un altro ragazzo, Giorgio Clerici, amico di Milton e, come lui, arruolatosi tra i partigiani. Colto da dubbi tormentosi, Milton ha solo un modo per placarsi: trovare Giorgio e sapere la verità. Le cose però si complicano quando scoprirà che Giorgio è stato catturato dai fascisti…

Commento: Pubblicato postumo, come buona parte della sua opera, è forse il capolavoro di Fenoglio, insieme a Il partigiano Johnny. Ma se quest’ultimo, rimasto incompiuto, è il controcanto, epico e antieroico al tempo stesso, della Resistenza, Una questione privata è, fin dal titolo, l’espressione più lirica e perfetta di un punto di vista laterale sulle vicende di quegli anni. Laddove Johnny smonta dall’interno la retorica della lotta partigiana, Milton è mosso unicamente, per tutta la vicenda, da un tarlo, un’ossessione personale, che è il motore del romanzo e al tempo stesso la dimostrazione che la Storia è ciò che accade intorno a noi (imponendosi talvolta con irresistibile violenza alla nostra attenzione) mentre viviamo le nostre esistenze, fatte di sentimenti, slanci e delusioni comuni sì a tutti, ma inevitabilmente private. Indimenticabile il ritratto di Fulvia, “perla mimetizzata nelle alghe”, anticonformista, capricciosa e bella (a differenza di Milton, a cui dice con la franchezza che le è propria: “Sei brutto”), figura sfumata ma presentissima: non compare mai per tutto il romanzo, ma viene evocata attraverso i ricordi di Milton che la introduce alla cultura americana traducendo per lei Poe per distoglierla dalla lettura di Proust e Schnitzler e le regala il disco di Over the Rainbow, sperando (invano) che lei un giorno gli dica che è la sua canzone preferita. 

GIUDIZIO: ****

UN GIALLO
“Il romanzo poliziesco è un gioco intellettuale; anzi uno sport addirittura” (S.S. Van Dine)

Giorgio Scerbanenco – TRADITORI DI TUTTI (ediz. orig. 1966)

Di cosa parla: Una ragazza americana spinge un’automobile in un canale, l’Alzaia Naviglio Pavese: a bordo ci sono l’avvocato Turiddu Sompani e la sua compagna, che muoiono annegati. Commesso l’omicidio, la ragazza si affretterà a prendere un aereo per New York. Qualche giorno dopo, Duca Lamberti, che un tempo faceva il medico prima di essere radiato e finire in carcere dove aveva conosciuto proprio Sompani, riceve la visita di uno sconosciuto, tale Silvano Solvere, amico del defunto avvocato, intenzionato ad affidargli uno strano incarico: un intervento di imenoplastica alla sua amante, Giovanna Marelli, che il giorno dopo dovrebbe sposarsi con un macellaio convinto che la fidanzata sia vergine. Duca, sospettando qualcosa di losco, accetta, ma, poche ore dopo l’operazione, la Marelli e Solvere verranno ammazzati da una sventagliata di mitra mentre sono a bordo della loro auto, che finirà nel naviglio…

Commento: Il secondo romanzo della tetralogia che vede protagonista Duca Lamberti, il prototipo italiano degli investigatori irregolari, è un capolavoro per trama, ambientazione e stile. La vicenda è intricata, come si conviene al noir, con le ombre di un passato inquietante (la Seconda guerra mondiale) che si proiettano, con un effetto domino, su un presente ancora più minaccioso. I personaggi sono impeccabili, compresi i minori, tutti con una personalità ben definita che Scerbanenco, come dovrebbe fare qualunque scrittore, rivela attraverso le loro gesta (quasi tutte ignobili) e non in didascaliche descrizioni. Milano e soprattutto i suoi dintorni assurgono a coprotagonisti della storia, con una vivezza di dettagli mai superflui o esornativi ma sempre funzionali al procedere della vicenda. Le scene memorabili sono tante: dall’inseguimento in auto, sotto il diluvio, culminante nell’omicidio della coppia Marelli-Solvere, al brutale assassinio in macelleria di Ulrico Brambilla. Le frasi da ricordare non mancano, fin dall’incipit: “È difficile uccidere due persone contemporaneamente”. I tormenti etici di Duca Lamberti escono dall’ambito personale per toccare la stessa vicenda su cui si trova a indagare: una storia di tradimenti a catena, durissima, che, a rileggerla oggi, fa luce più di tante opere forse più note e celebrate sul lato oscuro degli anni Sessanta, e persino, più in generale, sul dopoguerra italiano. Un’opera che sarebbe riduttivo definire “di genere”, o, probabilmente, un’opera che conferma come la letteratura “di genere” sia in grado di produrre capolavori in quanto letteratura.   

GIUDIZIO: ****

DALLO SCAFFALE
“La Biblioteca è così enorme che ogni riduzione d’origine umana risulta infinitesima” (Jorge Luis Borges)

Georges Simenon – IL SIGNOR CARDINAUD (ediz. orig. 1942)

Di cosa parla: Il signor Cardinaud da umile figlio di cestaio è diventato un apprezzato impiegato presso una ditta di Les Sables-d’Olonne, in Vandea, dove vive con la moglie Marthe e i loro due bambini. Una domenica, al ritorno dalla messa e dalla pasticceria dove, insieme al figlio, ha acquistato un dolce per il pranzo, trova la casa vuota: l’arrosto è bruciato nel forno e Marthe non c’è. Ha lasciato la figlia alla vicina di casa e se ne è andata senza spiegazioni. Cardinaud non tarderà a sapere che la moglie ha seguito un uomo poco raccomandabile che già frequentava…

Commento: La fedeltà coniugale non era il forte di Simenon, che ebbe due mogli e una quantità infinita di amanti, circa diecimila, a detta dello stesso scrittore. Sterminata è, com’è noto, anche la produzione romanzesca (cinquecento, volume più volume meno), all’interno della quale le storie di tradimento non si contano. Se fosse possibile stilare una classifica di asciuttezza dei romanzi di Simenon (impresa ardua quante altre mai, considerato appunto il numero dei libri), questo probabilmente occuperebbe un posto tra i più alti. È la storia di un uomo ostinato, paziente, freddo (simile in questo ad altri antieroi dell’opera dello scrittore belga) che sa sfidare l’ostilità, il conformismo e la rigidità mentale dell’ambiente in cui vive per riportare l’ordine e salvare non l’onore ma la stessa esistenza nella sua regolarità. L’asciuttezza dello stile è anche però, in questo caso, esilità della trama, bilanciata sola dall’ennesimo efficace ritratto della vita di una cittadina della provincia francese.

GIUDIZIO: **½

LECTIO BREVISSIMA

Cecco Angiolieri – «BECCHIN’ AMOR!» «CHE VUO’, FALSO TRADITO?» (XIII secolo)

«Becchin’ amor!» «Che vuo’, falso tradito?»
«Che·mmi perdoni». «[Tu] non ne se’ degno».
«Merzé, per Deo!» «Tu vien’ molto gecchito».
«E verrò sempre». «Che saràmi pegno?»

«La buona fé». «Tu·nne se’ mal fornito».
«No inver’ di te». «Non calmar, ch’i’ ne vegno».
«In che fallai?» «Tu·ssa’ ch’i’ l’abbo udito».
«Dimmel’, amor». «Va’, che·tti veng’ un segno!»

«Vuo’ pur ch’i’ muoia?» «Anzi mi par mill’anni».
«Tu non di’ bene». «Tu m’insegnerai».
«Ed i’ morrò». «Omè, che·ttu m’inganni!»

«Die te’l perdoni». «E·cché, non te ne vai?»
«Or potess’io!» «Tegnoti per li panni?»
«Tu tieni ’l cuore». «E terrò co’ tuo’ guai».

Cecco Angiolieri
Cecco Angiolieri