BLUE MOVIE – Terry Southern

# 96 – Terry Southern – BLUE MOVIE (Marcos y Marcos, 2002, ediz. orig. 1970 pag. 287)

Il celeberrimo e pluripremiato regista Boris Adrian si mette in testa di girare un film porno che nobiliti e consacri il genere. L’iniziativa esalta il bizzarro produttore Sid Krassman, che trova i soldi per girare il film… in Lichtenstein! E così, tutta la variegata troupe di Boris si trasferisce a Vaduz e, sfruttando il gran nome del regista, assolda attori e attrici di primo piano (tra cui la star del momento, Angela Sterling) per realizzare – in modo semi-clandestino – “The Faces of Love”, che a tutti gli effetti vuole essere il primo film porno d’arte della storia del cinema. Tra imbrogli, mezzi imbrogli, vizi di forma e sotterfugi, l’impresa sembra riuscire… fino a un epilogo inaspettato e drammatico.     

Cosa pensereste di un film porno con protagonisti Tom Cruise e Margot Robbie, oppure Christian Bale e Jessica Chastain? Perché non deve esistere un film porno “mainstream”, ben fatto e ben recitato? Perché i film porno devono sempre essere delle sequele inguardabili e noiose di scene scontate, mal fotografate e mal orchestrate? Alzi la mano chi non si è mai addormentato, o perlomeno annoiato a morte, durante la visione di un film porno. Da domande di questo tipo partono i protagonisti del libro, firmato da una delle penne più irriverenti del secondo Novecento americano, quel Terry Southern che scrisse per Stanley Kubrick (cui peraltro il libro è dedicato) la sceneggiatura del “Dottor Stranamore”.

E come “Stranamore” è uno dei film più straordinari e dissacranti della storia del cinema, parodia sfrenata del militarismo e delle paranoie da Guerra Fredda, allo stesso modo “Blue Movie” è un libro irriverente e scatenato sul mondo del cinema, con le sue logiche e le sue meccaniche di potere, con le sue assurdità e le sue ridicolaggini. Attenzione, però: il parallelo non si ferma qui, perché come “Stranamore” sotto un aspetto apparentemente parodistico va a dire cose serissime sulla guerra termonucleare e sull’inveterato vizietto degli uomini di uccidersi tra di loro, allo stesso modo “Blue Movie”, sotto un aspetto scanzonato e leggero, approda a conclusioni non banali sull’arte cinematografica e sul mondo della produzione. Terry Southern conosceva benissimo il cinema, da sceneggiatore, e ha potuto farne un ritratto spassionato e divertito, fitto di macchiette ma anche di momenti di inattesa profondità. Il tutto, all’interno di un libro che – non nascondiamolo – è a tutti gli effetti pornografico: le descrizioni di amplessi si sprecano, oltrepassando anche, a tratti, i limiti del buon gusto (si vedano le scene di necrofilia che coinvolgono il vecchio produttore C.D. Harrison, o l’insistenza, quasi il compiacimento, con cui vengono descritte e architettate determinate scene).

Non mancano, però, i buoni motivi: come il regista Boris Adrian vuole realizzare una sorta di catalogo artistico dei tipi d’amore che è possibile filmare (lesbico, incestuoso, interrazziale, eccetera), così Southern sembra voler scrivere una summa dei libri pornografici, un libro in cui il sesso pervade ogni pagina, ma è sempre visto con occhio ironico e beffardo, mai in chiave seria e compassata. L’effetto è straniante, perché le scene di necrofilia vengono trattate allo stesso modo di quelle incentrate su allegri amplessi tra adulti consenzienti, sotto l’occhio vitreo della macchina da presa di Mr. Adrian (una specie di Kubrick più veloce a girare i film: a trentaquattro anni, ci dice Southern, ne ha girati ben venti! Più di tutti quelli che Stanley ha girato in cinquant’anni di carriera!). E non bisogna dimenticare che stiamo parlando di un libro uscito nel 1970 (il celeberrimo “Laureato” di Charles Webb è del 1963, e l’omonimo, ancor più celebre film di Mike Nichols è del 1967), al culmine degli anni Sessanta, quelli della rivoluzione sessuale. Insomma, Southern compone quello che è a tutti gli effetti il manifesto di un’epoca (infatti, negli USA è considerato un cult, e non è un caso che il suo Autore abbia firmato anche la sceneggiatura di “Easy Rider”), un libro scatenato e divertente, a patto che non si abbiano tabù nei confronti del sesso e si sia disposti a stare per quasi trecento pagine in compagnia di una troupe di assatanati che pensano solo a sbirciare nudità d’attrici e infilarsi nei loro letti!

Nulla di male, ci mancherebbe; ma, un po’ come “Californication” (ricordate, la serie TV con David Duchovny nei panni di uno scrittore assatanato?), che non a caso ha più di un debito nei confronti di “Blue Movie”, anche il libro di Terry Southern finisce per peccare un po’ di monotematicità, perché alla fine (e con questa chiudo la serie di similitudini) come in un film porno a stancarci è la ripetitività delle situazioni, allo stesso modo in “Blue Movie” è come se ogni amplesso fosse un po’ meno “forte” del precedente, e si finisce per chiedersi se ci fosse davvero bisogno di trascinare così tanto questa sarabanda di cazzi e fighe, di trasgressioni (vere o presunte) e battutacce. Nel 1970, il libro ha lasciato il segno; oggi, oggettivamente, fa un po’ sorridere. Ma questo sia detto senza minimamente scalfire l’efficacia della penna di Terry Southern, grande scrittore controcorrente e sempre spiazzante. “Stranamore”, più ancora di “Blue Movie”, è lì a dimostrarlo (P.S. Chissà se Kubrick gradì la dedica!).        

(Recensione scritta ascoltando Michael Kiwanuka, “Cold Little Heart”)

PREGI:
Sapientemente e saporitamente scritto, il libro diverte, è innegabile: basta avvicinarsi ad esso senza preconcetti e senza moralismi, e le risate (anche a scena aperta) sono garantite. Oltretutto, il doppio colpo di scena finale (uno drammatico e uno comico) fa chiudere la lettura “col botto”   

DIFETTI:
Nel suo scatenato vitalismo, il libro sembra dare per scontate un po’ troppe cose riguardo al sesso, facendo passare senza critica una pletora di situazioni che al lettore – oggettivamente – non possono non sembrare… perlomeno un po’ tirate per i capelli!  

CITAZIONE:“Aveva visto troppo, nonostante avesse solo trentaquattro anni, e non aveva visto quello che cercava. Aveva girato venti film – tutti incentrati su tre questioni che nessuno pareva in grado di risolvere. Ogni film era radicalmente diverso, eppure, per lui, erano sempre uguali. […] I film affrontavano […] i ‘tre nodi’ o, come li definiva in momenti più scherzosi, i ‘tre chiodi’: Morte… Infinito… e Origine del tempo.” (pagg. 14-15)

GIUDIZIO SINTETICO: **½

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il “sistema Mereghetti”, che va da 0 a 4 “stelline”: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi “classici” di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO