# 40 – Tim O’Brien – PESOATOMICO 238 (A.Vallardi, 1987, ed. orig. 1979 – pag. 335)
La vita di William Cowling è segnata, sin da bambino, da paranoia e sogni apocalittici, legati alla proliferazione delle testate nucleari e all’incombere – ipotetico, ma a tratti possibilissimo! – di una guerra che metterebbe fine al genere umano. Impegnato a scavare un improbabile bunker antiatomico per difendere sé stesso e la sua famiglia dalla guerra nucleare, William, ormai cinquantenne, ripensa alla sua vita, dai terrori infantili sino alla diserzione della chiamata per il Vietnam e ai suoi rapporti – impacciati e teneri – con le donne.
Ebbene, ho pescato questo “Pesoatomico 238” – non mi vergogno ad ammetterlo – in una libreria dell’usato al prezzo-record di € 1,99: impossibile per me non “assaggiare” un libro, a quel prezzo! Tim O’Brien, peraltro, non è uno scrittore da nulla: piuttosto conosciuto negli USA per un suo polemico e lancinante romanzo sul Vietnam, ha scritto diversi altri libri poco noti, forse, a livello mondiale, ma animati da sincera ispirazione. “Pesoatomico 238” (il cui titolo originale è “The Nuclear Age”) mi ha intrigato, in particolare, per via delle tematiche – similmente “nucleari” – del mio “Veleno dei ricordi” (il cui titolo originale, per chi non lo sapesse, è “REM”). Lo acquistai e pensai: prima o poi lo leggo!
Ma poi, tra fatiche e impegni, finii per parcheggiarlo sullo scaffale in attesa di tempi migliori e più tranquilli. Ecco, quei tempi sono arrivati, e mi sono goduto la scrittura ironica e un po’ ripetitiva (nella quale ravviso un modello lontano per Chuck Palahniuk) di Tim O’Brien, che costruisce un curioso romanzo di formazione venato di Uranio, un libro che oscilla tra la “college opera” vagamente demenziale e il dramma familiare, tra la rievocazione storica (i tempi di Kennedy e Chruščëv, e poi di Nixon) e il racconto di una paranoia vista dall’interno, senza salvagenti. Un po’ storia d’amore, un po’ satira politica e un po’ fantascienza, “Pesoatomico 238” non si lascia incasellare, una pagina strappa risate e quella successiva infonde tristezza, o addirittura una vaga sensazione di fastidio, a tratti svagato e a tratti fin troppo intenso, sbarazzino come una formazione di vezzose cheerleaders e pesante come un blocco di minerale d’uranio, scombiccherato come un viaggio sotto LSD (o un brano dei Jefferson Airplane…) e nitido come un incubo a occhi aperti.
Se è impossibile non provare una certa empatia per il protagonista – lacerato com’è tra una coscienza individuale che lo porta a voler mettere in guardia il mondo intero dal rischio della guerra nucleare e il sospetto di essere pazzo – gli altri personaggi, a partire da quello fondamentale di Sarah Strouch, la cheerleader che si converte all’attivismo pacifista e, successivamente, al terrorismo, sono francamente un po’ macchiettistici, imprigionati in una dimensione satirica sin troppo evidente. Ambizioso e assolutista, attraversato da begli squarci poetici cui fanno da contraltare momenti violentemente comici, “Pesoatomico 238” è sicuramente un “oggetto stampato non identificato”, uno di quei libri quasi inafferrabili, tanto ambigui quanto, fondamentalmente, innocui. Un po’ come sarà, vent’anni dopo, Chuck Palahniuk che – nulla mi toglie dalla testa – ha letto Tim O’Brien, e lo ha qui e là replicato, tutto sommato in peggio.
(Recensione scritta ascoltando i The Mamas and the Papas, “California Dreamin’”)
PREGI:
tono sardonico e ironia graffiante, fascinazione per la scienza e timori apocalittici: tutti ingredienti più che interessanti!
DIFETTI:
una galleria di personaggi improbabili, quasi dei freaks, e uno sviluppo della trama – sul “doppio binario” del ricordo da una parte e della proiezione sul futuro dall’altra – che poteva essere più agile
CITAZIONE:
“Cosa c’è che non va? Perché sono solo? Perché non provo alcun panico? Perché non ci diamo da fare per rovesciare i governi? Perché non scendiamo nelle strade? Perché tolleriamo l’estinzione della nostra specie? Perché i nostri uomini politici fanno stampare gli avvertimenti sui pacchetti di sigarette e non sulla loro fronte? Perché non ci mettiamo a urlare quelle parole? Guerra nucleare!” (pag. 323)
GIUDIZIO SINTETICO: **
LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il “sistema Mereghetti”, che va da 0 a 4 “stelline”: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…