# 53 – Ilaria Borrelli – DOMANI SI GIRA (Avagliano Editore, 2003, pag. 181)
Giovanna Molteni è un’aspirante regista trentatreenne che non è ancora riuscita a girare il suo lungometraggio, nonostante abbia bussato alle porte di decine di produttori e abbia lavorato, pazientemente, per alcuni di essi, tra cui il ripugnante Pascucci, che chiede prestazioni sessuali in cambio di denaro per produrre i film. Come se non bastasse la vita lavorativa disastrosa, la povera Giovanna convive, in una chiatta ancorata sul Tevere, con una sorella violoncellista astiosa ed egocentrica e con un padre scrittore manesco e stanco delle velleità artistiche di entrambe le figlie. Su queste premesse, quando finalmente Giovanna trova i soldi per il film la sua vita non può che complicarsi ulteriormente…
Ilaria Borrelli, regista e attrice di qualche fama, propone un romanzetto di poche pretese che vorrebbe riflettere non tanto (per fortuna) sulle difficoltà esistenziali delle donne (anche se questo immancabile sottotesto non manca…) quanto piuttosto sul quel marasma senza capo né coda che è il mondo produttivo italiano, per quanto riguarda il cinema.
Chi non ha mai provato a fare un film forse potrà capire meno l’assoluta disperazione di certi momenti, come anche l’assurda pervicacia della protagonista nel portare avanti il proprio progetto. Io che, nel mio piccolo, qualche film l’ho pure fatto, raccogliendo quattro soldi a destra e a sinistra e avviando pluriennali, faticosissime lavorazioni, posso ben capire il “romanticismo da set” della protagonista, che non vede al di là dell’onnipervasivo sogno di girare il suo “Mariti in affitto”; ciò non toglie, però, che il libro abbia diverse pecche: anzitutto, il tono è quasi costantemente sopra le righe, l’Io narrante di Giovanna riesce a divertire solo a tratti, perlopiù è stucchevole nel suo essere così pervicacemente autolesionista e auto-umiliatorio. E poi, il libro non sfugge a una marea di luoghi comuni, dalle figure macchiettistiche dei produttori fino all’inevitabile “amica trans” della protagonista, che vorrebbe fare l’attrice e agognerebbe ad essere considerata donna a tutti gli effetti, fino all’antipatica e supponente scrittrice teatrale ladra di idee e al bellimbusto pieno di soldi e sciupafemmine.
Infine, la struttura narrativa è francamente semplicistica: chiunque abbia anche solo girato un cortometraggio da cinque minuti sa benissimo che non si può avviare una produzione cinematografica dall’oggi al domani! Insomma, pur salvandone le intenzioni di fondo, “Domani si gira” è un libro semplicistico e un po’ abborracciato, a tratti divertente, certo (complice la sempre accattivante parlata romanesca), ma anche irrisolto e privo di reali spunti di riflessione, tutto stemperato com’è in bozzetti agrodolci e tocchi tragicomici, luoghi comuni e povertà di ambizioni. Certi giochini linguistici (“fedigrafo” in luogo di “fedifrago”, ripetuto svariate volte nel corso del romanzo) stancano subito, mentre gli anglismi infilati qui e là sono oggettivamente insopportabili (“Passiamo nella kitchen e fortunosamente c’è una mezza bottiglia di Bel Gioioso aperta in frigo” oppure “Una parte del mio brain mi dice stai attenta”). Insomma, peccato perché gli spunti interessanti non mancano, ma restano, appunto, a livello di spunti, un po’ come in tanti, tantissimi film italiani, idee di partenza non malvagie vengono banalizzate e decadono immediatamente in commedia degli equivoci o, peggio, in farsa.
A ben vedere, la stessa protagonista, lungi dal voler fare un film d’arte, sogna di realizzare l’ennesima commediola all’italiana basata sullo scambio di mogli, sulle immancabili corna e su un umorismo incomprensibile fuori dalla nostra amata Penisola. E di fronte alla atroce peripezia realizzativa di questo insignificante filmetto, vien da chiedersi: ma ne vale veramente la pena? La stessa domanda potrebbe porsi il lettore nei confronti del libro…
(Recensione scritta ascoltando Rino Gaetano, “Ti Ti Ti Ti…” )
PREGI:
Leggero e scanzonato, il libro non si prende troppo sul serio e questo è il suo miglior pregio, assieme a qualche scena riuscita che strappa il sorriso o, alternativamente, la lacrimuccia
DIFETTI:
Lo stile grezzo da “pensiero senza mediazione” funziona solo in parte, e finisce per stancare: usato per rendere simpatica la protagonista, riesce alla fine nell’intento opposto, e Giovanna appare come una pazza scriteriata il cui romanticismo non riscatta l’idiozia comportamentale di fondo
CITAZIONE:
“Penso che se gli esseri umani avessero la grande fortuna che hanno gli scrittori di scriversi le proprie battute prima di dirle, le cose filerebbero molto più lisce nella vita. […] Se si guardassero un attimo dal di fuori, se registrassero le loro conversazioni e si riascoltassero, capirebbero al volo quanto sono ridicoli e invertebrati. E quanto inutile sia la sofferenza che si procurano a vicenda.” (pag. 140)
GIUDIZIO SINTETICO: *½
LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il “sistema Mereghetti”, che va da 0 a 4 “stelline”: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…