DOPPIA COPPIA – John Irving

# 220 – John Irving – DOPPIA COPPIA (Bompiani, 1974, pagg. 229)

La coppia sposata formata dal Narratore, uno scrittore americano autore di romanzi storici, e da Utchka, un’austriaca rimasta orfana durante la guerra e cresciuta a Vienna da un ufficiale sovietico, si intreccia, in un ménage squisitamente sessuale, a un’altra, composta dall’insegnante di tedesco e di lotta libera Severin Winter (pure di origine viennese) e da sua moglie, l’americanissima Edith Fuller, aspirante scrittrice. Tutti e quattro, a diverso titolo, impiegati presso un campus universitario, i personaggi vivono in una sorta di magica simbiosi, coi mariti che dormono spesso e volentieri l’uno a casa dell’altro, in compagnia dell’altra moglie. Questo regime di “doppia coppia”, appunto, sembra soddisfare tutti: la solare e procace Utchka – detta Utch – se la spassa con l’aitante Severin (peraltro entrambi madrelingua tedeschi), mentre il riflessivo Narratore trova nella più filiforme e complessata Edith, classica americana WASP, l’anima gemella con la quale parlare di scrittura e di ambizioni letterarie. Ma una situazione così equilibrata, quando entrano in gioco sentimenti e risentimenti, può davvero durare?    

Datato 1974, questo romanzo di Irving precede di qualche anno i successivi capolavori, “Il mondo secondo Garp” (1978) e “Hotel New Hampshire” (1981) e, se da una parte rivela già alcuni topoi dell’Autore (la vita nel microcosmo del campus universitario, il sottile surrealismo nel tratteggiare i personaggi, lo smaliziato interesse per tematiche sessuali), dall’altra mostra uno stile e una ritmica ancora non completamente formati e amalgamati.

Non che il libro sia mal costruito, anzi, al contrario, la struttura – molto classica – regge bene e la vicenda, complicata peraltro da una quantità di divagazioni su Vienna, sulla guerra e sul passato dei vari personaggi, emerge con chiarezza e nitore. Irving, oltretutto, decide (giustamente) di aprire in medias res, con le due coppie già saldamente intrecciate (entangled, potremmo dire, celiando un po’ sulla meccanica quantistica!), e solo con lunghi e articolati flashback ci svela il passato dei personaggi e il modo in cui le coppie stesse si sono formate (galeotta fu Vienna, per entrambe!). La lettura, come sempre con i libri di Irving, scorre piacevole tra arguzie e tocchi di dramma, sempre stemperati, però, da un’ironia e un surrealismo di fondo che saranno poi le cifre stilistiche preponderanti nei migliori romanzi dell’Autore.

Servito però da una traduzione non sempre all’altezza, questo romanzo – va ammesso – conosce anche momenti di noia abbastanza pronunciati, e si avviticchia un po’ troppo attorno a una vicenda sentimental-erotica che non attraversa una reale evoluzione, ma che approda, in compenso, a un finale fin troppo scoppiettante e sopra le righe. Insomma, se per tutto il libro, pur non nascondendo i ricorrenti malumori di Severin, Irving ci racconta dell’apparente armonia di queste due coppie che si intrecciano, negli ultimi due capitoli il patatrack arriva un po’ troppo improvvisamente, e spiazza il lettore con una serie di scene non facili da far passare perché – e questa è una caratteristica di tutta la produzione di Irving – le motivazioni dei personaggi appaiono improvvisamente un po’ labili, difficili da comprendere, come se agissero seguendo un canovaccio, più che rispettando i dati di realtà offerti dal libro.

La stessa caratteristica connota un libro lontano come “In una sola persona”, datato 2012: Irving scrive così, i suoi personaggi sono sempre un po’ sopra le righe, aspirano ad essere assoluti e originali, bizzarri e a tratti inconsulti. Se però nel caso di Garp e della stralunata famiglia di “Hotel New Hampshire” il gioco funziona pressoché alla perfezione (complici delle trame più articolate e originali), in “Doppia coppia” i personaggi non riescono ad essere così assoluti, non assurgono mai a vette di surrealismo tali da giustificarne le stranezze e le bizzarrie.

E così, a partire dalla “seconda nascita” di Utchka, che venne nascosta dalla madre nel ventre di una vacca morta per non farla catturare dai russi nella Vienna del 1945, fino alla ingarbugliata vicenda di Severin Winter, figlio di un’attrice di nessun talento e di un pittore di croste, non si crede mai del tutto a quello che si legge; ci si stupisce e a tratti ci si diverte sinceramente, i rapidi tocchi erotici e la differenza tra i due personaggi femminili – Utchka burrosa e sensuale, Edith algida e cerebrale – funzionano e colorano il libro di tinte interessanti, ma la fondamentale anonimità del protagonista-narratore (sorta di alter ego dell’Autore) e l’inafferrabile carattere del lunatico Severin stemperano tutto, la narrazione qui e là si incaglia in ripetizioni e situazioni stucchevoli (vedi l’episodio con Audrey Cannon) e le motivazioni di fondo dei personaggi stessi, così pervicacemente cercate, finiscono per essere la cosa meno interessante di un libro certo imperfetto, ma pur sempre godibile, grazie all’indubbia sapienza della penna di John Irving.                     

(Recensione scritta ascoltando Françoise Hardy, “Tous les garçons et les filles”)

PREGI:
solo apparentemente scanzonato, in realtà è un romanzo che ambisce a riflettere sulla vita di coppia e sulle sue ipocrisie, sulle tensioni sotterranee che il sesso riesce solo a nascondere, non a cancellare. Molto riusciti alcuni passaggi, ben descritti i personaggi femminili e gradevole il tono di fondo, sospeso tra commedia e dramma passionale

DIFETTI:
troppi episodi di contorno, che vorrebbero forse vivacizzare un racconto fondamentalmente ripetitivo (le due coppie continuano a scambiarsi e intrecciarsi per il 90% del romanzo), e un’evidente difficoltà a far quadrare i “conti psicologici” delle scelte finali dei personaggi, che improvvisamente si scoprono insofferenti e problematici 

CITAZIONE:
“Fu un momento d’imbarazzo e, ecco, d’un tratto Utch ha su il cappotto e se ne sta fra la poltrona di Severin e il sofà, dove siedo io con Edith. “Kvale dei due mi accompagna a casa?” domandò. “Chi mi fa, stasera?” (pag. 66)

GIUDIZIO SINTETICO: **

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO