LA NOTTE RACCOLGO FIORI DI CARNE – Giorgio Pirazzini

# 221 – Giorgio Pirazzini – LA NOTTE RACCOLGO FIORI DI CARNE (Las Vegas Edizioni, 2011, pagg. 109)

Praga, ai giorni nostri: rapito da quattro serial killer che amano chiudere le loro vittime in delle valigie e aspettare che muoiano, per poi “archiviarle” in una stanza sotterranea, il protagonista ha il compito di scrivere – novello Hemingway – le terrificanti avventure di questi quattro decerebrati che, come nelle migliori barzellette, sono di quattro nazionalità diverse. Ma non c’è niente da ridere in questo libriccino “gore” di poche pretese, soprattutto da quando il protagonista decide di ribellarsi e uccide due dei quattro killer, per poi doversela vedere, all’interno di uno scantinato da cui non può uscire, con gli altri due, i più feroci… Che l’unico modo per cavarsela sia diventare a tutti gli effetti loro complice, accettando la contaminazione del Male?  

Non perdiamo tempo: “La notte raccolgo fiori di carne” è un libro, ahimè, scritto coi piedi. Punto. Non ci sarebbe altro da dire, ma a me piace spaccare il capello in quattro, o anche in otto se serve, e allora ci provo ad abbozzare una critica più articolata, e a salvare il salvabile. Anche perché l’idea di Pirazzini merita maggiore considerazione, e anche il bel titolo che ha scelto per questa sua scombiccherata opera: un titolo che, purtroppo, lasciava sperare in ben altro!

La trama in sé non sarebbe neanche malvagia, ma per svilupparla sarebbe servita una penna assai più esperta e smaliziata di quella di questo Autore classe 1977 (come me!) che sembra non aver nemmeno visto “Seven”, il celebre film di David Fincher. Se l’avesse visto, infatti, saprebbe che non è semplicemente possibile che un uomo viva nell’inedia più assoluta per trentanove anni, come uno dei suoi (involontariamente comici) personaggi. Legato a un letto, un uomo impazzisce dopo pochi mesi (in “Seven” c’era voluto un anno, ed era già un po’ tirata per i capelli: figuriamoci trentanove!). Ma, idiozie di trama a parte, è la totale mancanza di reale spessore dei personaggi a stupire, unitamente all’italiano a dir poco approssimativo della scrittura, con costrutti sbagliati, terminologia imprecisa (ed è un eufemismo!) e soprattutto effetti di stile che, nel tentativo di aggredire il lettore con l’orrore più assoluto, riescono nell’esatto contrario, e lo fanno ridere a crepapelle – vuoi per l’ingenuità dei personaggi, vuoi per l’improbabilità della storia, vuoi per la mancanza di connotati dell’ambientazione. Praga? E perché? A che scopo, visto che poi della meravigliosa città ceca non si “vede” niente – e dico niente! – in questo approssimativo libello? Tanto valeva ambientarlo a Cinisello Balsamo o a Ravenna: sarebbe stato persino più plausibile!

Certo, una trama così fumettistica e volutamente estrema, fitta di effettacci horror (braccia e gambe tagliate, cannibalismo, atrocità varie & assortite), non può che porsi come apologo, sorta di fiaba nera che si giova della sospensione dell’incredulità cui tutte le fiabe hanno diritto. Peccato che in questo “Hostel” de noantri sia lo stile a difettare, e a svelare, ahimè, come un’infallibile cartina di tornasole, tutta la pochezza dell’Autore. Perché io posso accettare (quasi) ogni cosa, posso passare sopra le stupidaggini di una trama stiracchiata quant’altre mai (sì, dai, potrei passare sopra anche a un personaggio che – ci dice l’Autore – arriva bellamente ai novantaquattro anni d’età di cui trentanove legato a un letto e nutrito via flebo), ma non su locuzioni come “dopo essere stato chiuso nella valigia sarebbe potuto essere evidente che avrei potuto tentare qualcosa per vendicarmi” (pag. 20) oppure “zoppico vistosamente e solo una lunghissima chirurgia e riabilitazione potranno mettere in sesto il mio piede, forse mai.”

Ma Pirazzini (e il suo editore) si rendono conto che questo non è italiano? Ve ne risparmio altre, ma credetemi (e se non mi credete, procuratevi il libro e leggetelo): di locuzioni così ce ne sono a decine! E sorvoliamo sul francese “Gerald”, che casomai sarà “Gérard” (o Pirazzini non conosce neppure Depardieu?), e su oscenità come “tapparmi lo spirito”, “entrare in macchina nel sedile” (ah, forse che Pirazzini non si limita a poggiare il deretano sul sedile, come facciamo tutti noi poveri mortali? Forse lui entra proprio nella stoffa e nell’imbottitura?), “perdo il senso della fuga” (?) e la paura che ha “acuminato” (e non “acuito”, per non essere banali!) la sensibilità di una delle vittime. E via così, di orrore linguistico in orrore linguistico, per 109 interminabili pagine, in un GrandGuignol in cui non si diverte nessuno, né i tristi carnefici protagonisti di un fumettone splatter che vorrebbe essere metafora “colta” della spietatezza della vita, né, tantomeno, il povero lettore finito – lui sì – preda di un killer spietato che rischia di farlo morire di crepacuore: l’Autore stesso, col suo presunto italiano.              

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(Recensione scritta ascoltando Tito & Tarantula, “After Dark”)

PREGI:
la brevità (relativa, perché già dopo venti pagine si sono trovati otto-dieci erroracci!) e il titolo, quello sì molto bello, anche se fondamentalmente inesplicato (e forse proprio per questo ancor più interessante)

DIFETTI:
brutto in un modo che si fatica a definire, è un libro che delude profondamente perché le premesse sembravano decisamente interessanti. Ma le troppe ingenuità della trama e gli orrori linguistici non perdonano: si legge a naso tappato e occhi socchiusi  

CITAZIONE:
“Spesso passo i miei pomeriggi a leggere seduto per terra con la guancia destra adagiata contro il metallo della porta della camera di Richard, con l’orecchio teso a origliare. Spero di sentire dei rumori e richiamare la sua attenzione e la sua pietà, ma so che non mi aprirà mai. Mi ha chiuso in una valigia più grande in cui posso resistere la tortura per anni.” [Sarebbe resistere alla tortura, ovviamente, ma sorvoliamo…] (pag. 36)

GIUDIZIO SINTETICO: °

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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0
1/2
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*1/2
NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO