IL REGNO – Emmanuel Carrère

# 94 – Emmanuel Carrère – IL REGNO (Adelphi, 2015, pag. 428)

Per circa tre anni, all’epoca del suo primo matrimonio, Emmanuel Carrère è stato cattolico fervente: il libro nasce dal ricordo di quella parentesi di vita – rimasta peraltro unica, per ora, nel percorso dello scrittore – e, attraverso una accurata ma non accademica disamina delle figure di Paolo di Tarso e dell’evangelista Luca, punta a interrogarsi sulla natura storica della figura di Gesù e sul suo personale “enigma del consenso”: perché un criminale comune, un agitatore morto in croce, un bandito come ce ne sono stati tanti (soprattutto nella turbolenta terra degli Ebrei!) ha segnato la storia dell’Umanità così in profondità, al punto da aver creato una spaccatura definitiva tra il mondo prima e il mondo dopo di lui? Perché, in altre parole, il Cristianesimo si è affermato, anziché tramontare in fretta, come il suo fondatore?

Domande impegnative, quelle da cui parte questa impresa di Carrère. Perché di impresa si tratta: scrivere un libro che, con stile narrativo e non saggistico, affronti alcuni dei misteri più fitti del Cristianesimo delle origini, quel primo secolo di epoca cristiana così decisivo e così difficile da ricostruire.

Due sembrano essere le figure cui l’Autore si interessa maggiormente (a parte, ovviamente, quella di Gesù, che fa da “sfondo mobile” a tutto il libro): Paolo e Luca. Il primo può a buon titolo essere considerato il maggior divulgatore del Cristianesimo ai suoi albori: folgorato dalla fede in Cristo sulla celeberrima via di Damasco (mentre si recava in città proprio allo scopo di perseguitare cristiani!), il pagano Saulo si ribattezza “Paolo” e inizia una predicazione matta e disperatissima per le città della Grecia e dell’Asia Minore, con un celebre viaggio a Gerusalemme e con la tappa finale a Roma, dove verrà giustiziato sotto Nerone. Luca, dal canto suo, appare come il più riflessivo e (probabilmente) il più colto degli evangelisti: di professione medico, di origine greca, affascinato dall’ebraismo tout-court e, in particolare, dalla sua inflessione cristiana, Luca è un cronista curioso e appassionato, che sembra riferire con cura notizie apprese da altri, come se avesse svolto, ai suoi tempi, una vera e propria inchiesta su Gesù, e che non ama tanto la dottrina quanto, piuttosto, le ingenue ma bellissime storie di miracoli che la figura di Gesù porta con sé, e le parabole, semplici e significative.

Carrère, indagando sui motivi della propria fede – e della sua fine – non può fare a meno di chiedersi chi fossero veramente questi due pilastri della Chiesa delle origini, della Chiesa prima che si chiamasse Chiesa. Perché non c’è dubbio che il primo secolo sia stato un “tempo eroico” per il Cristianesimo, un tempo in cui non era facile neppure tenere insieme quell’accozzaglia di “fedeli” riuniti in singole comunità che, se abbandonate a sé stesse, avrebbero certamente fatto nascere dieci, venti, trenta, cento Cristianesimi diversi! Quelle stesse comunità – i Corinzi, gli Efesini, i Tessalonicesi… – alle quali Paolo scrisse le celebri lettere, confluite nel canone biblico, che sono le più antiche testimonianze di una teologia cristiana, e dell’elaborazione di una dottrina che avesse nella figura di Gesù il suo fulcro. Ma chi era Gesù? Come può da un comune sobillatore, da un uomo in carne ed ossa che ha bazzicato per alcuni anni quella regione che oggi si chiama Israele, o Palestina, invitando le persone a comportarsi secondo nuovi e inediti valori, come può da un semplice uomo essere scaturito un insegnamento che perdura tutt’oggi, quel complesso di regole e atteggiamenti che chiamiamo “Cristianesimo”?

Rammentandoci che per molti anni Gesù non è stato altro che un brigante morto in croce (la fine più terribile che l’Impero Romano potesse decretare per un individuo), Carrère si interroga sul mistero prima di tutto storico di questa allucinante figura, e sui fatti incredibili a cui sembra dovuta la fede in Lui, a partire dal più eclatante: la resurrezione! Spogliando la religione cristiana di quel misticismo che spesso lo accompagna, tanto nella cattiva letteratura quanto negli atteggiamenti bigotti, e raccontandola come esperienza e come scoperta personale, Carrère ci riporta a una sorta di Cristianesimo primigenio non meno straniante e bizzarro di quello – forse ormai un po’ deteriore – cui rischiamo di esserci abituati, nell’assistere a riti che sembrano aver perso significato e ad atteggiamenti che – nella migliore delle ipotesi – ci fanno sorridere (le madonnine piangenti, le liquefazioni miracolose, le beatificazioni fin troppo generosamente elargite dal Vaticano, ecc…). La semplicità e l’immediatezza di Cristo rivivono nelle pagine di Paolo e di Luca, e anche in quelle di Carrère, suvvia, che per una volta trova il modo di parcheggiare un po’ il suo ingombrante – seppur imprescindibile – “Io” per lanciarsi, e lanciarci, in un viaggio appassionante nei primi anni del Cristianesimo e non solo: un viaggio che, nel Tempo, raccorda quegli anni al nostro presente, e alla “parabola” dell’Autore, con i suoi commenti al Vangelo di Giovanni, con la strana, inquietante figura di Jamie Ottomanelli, con i suoi studi su Philip K. Dick, con le sue crisi matrimoniali e spirituali, con la sua passione per i film pornografici e con la sua insopprimibile voglia di scrivere.

(Recensione scritta ascoltando i Pink Floyd, “Shine On You Crazy Diamond”)

PREGI:
scritto indubbiamente molto bene, è un libro denso e ricco di contenuti – anche e soprattutto culturali – somministrati senza supponenza, un libro che racconta una delle più grandi avventure spirituali del genere umano con apparente leggerezza, e con un indubbio talento nel mescolare vicende personali e dati storici, dogmi religiosi ed esperienza quotidiana, senza fanatismi ma anche senza cinismo   

DIFETTI:
lettura forse poco indicata per chi non ama la speculazione un po’ fine a sé stessa, e per chi non ha il culto della Storia, perché in fondo tutto è Storia nel “Regno”, e la scrittura non è che il mezzo col quale Carrère cerca di chiarirsi il mistero fitto delle origini del Cristianesimo, quel groviglio inestricabile di fatti e miracoli, di accadimenti comprovati e magiche sospensioni dell’incredulità

CITAZIONE:
“No, non credo che Gesù sia risorto. Non credo che un uomo sia tornato dal mondo dei morti. Ma il fatto che lo si possa credere, e che io stesso l’abbia creduto, mi intriga, mi affascina, mi turba, mi sconvolge – non so quale sia il verbo più adatto.” (pag. 244)

GIUDIZIO SINTETICO: ***

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il “sistema Mereghetti”, che va da 0 a 4 “stelline”: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi “classici” di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO