INTERVENTI – Michel Houellebecq

# 317 – Michel Houellebecq – INTERVENTI (La Nave di Teseo, 2022, pagg. 476)

Serie di testi saggistici di Michel Houellebecq (articoli, prefazioni e interviste) pubblicati tra il 1992 e il 2020 su diverse testate e per le più diverse occasioni, che spaziano – quanto ad argomenti – dalla valutazione di altri scrittori e scrittrici alle considerazioni su scienza e religione, dall’analisi delle tematiche di alcuni libri dello stesso Houellebecq alla disamina di fatti di cronaca come la strage della redazione di Charlie Hebdo.

Houellebecq si legge sempre. Che scriva narrativa o saggistica, è un Autore del quale leggerei anche le liste della spesa, se le pubblicasse. Personalmente, e non ne ho mai fatto mistero, lo considero il più grande scrittore vivente, titolo che ha condiviso per vari anni con Philip Roth e che adesso gli appartiene in solitaria, insidiato – ma non raggiunto – da Ian McEwan e da Mario Vargas Llosa (che però non scrive più da alcuni anni).

Perché McEwan non raggiunge Houellebecq? Tecnicamente, si tratta di due mostri, entrambi fenomenali, con McEwan, se possibile, persino più narrativamente efficace di Houellebecq. Ma quest’ultimo, rispetto al grande Autore inglese, ha una carica di causticità e divisività che me lo fa amare pazzamente, io che nella letteratura non cerco il conforto del pensiero comune e del politicamente corretto, bensì le montagne russe mozzafiato dell’inatteso e dello sconvolgente, la verità profonda del coraggio e il rischio del dubbio, dell’azzardo e dell’originalità. Non che McEwan non sia originale, intendiamoci: la sua letteratura è un rosolio, e i temi che affronta sono complessi e interessanti, come dimostra anche il recente “Lezioni”.

Houellebecq, però, ha qualcosa in più, un modo assoluto e provocatorio di affrontare la letteratura e una capacità di scompigliare i benpensanti e i salottieri che mi conquistano in toto. Questa raccolta di articoli e interviste, dunque, non poteva sfuggirmi e, come volevasi dimostrare, Michel è ancora una volta incisivo e a tratti indimenticabile. Ovviamente, non tutti i testi hanno lo stesso rilievo culturale o la stessa efficacia di stile e di scrittura. Si va dagli articoli provocatori ma tutto sommato un po’ di maniera ai pezzi profondi e melanconici, in cui la poetica dell’Autore di capolavori come “Le particelle elementari” e “Piattaforma” vien fuori chiarissima e lancinante. Impareggiabili, poi, alcune interviste: nelle conversazioni, lo spirito mai banale di Houellebecq sembra dare il meglio di sé, con risposte mai scontate su religione e futuro, scienza e tecnologia, storia e filosofia.

Inoltre, l’organizzazione cronologica dei testi, da quelli più lontani nel tempo a quelli più recenti, del 2020, durante la fase più acuta della pandemia, lungi dal banalizzare la raccolta la rende anzi un prezioso documento per ricostruire l’evoluzione nel tempo del pensiero di questo Autore che non si è mai fatto problemi ad esprimersi su questioni complesse e delicate come l’incidenza delle religioni (e in particolare di Cristianesimo e Islam) sul mondo d’oggi e la perenne crisi di un Occidente che non sa più accettarsi per quello che è, che vive di ipocrisia e di politicamente corretto.

Nemico dell’Unione Europea e dell’Islam (sul quale ha scritto pagine di fuoco in “Piattaforma”), uomo formatosi a sinistra ma divenuto inevitabilmente critico nei confronti delle derive salottiere e snob di quella stessa sinistra, Houellebecq è uno scrittore assoluto, capace di toccare tutti i temi con la stessa profondità e con un carico di irriverenza che a mio parere, lungi dal disturbare, induce anzi a ripensare in un’altra luce a quegli stessi temi. Si può benissimo – questo è ovvio – non concordare con Michel su varie cose, ma è impossibile negare che egli abbia rappresentato, e rappresenti, una delle più importanti voci letterarie del mondo, o perlomeno del mondo occidentale, una voce certamente discutibile, ma capace almeno di creare dibattito, di dar vita a una letteratura che non sia semplice svago, innocuo e un po’ paraculo, ma forma d’espressione artistica e filosofica, contributo profondo, per quanto divisivo, alla comunità dei lettori e al formarsi di opinioni e posizioni politiche.

In “Interventi”, pur non essendo un libro di narrativa, c’è un po’ tutto Houellebecq, da quello malinconico che svolge le sue considerazioni sul passato e sulla morte a quello polemico che critica l’Unione Europea e certi scrittori – persino Jacques Prévert! Da quello sardonico e autoironico di certe interviste (molto bella, in particolare, quella con il collega Frédéric Beigbeder) al critico sottile che si esprime su Schopenauer e su Comte, su Huysmans e su Carrère.

 Ogni testo, ogni “intervento” è una sorpresa, e poco importa che qualcuno sia un po’ inferiore ad altri, che ogni tanto ne capiti uno dimenticabile: è sempre un piacere incontrare la scrittura nitida e tagliente di Houellebecq, confrontarsi col suo pensiero, incazzarsi e ridere alle lacrime, scuotere la testa o, il più delle volte, pensare con ammirazione a quanto sia nitida la formulazione del tal pensiero o della tal critica – e a quanto, tanto il primo quanto la seconda, siano fondamentalmente giusti.                           

(Recensione scritta ascoltando i Kraftwerk, “Autobahn”)  

PREGI:
facilissimo da leggere grazie alla brevità di molti dei contributi raccolti, è un libro che si può tranquillamente tenere sulla scrivania e “piluccare” quando se ne ha voglia, senza imporsi la lettura continua e costante che, il più delle volte, è la più consigliata per i testi di narrativa. Sempre brillante ed efficace lo stile

DIFETTI:
qualche intervento, come sempre in raccolte di questo tipo, è un po’ più debole vuoi per il tema, vuoi per l’ispirazione dell’Autore, vuoi per gli interessi personali del lettore, che possono benissimo non coincidere alla perfezione con quelli dello scrittore, chiamato a esprimersi su tanti argomenti. I testi migliori, a mio avviso, sono le interviste e le riflessioni sulla scrittura e sulle assurdità della politica europea

CITAZIONE:
“È molto semplice: gli esseri umani vogliono vivere eppure devono morire. E, data tale premessa, il loro primo desiderio è essere immortali. […] Non trovo noioso ripetere all’infinito ciò che mi piace fare; mi spingo anche più lontano: la vera felicità sta nella ripetizione, nel perpetuo ricominciamento del medesimo, come nella danza e nella musica, per esempio ‘Autobahn’ dei Kraftwerk. Idem per il sesso: quando abbiamo finito, vorremmo ricominciare. La felicità è un’assuefazione.” (pagg. 185 e 187 – dall’intervento “Ho un sogno”)

GIUDIZIO SINTETICO: ***

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO