LA CASA DELLE BELLE ADDORMENTATE – Yasunari Kawabata

# 284 – Yasunari Kawabata – LA CASA DELLE BELLE ADDORMENTATE (Mondadori, 1972, ediz. orig. 1964, pagg. 166)

Raccolta di tre racconti di cui il primo, che dà il titolo all’intero libro, è decisamente il più corposo e significativo: Eguchi, sessantasettenne che sente approssimarsi la vecchiaia, inizia quasi per caso, invitato da un amico, a frequentare una strana casa di tolleranza, gestita da un’enigmatica donna dai modi piuttosto bruschi. In questa casa, ai clienti viene data la possibilità di passare la notte accanto a ragazze profondamente addormentate, impossibili da svegliare, e i frequentatori sono tutti rigorosamente uomini anziani che, dormendo accanto alle ragazze, trovano una strana, deliziosa ma anche dolorosa forma di serenità, una sorta di soffice anticamera della morte. Meno corposi gli altri due testi: in “Uccelli e altri animali”, un uomo vive allevando tutti gli animali che trova e profondendo verso queste creature tutto l’amore di cui è capace, in un rapporto piuttosto morboso tra vita e morte; ne “Il braccio”, infine, un ragazzo riceve da una ragazza il braccio destro “in prestito” per una notte. Lo porta a casa, lo ospita nel suo letto, ci parla e se ne lascia conquistare, fino a tentare di impiantarselo.

Scrittore giapponese classe 1899 (e morto, forse suicida, nel 1972), molto apprezzato nientemeno che da Yukio Mishima, Yasunari Kawabata pubblicò questo curioso libro, questa mini-raccolta di racconti, nel 1964, quando aveva quasi l’età di Eguchi, il protagonista del racconto più riuscito, che non a caso dà il titolo alla piccola silloge e la connota fortemente.

Non c’è dubbio, infatti, che “La casa delle belle addormentate” sia il racconto migliore fra i tre che vengono proposti: delicato e profondo, sardonico e ghignante, disilluso e inquietante ma anche dolce e malinconico, è un testo perfettamente calibrato che, con pochi tocchi, fa emergere caratteri e situazioni, sfruttando persino la personalità – apparentemente impossibile da descrivere – delle ragazze dormienti, che sono invece protagoniste al pari del vecchio Eguchi, sessantasettenne rassegnato all’ingresso nell’età più triste, ma non ancora spento negli ardori e nella curiosità verso il mondo femminile.

Semplice e lineare nella trama, che racconta alcune nottate trascorse dal protagonista nella strana casa di piacere in cui le ragazze si limitano a dormire e non possono in alcun modo essere violate (sono rigorosamente vergini), ma decisamente esplosivo nei contenuti e capace di giocare tanto col concetto di perturbante (seppur rivisitato in salsa orientale) quanto con la magmatica materia del ricordo, “La casa delle belle addormentate” è un gioiellino di stile e di misura, che si legge sospinti da una curiosità strana almeno quanto le situazioni che vi vengono descritte.

E poco importa che il finale sia, in qualche misura, un po’ prevedibile: il racconto resta di alto livello, costruito su un’idea indubbiamente originale e portato avanti per più di cento pagine con uno stile piano e riflessivo attraversato, però, da fiammate improvvise di desiderio e di perversione, da schegge di vitalità che sembrano voler combattere fino in fondo la battaglia (impossibile da vincere, purtroppo) con la morte. Nessuno stupore che il racconto piacesse a Mishima: “La casa delle belle addormentate” è, tutto sommato, un testo coraggioso e assoluto, sottile e perturbante.

Non lo stesso, purtroppo, si può dire degli altri due racconti, che non sono malvagi (Kawabata scriveva indubbiamente bene) ma che non riescono neanche lontanamente ad avere il respiro e l’efficacia del racconto principale. “Uccelli e altri animali” è un decisamente noioso catalogo di volatili (e quadrupedi) accuditi e torturati, cresciuti e guardati morire, fatti accoppiare e gettati via. Una sarabanda in cui crudeltà e amore si mescolano e si confondono, finendo per apparire le due facce della stessa medaglia. “Il braccio”, invece, ha tratti rothiani e ricorda “Il seno”, celebre novella dello scrittore di Newark (testo comunque successivo, quindi casomai sarebbe “Il seno” a rimandare al “Braccio”, e non viceversa). Ossessivo e inesplicabile, pura allucinazione di un uomo che esplora il corpo come se fosse un paesaggio alieno, il racconto non è malvagio ma manca sia di ironia quanto di un finale efficace, e finisce per sembrare un bozzetto dell’orrore di cui sfuggono le reali finalità.

Dovendo dare un giudizio all’intera silloge, e non solo a un racconto, non possiamo che togliere almeno una stellina, e assestarci su un voto medio, anche in considerazione del fatto che, dopo la lettura della “Casa delle belle addormentate” con la sua sottile e pervasiva carica erotica, gli altri due testi hanno veramente poco da aggiungere. La penna di Kawabata è comunque piacevole e precisa, e quello speso a leggerlo non è tempo perso.               

(Recensione scritta ascoltando Hania Rani, “Don’t Break My Heart”)

PREGI:
una scrittura apparentemente semplice e piana ma in realtà venata di tensioni e inquietudini, e caratterizzata da una carica erotica appena accennata ma molto pervasiva e palpabile. Bello e originale, in particolare, il racconto che dà il titolo alla raccolta

DIFETTI:
gli altri due testi sono decisamente inferiori al primo, e nel complesso la piccola silloge si lascia leggere ma senza mai entusiasmare davvero, come se tra il lettore e lo scrittore ci fosse – costantemente alzata – una barriera invisibile e impermeabile

CITAZIONE:
“Nulla pareva a Eguchi bello quanto il viso di una giovane donna addormentata, di un sonno senza sogni. La si poteva definire la più dolce consolazione di questo mondo? Nessuna donna, per quanto bella, può nascondere nel sonno gli anni. E anche se non è bella, è quello il momento in cui il suo viso è più piacevole.” (pagg. 65-66 – dal racconto “La casa delle belle addormentate”)

GIUDIZIO SINTETICO: **

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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1/2
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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO