LECTIO BREVIS / 133

Testi, pre-testi, divagazioni e spunti minimi intorno a libri letti, riletti, sfogliati

A cura di Roberto Mandile

PUNTATA 133
ISOLE E PASSIONI PROIBITE
Reali o non trovate, meta di vacanze e terre sfuggenti, sfondo di amori, ossessioni e pulsioni

George Simenon – IL CLAN DEI MAHÉ (1946)

Di cosa parla: La vita del medico trentaquattrenne François Mahé cambia quando, nel corso di una vacanza con la famiglia, moglie e due figli, sull’isola di Porquerolles, viene chiamato al capezzale della signora Klamm, che trova già morta al suo arrivo. Mahé è colpito dall’indigenza della famiglia, e resta in particolare turbato dalla maggiore delle tre figlie, l’adolescente Elisabeth. Al termine della vacanza, il pensiero della ragazza tormenterà a tal punto François da fargli decidere di tornare sull’isola anche l’anno dopo e l’anno dopo ancora…

Commento: Porquerolles fa parte dell’arcipelago delle Isole di Hyères, in Provenza. Porquerolles è l’isola in cui Georges Simenon e la prima moglie, Régine Renchon, detta Tigy, trascorsero lunghi periodi di vacanza tra gli anni Venti e gli anni Trenta. Nella vastissima opera dello scrittore belga, è difficile non cogliere echi autobiografici, ma Simenon, da grande scrittore qual è, dissimula sempre le allusioni, specie quelle più scabrose. Al di là, dunque, dell’ambientazione a Porquerolles, è arduo cercare nel libro altri riferimenti personali. Anche perché, attraverso la figura del protagonista, tipico personaggio dei romanzi di Simenon, l’autore racconta la storia di un’ossessione inconfessabile che mette a nudo, con lucidissima ostinazione, le angosciose contraddizioni del ruolo maschile nella modernità. Le chiavi di lettura più immediate, quella socioeconomica (basata sulla differenza di status tra il dottor Mahé e Elisabeth) e quella anagrafica (fondata sul divario di età), si intrecciano ma finiscono, per certi versi, per restare sullo sfondo, anche perché Simenon sembra insistere sulla relazione scivolosa tra l’uomo e l’ambiente, tra le pulsioni più istintive che travolgono François e la bellezza del paesaggio di Porquerolles. Non a caso il titolo originario del romanzo era “Il dottore e l’isola”, a suggerire un legame fortissimo che, nel finale, si salderà in modo irreparabile.

GIUDIZIO: ***

Michel Houellebecq – LANZAROTE (2000)

Di cosa parla: Un uomo (forse lo stesso autore), per sottrarsi alla noia della vita parigina, decide di concedersi un soggiorno di una settimana nell’isola di Lanzarote, nell’arcipelago delle Canarie. Qui fa la conoscenza di Rudi, un belga piuttosto taciturno e sfuggente, e di Pam e Barbara, due ragazze tedesche assai disinibite. I quattro, durante un’escursione che li porta a scoprire i luoghi più selvaggi dell’isola, dominata da un paesaggio vulcanico quasi lunare, vivono un’avventura sessuale. Ma, qualche giorno dopo, Rudi se ne andrà dopo aver informato con una lettera il protagonista dell’intenzione di aderire alla setta degli azraeliani, secondo la quale la vita sulla Terra è il frutto di un esperimento genetico condotto da alcuni extraterrestri…

Commento: Costruito (furbamente?) sul crinale scivoloso tra letteratura e autobiografia, è un racconto lungo in cui Houellebecq, per certi versi, anticipa temi che saranno centrali in romanzi successivi, Piattaforma e soprattutto La possibilità di un’isola. Ma a ben vedere, come si capisce specialmente dal finale, all’autore interessa in particolare la frattura interna all’Occidente tra la banalità abissale di una società ipocrita e perbenista, assuefatta ai riti laici del divertimento organizzato e standardizzato (come quello del Capodanno del nuovo millennio) e una vitalità fatta di istinti naturali e pulsioni sessuali che possono trovare sfogo solo nello spazio fisico di Lanzarote, con il suo paesaggio così primitivo, o in quello, apparentemente metafisico e in realtà artificiale, della setta azraeliana. Il problema è che, al di là degli elementi provocatori che Houellebecq inserisce nella storia (la conclusione, spiazzante, è anche però inquietante per la freddezza con cui viene presentata), non tutto convince sul piano narrativo: sarà l’esilità del racconto, sarà la scarsa caratterizzazione dei personaggi (il più interessante è senz’altro Rudi), ma l’impressione è di essere in presenza di un abbozzo che si regge su un’intuizione in sé interessante e tuttavia appena sviluppata. Il ricco apparato di fotografie dell’isola, scattate dallo stesso autore, è la migliore illustrazione dell’idea, presente nel libro, che Lanzarote sia il luogo ideale per un nuovo possibile incontro tra gli azraeliani e gli extraterrestri.

GIUDIZIO: **½

PRE-TESTI, DIVAGAZIONI
E SPUNTI MINIMI

“Hercule Poirot era deluso di Rodi. Era venuto a Rodi per riposarsi e per fare una vacanza. Una vacanza, soprattutto, dal crimine. Gli era stato detto che, verso la fine di ottobre, Rodi sarebbe stata quasi deserta. Un luogo tranquillo e isolato.”

Quando Agatha Christie pubblica Triangolo a Rodi, nel 1937, Rodi è da più di vent’anni possesso italiano. Ma, nel racconto, è popolata quasi solo da inglesi in vacanza. Naturalmente, le aspettative di Poirot – ma non quelle del lettore – andranno deluse e il soggiorno sarà funestato da un delitto (nello stesso anno, e con le stesse modalità il detective belga si vedrà rovinata anche una crociera in Egitto, in Poirot sul Nilo): la vittima è una donna molto bella, sposata, ma oggetto delle attenzioni di un altro uomo, a sua volta sposato. Sembra il solito triangolo amoroso, ma agli occhi acuti dell’investigatore e alle sue infallibili celluline grigie non sfugge nulla, e il crimine passionale che si consumerà (arma del delitto: un cocktail avvelenato) sarà risolto giusto in tempo per la fine della vacanza.

Se le passioni proibite paiono trovare nelle isole il luogo adatto per esplodere, l’isola più bella non è quella agognata dagli amanti o da uomini in preda a ossessioni e pulsioni erotiche, ma, come insegna J.M. Barrie, l’inventore di Peter Pan, è l’Isola che non c’è o, come dice Guido Gozzano, l’Isola Non-Trovata:   

I
Ma bella più di tutte l’Isola Non-Trovata:
quella che il Re di Spagna s’ebbe da suo cugino
il Re di Portogallo con firma sugellata
e bulla del Pontefice in gotico latino.

L’Infante fece vela pel regno favoloso,
vide le fortunate: Iunonia, Gorgo, Hera
e il Mare di Sargasso e il Mare Tenebroso
quell’isola cercando… Ma l’isola non c’era.

Invano le galee panciute a vele tonde,
le caravelle invano armarono la prora:
con pace del Pontefice l’isola si nasconde,
e Portogallo e Spagna la cercano tuttora.

II
L’isola esiste. Appare talora di lontano
tra Teneriffe e Palma, soffusa di mistero:
“…l’Isola Non-Trovata!” Il buon Canarïano
dal Picco alto di Teyde l’addita al forestiero.

La segnano le carte antiche dei corsari.
…Hifola da – trovarfi? …Hifola pellegrina?…
È l’isola fatata che scivola sui mari;
talora i naviganti la vedono vicina…

Radono con le prore quella beata riva:
tra fiori mai veduti svettano palme somme,
odora la divina foresta spessa e viva,
lacrima il cardamomo, trasudano le gomme…

S’annuncia col profumo, come una cortigiana,
l’Isola Non-Trovata… Ma, se il pilota avanza,
rapida si dilegua come parvenza vana,
si tinge dell’azzurro color di lontananza…

Gozzano

Testi citati
Agatha Christie – TRIANGOLO A RODI, in “Quattro casi per Hercule Poirot” (1937)
Guido Gozzano – LA PIÙ BELLA (1913)