LA GRANDE RAPINA DI NIZZA – Ken Follett & René Louis Maurice

# 275 – Ken Follett & René Louis Maurice – LA GRANDE RAPINA DI NIZZA (Newton Compton, 1996, ediz. orig. 1978, pagg. 190)

Nel luglio del 1976, a Nizza, una formidabile banda di rapinatori capitanata da Albert Spaggiari, ex-militare che combatté per la Francia in Indocina, estremista di destra e membro dell’OAS, l’organizzazione che si opponeva all’indipendenza dell’Algeria dalla Francia, compì quella che sarebbe stata definita “la rapina dl secolo”: più di cento milioni di franchi (qualcuno dice centoventi o anche centocinquanta!) furono sottratti dal caveau della Societé Générale, una delle maggiori banche francesi, sans arms, sans haine e sans violence, come i rapinatori lasciarono scritto sul muro del caveau stesso prima di battersela, ovvero “senz’armi, senza odio e senza violenza.” Entrati un sabato grazie al paziente e incredibile scavo di un tunnel che si diramava dalle fogne di Nizza, i rapinatori, dopo aver saldato la porta blindata dall’interno, rimasero nel caveau per tutto il weekend, soffiando tutto quello che potevano soffiare, seguendo un piano studiato nei minimi dettagli e scomparendo poi nel nulla col più favoloso bottino che fosse mai stato fatto in Francia. Le indagini della Polizia avrebbero portato a fare una luce solo parziale sulla vicenda: come poterono i “topi di fogna” (come la stampa battezzò i rapinatori) scavare per settimane sotto Nizza senza che nessuno se ne accorgesse? Qualcuno li aveva protetti? E chi? Quali erano i contatti altolocati di quell’incredibile Vallanzasca francese che fu Albert Spaggiari, capace, dopo essere stato catturato, di evadere dal carcere e sparire in Sudamerica, anche grazie ai suoi amici di estrema destra?

Instant-book a metà tra narrativa e inchiesta, uscito appena due anni dopo i fatti, nel 1978, e firmato da Ken Follett assieme ai tre giornalisti francesi che seguirono la vicenda sui giornali, celati sotto lo pseudonimo “René Louis Maurice”, “La grande rapina di Nizza” (il cui titolo originale, più suggestivo, è “The rats of Nice”) è un’affrettata e poco lucida rievocazione degli eventi che hanno portato dapprima alla realizzazione della più grande rapina di sempre in terra francese e, in secondo luogo, alla ricerca e alla condanna dei colpevoli – o di alcuni di essi, visto che altri non sono mai stati individuati e lo stesso Spaggiari, capo riconosciuto della banda, si diede alla macchia in Sudamerica dopo una rocambolesca fuga dal Tribunale di Nizza.

Albert Spaggiari

Ora, se la poca lucidità si può ascrivere al fatto che Follett & Co. hanno buttato giù il libro a poco tempo dai fatti, riuscendo purtuttavia a far emergere con una certa chiarezza il fascino della figura guascona e sfuggente di Spaggiari, sorta di Vallanzasca francese non violento e bonvivant, va altresì detto, però, che l’edizione italiana è un po’ raffazzonata e palesemente mal tradotta, editata in modo svogliato giusto per sfruttare la notorietà del nome che – più grande degli altri – campeggia in copertina: quello di Ken Follett, ovviamente, Autore di best seller conclamati e scrittore da milioni di copie. Insomma, è impossibile non vedere dietro a questa “Grande rapina di Nizza” un’operazione editoriale piuttosto bieca, un libro veloce e facile da leggere, spinto da un grande nome e pensato esclusivamente per vendere copie.

La ricostruzione del crimine, infatti, è piuttosto dozzinale, per non parlare di quella delle indagini, quasi inesistente e piena di buchi. Si salva solo il lavoro sulla figura di Spaggiari, impreziosito da un paio di aggiunte apportate negli anni successivi (l’edizione Newton Compton è del 1996) che consentono al lettore di seguirne perlomeno l’intera parabola esistenziale, anche se si sente la mancanza di più di un approfondimento. Il taglio della scrittura è asciutto e molto americano, garantito da Follett, che tutto sommato, piaccia o no, un libro sa benissimo come lo si scrive, mentre resta abbastanza oscuro l’apporto che possono aver fornito i tre anonimi giornalisti francesi, visto che le informazioni sulle quali l’Autore americano ha lavorato sono palesemente poche e parziali.

Naturalmente, non è il caso di essere troppo severi nei confronti di un libro esile ma tutto sommato onesto, che svolge perlomeno la funzione di dare a chi non ha mai sentito la storia dei “topi di Nizza” la proverbiale infarinatura, rimandando per approfondimenti a letture più specifiche. Se si ama Nizza quanto la ama il sottoscritto, oltretutto, è impossibile non divertirsi, leggendo nomi di vie lungo le quali si è passeggiato mille volte e scoprendo qualche nuovo aneddoto sulla storia della città. Per una valutazione positiva, complice la traduzione davvero bruttina, resta troppo poco, ma certo non ci si annoia e si chiude il libro con la voglia di cercarne un altro – migliore – per saperne di più su Albert Spaggiari e la sua straordinaria banda.                 

(Recensione scritta ascoltando Angelo Branduardi, “Il ladro”)

PREGI:
molto asciutto e dal taglio cronachistico, senza svolazzi e abbellimenti, è una ricostruzione minimale dei fatti che non nasconde l’ammirazione degli Autori per la figura di Spaggiari, appena controbilanciata dal giudizio un po’ forzatamente negativo che ne viene dato alla fine. Lettura facile e tutto sommato abbastanza piacevole, soprattutto se si conosce Nizza! 

DIFETTI:
mal tradotto e poco curato (ma io dico, è possibile che in un passaggio il famoso personaggio televisivo venga chiamato “commissario Colombo”? Ma può Ken Follett non sapere che Colombo è tenente?), scritto in fretta e non molto approfondito, è un libro che vive di singoli momenti (bella l’evasione di Spaggiari!) ma che non riesce a costruire una narrazione complessiva – e convincente – del celebre caso   

CITAZIONE:
“La Renault 6 sul cui cofano è atterrato sembra demolita, la carrozzeria deve essere rifatta ex novo. Il proprietario, Monsieur Gonzales, si sente morire. La sua macchina era praticamente nuova. […] Non può far altro che recarsi alla polizia e sporgere querela per danni materiali contro Albert Spaggiari. […] Qualche giorno dopo Monsieur Gonzales riceve un vaglia di importo pari a quello delle spese sostenute per riparare l’auto. Spaggiari vi ha aggiunto anche qualche parola di ringraziamento.” (pagg. 164-65)

GIUDIZIO SINTETICO:

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO