AFA – Eduard von Keyserling

# 276 – Eduard von Keyserling – AFA (Adelphi, 2000, ediz. orig. 1906, pagg. 103)

Bocciato, a sorpresa, all’esame di maturità, il diciottenne Bill, per espiare e prepararsi all’umiliante esame di recupero, deve passare tutta l’estate con suo padre in una sperduta tenuta di famiglia, in campagna, mentre sua madre e le sue sorelle sono al mare, a divertirsi. Ad aggravare la situazione, il fatto che Bill e suo padre siano praticamente degli estranei: uomo d’affari duro e distaccato, con una massima per ogni cosa e abituato a lavorare duramente per ottenere i suoi successi, il padre di Bill cerca di motivare il figlio dopo l’inatteso insuccesso scolastico, ma riesce soltanto ad allargare il divario tra loro, fatto di un silente risentimento, di un sordo rancore. L’arrivo delle cugine Ellita e Gertrude e l’infatuazione di Bill per quest’ultima sembrano stemperare la cupezza dell’atmosfera, ma l’annuncio del fidanzamento tra Ellita e un altro cugino, Went, crea inattesi scompensi nel fragile equilibrio della magione, come fosse una palla di vetro che qualcuno ogni tanto si diverte ad agitare. Perché Ellita e il padre di Bill sembrano nascondere qualcosa? E perché nulla di ciò che fa Bill sembra incontrare il favore dell’austero genitore? I misteri si scioglieranno in un finale sorprendentemente drammatico, ma anche – se possibile – vitale e aperto al futuro.

Una novella come “Afa” si può solo definire “mirabile”: mai, a mio avviso, von Keyserling ha raggiunto simili vette di pregnanza e di lucidità, in un brevissimo arco di pagine (poco più di cento) che raccontano lo spicchio di un’estate malinconica, calda e rafferma, eppure attraversata da una vitalità prorompente (ben simboleggiata dalla servitù della tenuta, a partire dalla contadina Margush, che ama cantare durante la notte e non disdegna le avventure sentimentali e sessuali), sempre sul punto di esplodere libera e indisciplinata, ma poi immancabilmente soffocata dalle regole, dalle convenzioni, dalle disposizioni paterne, dai doveri sociali.

Von Keyserling è stato spesso indicato come uno dei principali cantori della Belle Époque, e uno dei più straordinari narratori di quello che Stefan Zweig avrebbe definito “il mondo di ieri”, le Monarchie Centrali e la Mitteleuropa precedenti la Prima Guerra Mondiale. Ebbene, “Afa” – pubblicato per la prima volta nel 1906 – è un piccolo, straordinario quadro di quella società stratificata e classista, bloccata nelle sue stesse, ferree logiche, delle quali è in grado di percepire l’assurdità, ma che non riesce a scardinare, fino a quando un evento imprevisto e talmente assurdo da non essere spiegabile con le consuete categorie di pensiero non giunge a rimettere – forse – tutto in discussione, e ad aprire al giovane Bill le porte di un futuro tutto da costruire e da immaginare. Magistralmente calato nell’atmosfera rorida e afosa di un’estate in campagna, con i suoi acquazzoni falsamente liberatori e le sue notti in cui si fatica a dormire per il caldo, “Afa” è un gioiello di equilibrio e consapevolezza, una novella in cui non c’è una frase fuori posto, non un dettaglio inutile o mal speso, non un tono sbagliato.

Von Keyserling dimostra di padroneggiare alla perfezione la materia del racconto, e lo costruisce con la precisione di un anatomo-patologo che esegua un’autopsia, ma senza eccessiva freddezza: il racconto, anzi, vive di improvvisi scoppi di vitalità e di desiderio, in un reticolo di speranze e invidie, di cose non dette e di sospetti che sembrano quasi, a un certo punto, contribuire alla costruzione di un giallo. E c’è, in effetti, anche un piccolo addentellato giallo in questa novella levigata e perfetta come una biglia di vetro, che l’Autore spinge avanti con apparente facilità, e in realtà cesellando con cura ogni parola, ogni tono, ogni descrizione, e raggiungendo una perfezione che neanche nei suoi testi più famosi si ravvisa.

Certo, lo stile risente un po’ dell’età ragguardevole dell’opera, che supera il secolo ma che, tutto sommato, se lo porta più che bene, perché, fatte salve le caratteristiche dovute al gusto letterario d’inizio secolo, con la sua inevitabile leziosità in certi passaggi e nella descrizione delle azioni dei personaggi, va detto che in “Afa” non succede niente di fine a sé stesso, e la novella non cede mai al patetismo nella costruzione dei caratteri e dei rapporti tra i personaggi o alla maniera nella descrizione degli ambienti, che invece emergono con luminosa vividezza dalla penna di Keyserling, fino a un finale straordinario non tanto per ciò che accade (che pure è un bel colpo di scena) quanto piuttosto per la lucidità del tessuto narrativo, che non cede di un millimetro e, salvaguardando la sua enigmaticità di fondo, finisce per somigliare a un quadro di De Chirico: misterioso ed emozionale, inesplicabile eppure così tremendamente efficace nel suscitare nello spettatore un senso di vita e, allo stesso tempo, di mistero e di angoscia senza eguali.

Giorgio De Chirico, "Mistero e malinconia di una strada" (Olio su tela, 1960)
Giorgio De Chirico, “Mistero e malinconia di una strada” (Olio su tela, 1960)

(Recensione scritta ascoltando “Nightcall” nella versione dei London Grammar)

PREGI:
Von Keyserling, semplicemente, scrive bene: leggere per credere! Scrittore spesso sottovalutato forse perché molto posato e delicato nelle sue descrizioni, che possono apparire bozzettistiche a una lettura affrettata, egli è stato in realtà il veicolo di tensioni e drammi insospettabili e la voce di un’intera epoca che si avviava a tramontare. Panico ed enigmatico, “Afa” è un gioiello di lucidità e stile 

DIFETTI:
qui e là un po’ di manierismo tardo-ottocentesco fa inevitabilmente capolino, ma è un peccato veniale  

CITAZIONE:
“Nel crepuscolo estivo la campagna si adagiava in una quiete senza fine, e tuttavia mi sembrava che in quelle ombre e in quella pace si nascondessero sogni e promesse che accendevano il sangue.” (pag. 14)

GIUDIZIO SINTETICO: ***½

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO