LANZAROTE – Michel Houellebecq

# 224 – Michel Houellebecq – LANZAROTE (Bompiani, 2016, ediz. orig. 2000, pagg. 71 + 80 di illustrazioni)

Un uomo (lo stesso Houellebecq?), esasperato dalla vacuità della vita occidentale, lascia Parigi e si reca sulla selvaggia e primitiva Lanzarote, isola vulcanica non ancora del tutto scoperta dal turismo di massa. Qui incontra due discinte turiste tedesche, Pam e Barbara, palesemente in cerca di avventure sessuali e Rudi, un belga pingue e timido, complessato e problematico. Questo strano quartetto avvia un altrettanto strano ménage che dura fino a quando Rudi scompare, lasciando al protagonista una lettera con la quale lo informa di volersi aggregare, per dare un senso e una direzione alla propria esistenza, alla neonata setta degli azrealiani, con la quale è entrato in contatto proprio a Lanzarote. Il finale sarà pirotecnico, e inatteso.

Palesemente autobiografico (almeno in parte) e decisamente preparatorio di quel romanzo per certi versi incredibile che sarà “La possibilità di un’isola”, questo romanzo breve corredato da alcune affascinanti fotografie scattate dall’Autore stesso sull’arida e inquietante Lanzarote è un testo denso e germinale, tanto efficace nella scelta di uno stile diretto e senza fronzoli quanto (volutamente) sospeso ed enigmatico, con un finale tra i più bizzarri di tutta la produzione houellebecquiana, che funge – giustappunto – da introduzione a quello che sarà uno dei temi centrali de “La possibilità di un’isola”: l’affermarsi ex novo di una religione potentissima che unisce mistica e tecnologia alla ricerca di un nuovo Eden, di cui Lanzarote (l’isola per eccellenza secondo Houellebecq, Autore nato su un’isola – Réunion – e ossessionato dal tema dell’insularità!) non è che la mise en abyme.

Come tutti i protagonisti houellebecquiani, anche quello di “Lanzarote” (forse più smaccatamente autobiografico di altri) è un uomo nauseato dal livello di ipocrisia raggiunto dalla civiltà umana, in particolare da quella occidentale, che sull’ipocrisia addirittura si regge: bandita qualunque consapevolezza della morte, il mondo da cui il protagonista del breve romanzo fugge inorridito è sessualmente castrante anche se non può fare a meno di portare i desideri degli individui a livelli estremi, grazie alla pubblicità e alla sempre più elevata offerta di beni e servizi. Concettualmente spaccato da questo inevitabile, leopardiano iato tra il desiderare senza freni e il non poter soddisfare i desideri, vuoi per limiti economici, vuoi per complesse quanto ambigue questioni morali, il mondo descritto da Houellebecq appare soprattutto alla disperata ricerca di un senso, e perché non potrebbe trovarlo in una nuova religione, assodata l’impossibilità delle grandi religioni monoteiste – Cristianesimo e Islam – di soddisfare tutte le aspettative dei loro adepti?

In questo senso, il vero protagonista del romanzo non è tanto Houellebecq (o il suo alter ego) quanto piuttosto Rudi, il povero poliziotto belga dalla vita matrimoniale fallimentare che va a Lanzarote in cerca di avventure sessuali che poi non ha il coraggio di vivere fino in fondo. Vero emblema dell’uomo occidentale, de-sensualizzato da una vita che non lo pone più a contatto con la Natura ma, purtuttavia, attraversato da tensioni e necessità cui non sa dare nome, e che certo la comoda e smaltata vita borghese non può soddisfare, Rudi è una delle (tragiche) “figure in evoluzione” della letteratura di Houellebecq, un uomo di transizione, destinato – suo malgrado – a fare qualcosa di grande, a estendere il proprio personale cupio dissolvi all’intera umanità, o perlomeno alla sua componente occidentale e iper-civilizzata.

Tutto raccolto in pochi giorni di arco narrativo, e nel microcosmo fertile e germinale dell’isola di Lanzarote, possibile punto di (ri)partenza per l’essere umano consapevole della propria natura di “desideratore”, questo piccolo romanzo non può soddisfare appieno chi cerchi racconti più articolati e variegati (per intenderci, è impossibile paragonare “Lanzarote” a “Piattaforma” o a “Le particelle elementari”), ma per avvicinarsi al mondo di Houellebecq è probabilmente il testo più indicato, fermo restando che non ha la verve e la sconvolgente carica iconoclastica di “Estensione del dominio della lotta”. Esplicito e attraversato da uno stupor mundi che non si ritroverà più nell’opera del grande scrittore francese fino ad “Annientare”, “Lanzarote” è un racconto per amplessi e immagini, meno riflessivo e più visivo rispetto ad altri romanzi di Houellebecq, immediato e diretto nel tratteggiare i personaggi, ma sempre fenomenale nel trovarne e sottolinearne le ambiguità e le contraddizioni.                 

(Recensione scritta ascoltando The Beloved, “Sweet Harmony”)

PREGI:
lettura veloce e stupefacente, dallo stile efficacissimo (a patto che non ci si imbarazzi per le scene di sesso, a tratti anche più esplicite e dirette che in altri romanzi dello stesso Autore), “Lanzarote” è impreziosito dalle belle immagini fotografiche e rappresenta una perfetta “introduzione” ai romanzi maggiori di Michel Houellebecq

DIFETTI:
fatalmente un po’ esile nell’arco narrativo e nello sviluppo dei personaggi, “Lanzarote” trova allo stesso tempo il suo punto di forza e il suo tallone d’Achille nel finale, che passa via in un attimo, sconvolgente ma anche – per forza di cose – non approfondito, improvviso e quasi decontestualizzato, ma privo della forza intrinsecamente narrativa del finale – per certi aspetti persino più “tronco”! – di “Estensione del dominio della lotta” che, complessivamente, pur potendo essere considerato un romanzo gemello di “Lanzarote”, resta a mio avviso nettamente superiore  

CITAZIONE:
“Abbracciai Pam e le diedi dei piccoli baci sule spalle e sul collo, mentre Barbara cominciava a leccarla. Dopo qualche minuto Pam godette, quasi con calma, in una cascata di mugolii striduli. Ero sfinito, e mi diressi verso il letto supplementare – praticamente una culla – mentre Pam e Barbara continuavano a carezzarsi e leccarsi nel letto grande. Ero nudo e felice. Sapevo che avrei dormito benissimo.” (pag. 51)

GIUDIZIO SINTETICO: **½

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO