L’ARCANGELO DEGLI SCACCHI – Paolo Maurensig

# 259 – Paolo Maurensig – L’ARCANGELO DEGLI SCACCHI (Mondadori, 2013, pagg. 201)

Nato a New Orleans nel 1837 in una famiglia ricca e altolocata, Paul Morphy è stato uno dei più sorprendenti giocatori di scacchi della storia: dopo aver imparato a giocare guardando le partite fra suo padre e suo zio, a dodici anni era già in grado di battere i più forti giocatori (adulti) dei circoli cittadini. Campione americano nel 1857 con una strepitosa serie di partite contro Louis Paulsen, Morphy intraprese in seguito un lungo viaggio in Europa a caccia di avversari, con l’ambizione di sfidare e battere quello che all’epoca era considerato il più forte giocatore del ondo, l’inglese Howard Staunton. Il tour europeo però si trascinerà per quasi due anni di delusione in delusione, perché Staunton sfuggirà la sfida e non perderà mai occasione per mettere in cattiva luce il suo giovane e ossessivo avversario. Al rientro negli Stati Uniti, tra lo scoppio della Guerra di Secessione e l’aggravarsi delle turbe psichiche che sempre lo avevano afflitto (paranoia, ipocondria), Morphy finirà per ritirarsi a vita privata, dopo aver tentato invano di esercitare la professione di avvocato, e non toccherà più una scacchiera, se non per rievocare antiche partite. La sua vita si concluderà improvvisamente, per un colpo apoplettico, nel 1884, lasciando negli appassionati di scacchi il rammarico per i match mai disputati di quello che è a tutti gli effetti uno dei più grandi genî scacchistici di tutti i tempi.  

Paolo Maurensig è da sempre un grande cantore degli scacchi, gioco che è al centro del suo libro più celebre, quella “Variante di Lüneburg” che lo rivelò al grande pubblico. Con questo “Arcangelo degli scacchi”, corredato dal significativo sottotitolo “Vita segreta di Paul Morphy”, l’Autore si dedica a raccontare – immaginando un memoriale scritto in prima persona dallo stesso Morphy – gli snodi essenziali di una vita tutto sommato misteriosa, quella di un ragazzo fragile e un po’ effeminato (da bambino veniva spesso scambiato per una bambina), nevrotico ma anche capace di incanalare le energie nella passione bruciante per gli scacchi, vero e proprio toccasana per il suo spirito inquieto, afflitto sin da giovane da manie di persecuzione e attacchi di paranoia che sarebbero peggiorati con l’avanzare dell’età.

Il Morphy di Maurensig è un personaggio che non fa nulla per farsi benvolere, né dagli altri personaggi (tutti rigorosamente storici) che incrociano la sua vita e la sua avventura scacchistica, né dal lettore, che nelle pagine dell’immaginario memoriale trova notazioni fredde e spesso anaffettive, nonché l’ammissione candida di certe storture di carattere e di certe bizzarre ossessioni (per esempio, quella di acquistare scarpe femminili, che Paul disponeva poi in camera sua, passando ore ad ammirarne le fattezze). Incentrato perlopiù sul viaggio in Europa che avrebbe dovuto essere coronato dall’incontro con il fortissimo campione inglese Staunton, e che invece si rivelò – da questo punto di vista – un fiasco, il memoriale immaginato da Maurensig è scandito in capitoli i cui titoli sono le mosse di una celebre partita di scacchi (tra Morphy e Paulsen del 1857), come se il libro stesso volesse giocare a scacchi con il lettore, tessendogli attorno una trama fatta di spinte di pedone e arrocchi, di sacrifici di pezzi e tranelli micidiali.

Eppure, quello che manca al libro è proprio questo: una suspense che ne animi i passaggi e le svolte. L’intera vicenda è rievocata da un Morphy ormai ritiratosi e in grado di guardare alla sua esperienza scacchistica con supremo distacco, un distacco che finisce per contagiare anche il lettore, complice il fatto che gli incontri scacchistici – stranamente – non vengono mai decritti con dovizia di particolari, ma scivolano via, al contrario, in un certo anonimato, come se tutte le partite non fossero che un’unica, grande partita, il libro stesso, appunto, scandito dalle mosse della bellissima Paulsen-Morphy del 1857, conclusasi con una brillante vittoria di quest’ultimo.

Ci sono stranamente pochi scacchi, in questo libro sugli scacchi, e anche i tratti caratteriali bizzarri e devianti del protagonista sono resi in maniera un po’ forzata, con ammissioni che difficilmente una persona affetta da quei problemi psicologici avrebbe fatto. Intelligente ma artificioso, “L’Arcangelo degli scacchi” ricostruisce piuttosto bene i principali snodi della vita (per molti aspetti ancor oggi enigmatica) del suo protagonista, ma lo fa rinunciando a qualsiasi pathos e con un’andatura francamente un po’ monotona e ripetitiva, e con uno stile che, anche se adeguato al “tipo” che sembra essere stato Paul Morphy, è pedante e precisino, cavilloso e giustificatorio.

Concentrandosi spesso sulle minuzie e sulle idiosincrasie di un personaggio complesso almeno quanto complessato, Maurensig offre un quadro indubbiamente puntuale di un’epoca e di un modo, quello “romantico”, di vivere il gioco degli scacchi, ma non riesce, a mio parere, a conquistare il cuore del lettore, che legge, capisce e approva ma non palpita, non parteggia e non spasima per nessuno, neanche per l’eroe indiscusso del libro, che resta enigmatico e distante come una partita geniale risolta da un brillante sacrificio di Donna.                       

(Recensione scritta ascoltando Johann Sebastian Bach, “Concerto n.1 in re minore per clavicembalo e orchestra, BWV 1052”)

PREGI:
un’autentica curiosità per la figura enigmatica di Morphy traspare chiaramente, ed è apprezzabile che l’Autore non abbellisca troppo il mondo schiavistico del Sud, di cui è originario il geniale scacchista. Efficace e ambigua anche la figura del suo segretario Frederick Milnes Edge: fedele e incompreso servitore o volgare approfittatore?

DIFETTI:
uno stile fin troppo “medio”, privo di personalità e di mordente, adatto a ricostruire i tratti salienti della vita del protagonista ma non ad approfondirli né a scioglierne le innate ambiguità. Il libro si accontenta di un po’ di sapida aneddotica non riuscendo, di fatto, ad arrivare né al cuore di Paul Morphy, né a quello del lettore   

CITAZIONE:
“A pensarci bene, l’essenza della mia vita si riduce a quel periodo di due anni in cui ho giocato più di cinquecento partite, ma solo una trentina sono quelle che mi hanno fatto assaporare l’ambrosia divina degli scacchi.” (pag. 187)

GIUDIZIO SINTETICO: **

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO