LECTIO BREVIS / 160

Testi, pre-testi, divagazioni e spunti minimi intorno a libri letti, riletti, sfogliati

A cura di Roberto Mandile

PUNTATA 160
PRESENTE, PASSATO, FUTURO
L’enigma del tempo: viaggi possibili e impossibili e immagini filosofiche e poetiche

Philip K. Dick – DOTTOR FUTURO (1960)

Di cosa parla: San Francisco. Il dottor Jim Parsons subisce uno strano incidente stradale a seguito del quale si ritrova proiettato nel futuro, a centinaia di anni di distanza dalla sua epoca, il XXI secolo. Fa la conoscenza di una società dominata dai neri e dai nativi americani (i bianchi sono stati sterminati in seguito a una guerra), presso i quali le nascite sono rigidamente controllate in funzione delle morti, in modo che il numero della popolazione non possa mai cambiare; è vietato pertanto curare i malati. Parsons, che al suo arrivo ha salvato la vita a una ragazza, viene quindi arrestato e mandato in esilio su Marte, ma ben presto viene riportato sulla Terra per un incarico apparentemente proibito: curare un capo irochese ucciso da una freccia. L’operazione riesce ma subito dopo la freccia ricompare. Come mai? Ci sono molte cose che il dottor Parsons ancora deve capire…

Commento: La DeLorean di Ritorno al futuro compare solo nel 1985 ma meno di quarant’anni sono bastati a renderla la macchina del tempo più famosa di sempre. In principio però ci furono il padre della science fiction, Herbert George Wells, e il suo romanzo La macchina del tempo, pubblicato nel lontanissimo 1895 e trasposto al cinema, per la regia di George Pal, nel 1960 (la crononave che consente al protagonista di passare dal 1900 al lontanissimo 802701 era un incrocio tra la slitta di Babbo Natale e una vasca da bagno, ma la vivezza visionaria delle immagini resta tra le più riuscite del cinema di fantascienza). Allo stesso 1960 risale questo romanzo di Dick, in cui i viaggi nel tempo avvengono a bordo di astronavi vere e proprie. Ma, pur senza le vette filosofiche di altre opere (su tutte Ubik) dello stesso filone, Dick riesce a creare una storia avvincente che intreccia un tema scottante della storia americana (lo sterminio dei popoli indigeni) con un vero dramma familiare che a sua volta si dispiega lungo i secoli. La parte più interessante del romanzo, però, non risiede nei viaggi nel tempo ma nel quadro distopico della società in cui il protagonista viene proiettato, un mondo alla rovescia fondato sul controllo delle nascite (altro tema classico della fantascienza, al centro di un capolavoro come Il mondo nuovo di Huxley) e sul divieto di curare i feriti che ha i tratti di un culto della morte: al finale, per quanto forse un po’ programmatico e non del tutto risolto, spetta il compito di restituire all’umanità i valori perduti. 

GIUDIZIO: **½

Richard Matheson – APPUNTAMENTO NEL TEMPO (1975)

Di cosa parla: 1971. Richard Collier ha ricevuto una diagnosi infausta: a seguito di un tumore, gli restano pochi mesi di vita. Senza avvisare nessuno, decide di allontanarsi da casa per un ultimo viaggio da solo. Affida la scelta della meta a una monetina e così si ritrova in California. Si ferma, di nuovo casualmente, all’hotel Coronado, un vecchio albergo che conserva ancora le tracce del suo glorioso passato. Osservando alcune fotografie esposte, Richard si imbatte in quelle che ritraggono una celebre attrice di diversi decenni fa, Elise McKenna, che in quell’hotel tenne uno spettacolo nel 1896. L’uomo finisce per cadere preda di una sorta di ossessione nei confronti della donna, della quale si è innamorato; dopo aver cercato notizie su di lei, decide di fare un esperimento per viaggiare indietro nel tempo, pur di raggiungere l’oggetto del suo desiderio. Ma, una volta arrivato nel 1896, come fare a rivelare i suoi sentimenti a Elise?

Commento: Richard Matheson è stato soprattutto un frequentatore della dimensione del fantastico, in tutte le sfumature, sia attraverso i suoi romanzi sia con la sua attività di sceneggiatore per il cinema e per la tv. Per citare il titolo della storica serie televisiva a cui Matheson fornì un importante contributo, la sua opera si muove sempre “ai confini della realtà” o, per restare all’originale, nella “Twilight zone”, la zona del crepuscolo in cui le ombre offuscano la percezione della realtà. E crepuscolare è, per molti versi, l’atmosfera di questo romanzo, segnata fin dall’inizio dal dramma personale del protagonista, avviato ineluttabilmente alla fine dei suoi giorni. L’albergo stesso in cui capita è una sorta di luogo liminare, consegnato com’è al ricordo dei suoi giorni migliori, immortalati nelle fotografie che attirano l’attenzione di Collier (come non pensare alle abissali foto dell’Overlook Hotel di Shining?). Ambientando quasi tutta la vicenda all’interno dell’hotel, Matheson ne sottolinea il ruolo di macchina del tempo, ma al tempo stesso, piegando la narrazione, specie nella seconda parte, dalla fantascienza (a ben vedere gli elementi propriamente fantascientifici sono molto in secondo piano in tutta la storia) alle tormentate vicissitudini amorose di Richard e Elise, l’autore – come si capisce dal finale – enfatizza i risvolti tragicamente sentimentali della vicenda, che finisce per essere una variante del tema romantico per eccellenza: il legame tra amore e morte. Certo, alcune pagine peccano di un eccesso di patetismo da romanzo rosa, alcune annotazioni sul 1896 sembrano puramente didascaliche e forse il finale è fin troppo esplicativo, ma la scrittura di Matheson, che pure ha dato esiti migliori, riesce a essere ammaliante quanto basta per appassionare il lettore.

GIUDIZIO: **½

PRE-TESTI, DIVAGAZIONI
E SPUNTI MINIMI

Da sempre il tempo è stato oggetto di indagini e speculazioni. Nell’antichità la sintesi più nota è quella di Sant’Agostino nelle Confessioni, ma già Eraclito aveva detto che “il tempo è un bambino che gioca, che muove le pedine; di un bambino è il regno”. L’immagine, cara ai Greci, della circolarità del tempo ci appare forse ovvia se pensiamo alle stagioni e al loro ciclico ritornare. Ma proprio questa circolarità pone un problema non da poco, quello di distinguere, come siamo abituati a fare sulla linea del tempo che impariamo a scuola, il passato, il presente e il futuro: in una circonferenza tutti i punti si equivalgono e così i momenti che con facilità siamo abituati fin da piccoli a scandire e chiamare con sicurezza divengono un tutt’uno non più separabile.

Eppure, a dispetto del fascino, sfruttato ampiamente – come abbiamo visto – dalla fantascienza, dei viaggi nel tempo, che ci illudono che il tempo circolare sia alla nostra portata, a ricordarci che il tempo è la materia stessa di cui siamo fatti e, come tale, ha una direzione irreversibile, ci pensa Jorge Luis Borges, in alcuni suoi racconti (Il giardino dei sentieri che si biforcano, ad esempio) e poesie (L’orologio ad acqua su tutte) e in queste sue acutissime riflessioni:

And yet, and yet… Negare la successione temporale, negare l’io, negare l’universo astronomico, sono disperazioni apparenti e consolazioni segrete. Il nostro destino (a differenza dell’inferno di Swedenborg e dell’inferno della mitologia tibetana) non è spaventoso perché irreale; è spaventoso perché è irreversibile e di ferro. Il tempo è la sostanza di cui sono fatto. Il tempo è un fiume che mi trascina, e io sono il fiume; è una tigre che mi sbrana, ma io sono la tigre; è un fuoco che mi divora, ma io sono il fuoco. Il mondo, disgraziatamente, è reale; io, disgraziatamente, sono Borges.

Il che equivale, se capiamo bene, a quanto, in modo decisamente più sintetico (e più ironico), afferma anche Eugenio Montale, in questa poesia scritta nel 1978 e rimasta a lungo inedita:

Tempo e spazio due case
inabitabili eppure
abitate perché
sono una sola se anche
c’è chi crede che una
sia più che superflua.

Testi citati
Jorge Luis Borges – NUOVA CONFUTAZIONE DEL TEMPO, in “Nuove inquisizioni” (1952)
Eugenio Montale – TEMPO E SPAZIO DUE CASE, in “La casa di Olgiate e altre poesie” (2006)

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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*1/2
NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO