LECTIO BREVIS / 8

Appunti e spunti minimi su libri letti, riletti, sfogliati

A cura di Roberto Mandile

PUNTATA 8
MOSTRI E PRODIGI

UN CLASSICO: “Il racconto dei racconti” di Giambattista Basile
UN GIALLO: “Il mistero del drago” di S.S. Van Dine
DALLO SCAFFALE: “Il libro dei mostri” di Juan Rodolfo Wilcock
LECTIO BREVISSIMA: “Le uova fatali” di Michail Afanas’evič Bulgakov

UN CLASSICO
“D’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura” (Italo Calvino)

Giambattista Basile – IL RACCONTO DEI RACCONTI (ediz. orig. “Lo cunto de li cunti”, 1634-1636)

Di cosa parla: La principessa Lucrezia, detta Zoza, non ride mai. I tentativi del padre vanno a vuoto, finché il prodigio si compie alla vista di una vecchia che cade. Questa però si vendica e lancia una maledizione: Zoza dovrà sposarsi con il principe Tadeo, che per effetto di un incantesimo giace addormentato e si sveglierà solo quando una fanciulla riempirà di lacrime un’anfora. Sul più bello, la principessa si addormenta e il suo posto viene preso da una schiava che riesce a farsi sposare da Tadeo. Ma Zoza riesce a infondere nella schiava il desiderio di ascoltare storie, ed è così che dieci brutte vecchie iniziano a raccontare una novella ciascuna al giorno per cinque giorni…
Commento: È questa la cornice che racchiude le cinquanta fiabe della raccolta, scritta in dialetto napoletano da colui che Benedetto Croce considerava il più grande tra i nostri scrittori barocchi e tornata alla ribalta in anni recenti per la trasposizione cinematografica di Matteo Garrone. Le novelle (quarantanove più una: l’ultima è la conclusione della stessa cornice), piene di orchi, fate, mostri, sono tenere e cruente, spassose e commoventi. E soprattutto piene di quella crudeltà che il nostro immaginario edulcorato (colpa di Walt Disney ma non solo) ha espunto colpevolmente dalle fiabe.  

GIUDIZIO: ****

UN GIALLO
“Il romanzo poliziesco è un gioco intellettuale; anzi uno sport addirittura” (S.S. Van Dine)

S.S. Van Dine – IL MISTERO DEL DRAGO (ediz. orig. 1934)

Di cosa parla: L’antica tenuta degli Stamm, a Manhattan, ospita un lago artificiale, noto come la Pozza del Drago per via di fosche leggende. Qui una sera di agosto scompare misteriosamente Montague, ospite del padrone di casa e fidanzato di sua sorella. Il giovane si tuffa nella Pozza e non ne riemerge. Le ricerche del corpo non danno esito. Per Philo Vance, che accorre sul posto con l’amico procuratore distrettuale Markham, il caso si presenta da subito come un’ardua sfida alla razionalità…

Commento: Per l’americano Van Dine, autore non solo di gialli ma anche delle celebri venti regole per scrivere polizieschi, il romanzo poliziesco è un gioco intellettuale. E anche questo romanzo, il settimo dei dodici con protagonista il più chic (e il più supponente?) dei detective dilettanti, l’investigatore esteta Philo Vance, lo conferma: se si accettano le regole, il gioco funziona. Il delitto impossibile è piuttosto originale, la soluzione, che secondo le regole del gioco esclude ogni prodigioso intervento, coerente e non troppo assurda.

GIUDIZIO: **½

DALLO SCAFFALE
“La Biblioteca è così enorme che ogni riduzione d’origine umana risulta infinitesima” (Jorge Luis Borges)

Juan Rodolfo Wilcock – IL LIBRO DEI MOSTRI (ediz. orig. 1978)

Di cosa parla: Anastomos è “tutto fatto di specchi”; il geometra Elio Torpo “si è tramutato in un comune vulcano di fango”; il signor Zulemo Moss “si è ridotto un portacenere di legno”; il capitano Luiso Ferrauto una volta all’anno cambia pelle; l’ufficiale postale Frenio Guiscardi “è un ammasso di peli, lana e bambagia”; il falegname di Vetriolo, provincia di Viterbo, Primio Doppo fa le uova; il Cardinale Mondo Tuto “un bel mattino è apparso chiuso in un grosso blocco poliedrico di plastica trasparente”; Fulvia Net “è in avanzato stato di putrefazione”…

Commento: 62 brevi ritratti formano il catalogo di mostri dell’ultimo libro di Wilcock, il grande (e misconosciuto) scrittore, poeta, drammaturgo, critico, argentino di nascita (e amico di Borges) e italiano di adozione (da queste parti si trasferì trentottenne e qui visse, e scrisse nella nostra lingua, per più di vent’anni fino alla morte). Sono esempi eccezionali di una fantasia sfrenata, spesso temperata da una comicità demenziale ma mai fine a sé stessa e sempre capace di svelare, nel paradosso e nell’eccesso, il risvolto tragico delle nostre deformi esistenze.

GIUDIZIO: ****

LECTIO BREVISSIMA

Michail Afanas’evič Bulgakov – LE UOVA FATALI (1924)

Utilissimo per ricordarsi che l’Ucraina ha prodotto i due più grandi scrittori satirici in lingua russa: Gogol’ e Bulgakov. Entrambi ebbero problemi con la censura, zarista o comunista. Il racconto è innanzitutto un grande esempio di arte narrativa; è anche, volendo, un apologo distopico che riesce a criticare la burocrazia, la tecno-scienza e la crudeltà delle masse. Con un immaginario da fantascienza hollywoodiana e con un anticipo di quasi trent’anni su Godzilla e rettiloni affini. Il cinema sovietico prese, com’è noto, tutt’altre strade.