MIDDLE ENGLAND – Jonathan Coe

# 57 – Jonathan Coe – MIDDLE ENGLAND (Feltrinelli, 2018, pag. 398)

Sono passati quasi quarant’anni da quando Benjamin Trotter, Doug Anderton e Philip Chase andavano a scuola assieme, al King William di Birmingham: cosa fanno oggi, nel secondo decennio del XXI secolo? Doug è sempre un giornalista arrabbiato e di sinistra; Philip ha fondato una casa editrice specializzata in storia locale; e Benjamin, l’eterno indeciso, riuscirà a pubblicare il libro cui lavora sin da quando era ragazzo? Attorno a questi tre personaggi, si muovono le storie di figli e nipoti, sorelle e padri, in un caleidoscopio che si chiama Inghilterra, e che si avvia inesorabilmente a quel fatale voto che la porterà a decretare l’uscita dalla Comunità Europea…

Terzo capitolo della “saga dei Trotter”, dopo “La banda dei brocchi” e “Circolo chiuso”. Coe riprende alcuni dei suoi personaggi più riusciti e li immerge nell’Inghilterra magmatica del XXI secolo, in quel contraddittorio Paese internazionalista (e colonialista…) che nel 2016 ha votato – incredibilmente – per l’uscita dall’UE. L’intento è chiaro: spiegare a sé stesso e ai lettori quali possano essere state le cause della Brexit, e ripercorrere l’ultimo decennio di storia politica del Regno Unito, il tutto senza rinunciare a quel tocco affabulatorio e squisitamente narrativo che caratterizza tutta l’opera dello scrittore britannico.

Dal 2010 al 2018, il libro racconta gli intrecci e le vite di una serie di personaggi a diverso titolo imparentati o collegati: da Sophie, figlia di Lois e nipote di Benjamin, docente universitaria assolutamente anti-Brexit, a suo marito Ian, istruttore di scuola guida sedotto dalle idee anti-europeiste; da Charlie Chappell, vecchio amico di Benjamin ridottosi a fare il clown alle feste per bambini, a Coriander Anderton, figlia di Doug, “millennial” agiata, viziata e vuotamente arrabbiata che non trova di meglio che farsi paladina delle minoranze etniche e di genere, intraprendendo una lotta cieca, come cieca è la politica inglese diretta da David Cameron che si infila nel tunnel senza uscita del referendum. Come al solito, la scrittura di Coe è corale e si allarga a macchia d’olio, con l’ambizione di raccontare un’Inghilterra “profonda” che, forse, non c’è più, e sta lasciando spazio a qualcosa di nuovo che non ha ancora un nome, qualcosa a cui la Brexit ha aperto la porta, ma che non ha ancora definito.

Sono il vuoto di idee e di potere, la tirannia della “politically correctness”, la contrapposizione muro contro muro tra internazionalisti e patrioti ad essere al centro di questo libro sospeso quant’altri mai tra storie individuali e Storia collettiva. La scrittura di Coe è sempre scorrevole e di piacevole lettura, ma rispetto ai capitoli precedenti della saga, qui si notano dei difetti più evidenti: anzitutto, la volontà di tagliare del tutto i personaggi più “scomodi” lasciati in eredità da “Circolo chiuso”, ovvero Paul Trotter e Malvina. Ma soprattutto, quello che colpisce di “Middle England” è che non c’è nulla di nuovo, tutto è in un certo senso prevedibile e atteso, soprattutto i guai di Sophie come insegnante per aver “offeso” una transgender: mutatismutandis, è la stessa cosa che capita a Coleman Silk ne “La macchia umana” di Philip Roth, con però ben altro spessore di scrittura e di sviluppo narrativo!

Insomma, se Coe – come di consueto – ha il coraggio di tratteggiare personaggi sfaccettati e contraddittori, mai del tutto simpatici e pieni di difetti, è pur vero che in questo libro non ci sono né guizzi di trama né particolari prese di posizione che non siano la scontata, scontatissima critica alla Brexit. Alternando momenti riusciti ad altri francamente molto meno interessanti, e affastellando personaggi e storie nel tentativo di dimostrare che il mondo è un intreccio di destini che nessuna Brexit potrà mai fermare, Coe riesce e fallisce allo stesso tempo: riesce a scrivere un romanzo tutto sommato gradevole, ma fallisce nel farne un grande affresco dei tempi, un po’ perché questi tempi non sono ancora finiti e non possono essere compresi appieno in nessuna riflessione, per quanto ben composta, e un po’ perché l’Autore sceglie tutto sommato le strade più facili: i personaggi, perlopiù, sono rappresentanti di diverse posizioni politiche e sociali, e risultano spesso troppo schematici. La vecchia inglese arrabbiata e tradizionalista, la coppia di immigrati tanto buoni e tanto onesti fatti oggetto di un’offesa indegna, la professoressa che si macchia di una colpa incancellabile per una banale osservazione a una studentessa transgender, la ragazzina ricca e di buona famiglia che ama menare le mani coi Black Bloc, la coppia di omosessuali colti e progressisti che si sposano grazie alle leggi promulgate durante il governo Cameron, la straniera che viene promossa sul lavoro forse proprio in virtù della sua appartenenza a una minoranza etnica… C’è tutto, in questo calderone, ma sapete che cosa manca? Un tocco alla Ken Loach, che avrebbe reso tutto – forse – più “vero” e meno prevedibilmente ideologico.           

(Recensione scritta ascoltando gli Oasis, “Don’t look back in anger”)

PREGI:
Una scrittura sempre corretta e piacevole, in una parola: matura. Coe ama accompagnare i suoi lettori nei meandri di storie complesse ma mai oscure, piene di fili lasciati penzolare ma non prive di finali degni di questo nome        

DIFETTI:
A tratti troppo schierato, e a tratti troppo poco: “Middle England” non decide cosa vuole essere. Un pamphlet anti-Brexit? Un romanzo caleidoscopico sulle contraddizioni dell’Inghilterra d’oggi? La prosecuzione di una saga – quella dei fratelli Trotter – di cui però non porta avanti troppi personaggi? Alla fine il libro ondeggia tra luoghi comuni (insopportabili, per banalità, le figure degli amanti omosessuali e della figlia contestatrice di Doug) e inattesi squarci di lirismo, con esiti piuttosto altalenanti  

CITAZIONE:
“Quando si demolisce uno stabilimento e spariscono tanti posti di lavoro, è questo che si finisce per vedere. Il niente. Ma quel centro commerciale… quel maledetto enorme centro commerciale. E tutte quelle case. Centinaia, centinaia di case. Che cosa c’entrano? Com’è possibile sostituire una fabbrica con dei negozi? Se non c’è la fabbrica, come fa la gente a trovare i soldi da spendere nei negozi? Come mette da parte i soldi per comprare le case? Non ha senso.” (pag. 249)

GIUDIZIO SINTETICO: **

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il “sistema Mereghetti”, che va da 0 a 4 “stelline”: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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1/2
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*1/2
NON GIUDICABILE con i sistemi “classici” di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO