MINE-HAHA – Frank Wedekind

# 242 – Frank Wedekind – MINE-HAHA OVVERO DELL’EDUCAZIONE FISICA DELLE FANCIULLE (Adelphi, 1993, ediz. orig. 1901, pagg. 150)

In un misterioso parco, costellato di villette coperte d’edera e recintato da un alto muro, vivono – come in un collegio – delle ragazze in giovanissima età, che vengono educate principalmente alla scoperta dei loro corpi. La ritualità quotidiana di questa strana “scuola”, infatti, prevede continui (e apparentemente inesplicabili) esercizi fisici, e nessun contatto con il mondo esterno, che per le ragazze, abituate al loro microcosmo protetto e isolato, semplicemente non esiste. L’unico punto in cui il misterioso parco sembra in contatto con l’esterno è un non meglio precisato “teatro”, un luogo nel quale le ragazze prima o poi dovranno esibirsi (a chi? Agli sguardi esterni? A un pubblico selezionato di “acquirenti”?), l’unica “porta” attraverso la quale (forse) potranno un giorno uscire dal parco ed entrare nel mondo. A raccontare la storia, il manoscritto di un’anziana donna appena suicidatasi, ritrovato dall’Autore tra le carte nel suo appartamento e da lui dato alle stampe senza modifiche ma, come egli tiene a precisare, con la semplice aggiunta del sottotitolo (“Dell’educazione fisica delle fanciulle”) al misteriosissimo titolo – “Mine-Haha” – che l’anziana Helene Engel aveva scelto. 

Frank Wedekind è soprattutto un Autore teatrale e ha legato il proprio nome alla allora nascente industria cinematografica, visto che nel 1929 Georg Wilhelm Pabst realizzò un celeberrimo film tratto da un suo dramma, “Il vaso di Pandora”, protagonista la sconvolgente Louise Brooks. Come Autore di prosa, non sono moltissimi i titoli che si possono citare, ma tra essi questo “Mine-Haha” spicca indubbiamente per originalità e freschezza di stile.

Beninteso, non si tratta di un racconto scritto di getto, bensì di un lavoro a lungo meditato e persino completamente riscritto, dopo una prima stesura – datata 1895 – che a quanto pare Wedekind distrusse (non se ne salvò neanche una copia). Quella a noi pervenuta, pubblicata nel 1901, è dunque una nuova stesura, secondo alcuni frutto del profondo ripensamento di una novella che fa dell’ambiguità e del mistero le sue principali cifre stilistiche e contenutistiche. E Wedekind, in effetti, è bravissimo a disseminare il testo di gesti appena accennati e di situazioni enigmatiche, il tutto in un bagno di tenue ma palpabile erotismo. Non parlo casualmente di “bagno”: “Mine-Haha” è un testo “acquatico”, è un racconto in cui l’acqua svolge un ruolo di primo piano, pur se soltanto suggerito, mai completamente spiegato, in linea con la tipologia di racconto e con lo stile scelto dall’Autore, delicato e allusivo, mai diretto, mai squadernato.

Non spiega nulla, “Mine-Haha”: chi sono le ragazze allevate nel grande parco disseminato di villette? Perché vengono cresciute in un regime fatto di esercizi ginnici e scoperta dei loro stessi corpi? Chi ha messo in piedi questa strana istituzione? Cosa avviene nel teatro ai limiti del parco, quando le ragazze vi vengono fatte esibire? Chi sono gli spettatori di queste rappresentazioni? Tutto il racconto, per la verità, sa di rappresentazione (Wedekind, non per nulla, aveva una solida formazione teatrale), e sullo strano e onirico palcoscenico che è il parco l’Autore è molto bravo a muovere le sue (innocenti?) pedine, dipanando un racconto difficile e senza trama, profondamente situazionale, inscritto in una cornice molto classica (il manoscritto ritrovato in casa di una persona che si è appena suicidata e pubblicato dall’Autore, che è il primo a domandarsi quale possa essere il suo significato) ma portato avanti con una verve sottile e caparbia, affabulatoria e vagamente allucinata, piacevolmente misteriosa e garbatamente erotica.

Bell’esempio di una letteratura, quella mitteleuropea della Belle Époque, delicata ed ellittica, “Mine-Haha”, complice la sua brevità, cattura all’interno del meccanismo narrativo come il parco, con le sue casette, i suoi laghetti, le fontane zampillanti, le piante a fusto alto e il grande muro perimetrale, cattura le ragazze che vi vengono cresciute, e che sono le prime a non sapere perché si trovino lì e cosa ci si aspetti da loro. Diventeranno merce di scambio per qualcosa? Saranno prostitute di lusso? Verranno vendute al migliore offerente? O nel loro destino c’è qualcosa di ancora più misterioso, legato alla magia e a qualche culto esoterico?

A cercare di spiegare, per quanto possibile, gli enigmi di “Mine-Haha” (che per inciso significa “Acqua ridente”, nell’idioma di alcuni indiani d’America: ulteriore, decisivo riferimento a questo elemento che sembra così importante nell’impalcatura filosofica e narrativa del libro) il bel saggio finale di Roberto Calasso merita la lettura almeno quanto il testo di Wedekind, curioso documento di un’epoca e testamento (almeno per quanto riguarda la narrativa pura) di un Autore originale e fuori dagli schemi, che oggi probabilmente, nel mondo dei “manuali di corsivo”, non avrebbe alcun successo, ma che – per fortuna – ai suoi tempi un certo successo lo ottenne, e meritandoselo.                      

splash-311297_1280

(Recensione scritta ascoltando Wolfgang Amadeus Mozart, “Eine Kleine Nachtmusik”)

PREGI:
scrittura raffinatissima e allusiva, stile elevato ma non pretenzioso, perfetta padronanza del meccanismo narrativo e capacità di sviluppare una novella coerente e misurata attorno a una trama enigmatica e irrisolta

DIFETTI:
il racconto è costituzionalmente privo di un punto d’approdo, e lo si capisce fin da subito. O lo si accetta, oppure “Mine-Haha” non è il libro da scegliere  

CITAZIONE:
“Non ricordo nemmeno che tutte quelle ragazze nel parco mi siano mai apparse spiritualmente differenti una dall’altra. L’una pensava e sentiva come l’altra, e se una apriva la bocca tutte le altre sapevano già sempre quello che voleva dire. E così parlavamo pochissimo.” (pag. 62)

GIUDIZIO SINTETICO: ***

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

?
0
1/2
*
*1/2
NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
**
**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO