NUMERO UNDICI – Jonathan Coe

# 5 – Jonathan Coe – NUMERO UNDICI (Feltrinelli, 2015 – pag. 380)

copertina libro Numero undiciLe vite di due “amiche non troppo amiche”, Rachel ed Alison, nell’Inghilterra del dopo Tony Blair: un terribile ridicolo malinteso le divide, per anni, ma si ritroveranno, e confronteranno le loro esperienze – di studio, di lavoro, di vita – in un paese affascinante ma sperequato, nel quale l’assurdo è sempre dietro l’angolo…

Impossibile, in verità, riassumere un romanzo come l’undicesimo di Jonathan Coe, fellinianamente intitolato proprio con il numero che lo caratterizza: opera undicesima, attraversata dal ricorrere del numero undici come da una sottile, casuale, fortuita spina dorsale, a volte sensata e a volte no, come in fondo è la vita stessa. Le trame e le sottotrame si moltiplicano e si sprecano in questo caleidoscopio di storie pubbliche e private, intrecciate in un disegno inestricabile dal quale anche lo scrittore si rifiuta di trarre, alla fine, un senso comune, definitivo. Perché cos’è “Numero undici”? Un romanzo giallo? Sì, in parte. Un horror? Anche! Un libro politico? Certo! Comico? Eccome! Drammatico? Sicuro! Romantico? Sì, c’è anche quello!

C’è un po’ di tutto, compreso l’auto-citazionismo, perché Jonathan Coe è fondamentalmente un rappresentante di quel genere molto particolare che è la satira, che si nutre un po’ di tutti i generi perché ha l’ambizione di raccontare il mondo nella sua grottesca serie di casualità e fatalità, di momenti di inattesa felicità e di attimi di lucida disperazione. Le due “protagoniste” (virgolette d’obbligo, visto che in fondo si tratta di un romanzo corale, assai fitto di personaggi) attraversano con sguardi spesso antitetici un Paese e un mondo in bilico tra il tragico e il ridicolo, o tra il pathos e il bathos, per dirla da classicista! Un mondo nel quale pubblico e privato collidono, e decisioni prese a migliaia di chilometri di distanza possono cambiare la vita a persone che credono di vivere nella loro tranquilla realtà controllata e misurata. Tutto cade sotto la “mannaia” della satira di Coe: i reality, la politica, la comicità, il giornalismo, il mondo della cultura, la sanità, l’economia… Tutto ciò che, nell’ormai lontano 1994, era stato veicolato dalla rapacità dei ributtanti membri della famiglia Winshaw, in “Numero undici” non è nemmeno più veicolabile, è spalmato sulla struttura stessa dell’esistenza, come se il marciume che la casata Winshaw rappresentava si fosse espanso e avesse occupato ogni interstizio della società, della vita comune, del pensiero.

E se già “La famiglia Winshaw” era un grande libro di satira (forse il più grande libro satirico di Coe), “Numero undici” è una satira venata di malinconia, allo stesso tempo depotenziata e innalzata ai massimi livelli. Non un grande romanzo, perché la struttura paga una certa frammentazione e si ha l’impressione che non tutti i nodi vengano al pettine. Il libro a tratti avvince e a tratti annoia, qui e là appare un po’ scontato (la parodia dei reality) e poi subito s’impenna in bellissimi racconti sospesi fra dramma e risata (la ricerca del misterioso film “Il giardino di cristallo”, che si conclude tragicamente). Insomma, il Coe grande architetto di trame si lascia vedere solo qui e là, come se giocasse a sporgere la testa dal sipario per poi ritrarla subito, e ripresentarsi poco dopo da un’altra parte. “Numero undici” in fondo è un gioco, un incastro di racconti che hanno un che di allegorico senza mai entrare del tutto nell’allegoria. Un gioco con la Storia e con la politica, con la società e con l’economia, con la letteratura e… col ruolo stesso dello scrittore.    

(Recensione scritta ascoltando Rino Gaetano, “Nun te reggae più”)

PREGI:
quando “corre” (ad esempio nell’episodio del misterioso film tedesco), la scrittura di Coe è ammaliante e impedisce di smettere di leggere!

DIFETTI:
per quanto non sia preclusivo, chi non avesse letto “La famiglia Winshaw” faticherebbe a cogliere certi rimandi e certe citazioni che arricchiscono indubbiamente un libro di per sé molto frammentario

CITAZIONE:
“Sta per scoppiare la rivoluzione, eh? […] Non ci credo. Dà alla gente pasti pronti e serate davanti al televisore a guardare personaggi famosi che si fanno umiliare in qualche reality e a nessuno verrà neanche la voglia di alzarsi dal divano.” (pp. 326-327 )

GIUDIZIO SINTETICO:**

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il “sistema Mereghetti”, che va da 0 a 4 “stelline”: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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1/2
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*1/2
NON GIUDICABILE con i sistemi “classici” di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO