PUTTANE ASSASSINE – Roberto Bolaño

# 241 – Roberto Bolaño – PUTTANE ASSASSINE (Adelphi, 2020, ediz. orig. 2001, pagg. 230)

Tredici racconti tra l’autobiografico e l’immaginifico (in pieno stile Bolaño) incentrati su figure di espatriati cileni, su poeti e scrittori bravi e meno bravi ma egualmente disperati e sradicati, su sogni e realtà che si confondono e, soprattutto, su figure di donne folli e ingovernabili, forze della natura che amano e travolgono, odiano e distruggono, vivono e sopravvivono, puri principî vitali che sembrano sempre sul punto di trasformarsi nel loro opposto, in istinti di morte e di devastazione. Dal desolato Messico di “Ultimi crepuscoli sulla Terra”, “Gómez Palacio”, “Giorni del 1978” e “Dentista” all’Europa degli espatriati de “L’Ojo Silva” e “Vagabondo in Francia e in Belgio”; dalla Spagna scintillante di “Buba”, brioso racconto di ambientazione calcistica, alla disperata Colombia di “Prefigurazione di Lalo Cura”, fino alle ambientazioni più liquide e inafferrabili di “Puttane assassine” (che dà il titolo alla raccolta), “Il ritorno”, “Foto”, “Carnet di ballo” e “Incontro con Enrique Lihn”, questi tredici racconti sembrano un percorso a ostacoli nel labirinto dell’anima – un po’ come tutta la letteratura di Roberto Bolaño.     

È quasi impossibile trovare raccolte di racconti che non contengano una sia pur minima diseguaglianza di valore tra i testi di cui si compongono, e “Puttane assassine” non fa eccezione, anzi, se possibile, porta ad estreme conseguenze questa regola non scritta, con testi eccellenti (su tutti, “Prefigurazione di Lalo Cura”, vero capolavoro della raccolta, e il gradevolissimo “Buba”) e altri francamente rinunciabili (su tutti, l’indigesto “Foto” e l’insignificante “Dentista”).

Tra i due estremi, una serie di racconti che vanno dal più che accettabile (“L’Ojo Silva”, “Il ritorno”, “Incontro con Enrique Lihn”) al poco incisivo (“Gómez Palacio”, “Ultimi crepuscoli sulla Terra”, “Giorni del 1978”) passando per il testo-chiave, messo non a caso in posizione centrale nella raccolta, quel “Puttane assassine” che fa da manifesto e da bandiera dell’intero libro, lungo monologo di una pazza scriteriata che coltiva la tortura e l’omicidio (di persone di sesso maschile, beninteso) senza apparente motivo (che sia un’incarnazione della Morte?). Ecco, diciamo che “Puttane assassine” funge più che altro da specchietto per le allodole (e da titolo provocatorio e accattivante per l’intera raccolta), perché il racconto migliore è senza dubbio lo straordinario “Prefigurazione di Lalo Cura”, bello ed enigmatico, dolcissimo e infinitamente triste come la figura del suo co-protagonista, quel Pajarito Gomez che, dopo una carriera di attore porno al servizio di uno strano regista tedesco emigrato in America Latina, tale Bittrich, si ritrova, quarantanovenne, a fare il cameriere e a riempire il tanto tempo libero guardando vecchi melodrammi messicani in videocassetta. Stilisticamente eccezionale, questo racconto riesce a evocare un mondo intero e un tempo che non ci sono più, per bocca di un personaggio che, mentre quei film porno sgrammaticati e libertari venivano girati, era nel ventre di una delle attrici, e poteva solo essere “prefigurato” (Lalo Cura, peraltro, oltre ad essere il nome del protagonista, è un gioco di parole: la locura, in spagnolo, significa “la pazzia”).

Sul secondo gradino del podio non esito a mettere il validissimo “Buba” che, anche se fosse stato scritto coi piedi (cosa che non è), meriterebbe menzione per il fatto che – nella trama – si immagina che la Juventus vinca la Coppa dei Campioni: ah, magari i racconti prendessero vita! E su un ipotetico terzo gradino del podio, collocherei l’interessante “Il ritorno”, che affronta un tema scabrosissimo (la necrofilia) con tocco leggero e tono commediale, riuscendo a dire qualcosa di non banale sulla vita e soprattutto sulla morte. Roberto Bolaño (scomparso, purtroppo, anzitempo nel 2003) si conferma Autore assoluto, uno di quegli scrittori che spiazzano e dividono; piaccia o non piaccia, la sua scrittura non lascia (quasi mai) indifferenti e, se a volte la verve provocatoria è troppo scoperta e finisce per diventare stucchevole (vedi “Foto”, ma anche il pretenzioso “Gómez Palacio” e l’inconcludente “Dentista”), in altri casi (almeno i tre racconti “da podio” sopra citati, ma anche l’interessante “Ojo Silva” e lo stesso “Puttane assassine”, nonché l’onirico e vagamente borgesiano “Incontro con Enrique Lihn”) la penna di Bolaño regala emozioni inattese, conservate, come perle nelle valve di altrettante ostriche, in trame magari irrisolte e sfilacciate, ma brillanti sul piano stilistico e filosofico, e diverse da qualunque altra cosa si possa aver letto, soprattutto di provenienza latinoamericana. 

(Recensione scritta ascoltando i Rolling Stones, “Bitch”)

PREGI:
Borges, Vargas Llosa e García Márquez sono un’altra cosa, ma la strana, inquietante scrittura di Bolaño, che non fa mai capire al lettore in che direzione vada il racconto e spiazza con finali tronchi, è comunque meritevole di scoperta, anche per come sa piazzare locuzioni fulminanti anche in racconti complessivamente deludenti. Menzione di merito a “Prefigurazione di Lalo Cura”: enigmatico, vagamente malsano e riuscitissimo mix di cinema (immaginario) e letteratura  

DIFETTI:
a tratti irritante per al sua sbandierata inconcludenza, lo stile di Bolaño non fa per tutti, e sicuramente è stato osannato al di là dei suoi reali meriti da molta critica snob. La palma di peggior racconto di questa raccolta se la giocano “Foto” e “Dentista”

CITAZIONE:
“Le donne sono puttane assassine, Max, sono scimmie intirizzite dal freddo che contemplano l’orizzonte da un albero malato, sono principesse che ti cercano nel buio, piangendo, indagando le parole che non potranno mai dire.” (pag. 126 – Dal racconto “Puttane assassine”)

GIUDIZIO SINTETICO: **½

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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1/2
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*1/2
NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO