RACCONTI MATEMATICI – AA.VV.

# 271AA.VV. – RACCONTI MATEMATICI (Einaudi, 2006, pagg. 306)

Ventisei testi di vari Autori, alcuni celeberrimi (Asimov, Lem, Borges, Calvino, Musil, Heinlein, Saramago e McEwan, solo per fare qualche esempio) e altri meno conosciuti (Del Giudice, Laßwitz, Voltolini, Čapek), tutti incentrati, a diverso titolo, su enigmi matematici, geometrici o fisici, tutti attraversati da un “soffio matematico” che si estrinseca in alcuni casi nella ricerca di veri e propri teoremi (si pensi all’hotel con infinite stanze immaginato da Stanislaw Lem) e in altri casi nella rivelazione di quanto possano essere allo stesso tempo beffardi e significativi gli influssi della matematica e della geometria sulla realtà, come la controintuitiva fisica del XX secolo – tra Relatività e Meccanica quantistica – ha ampiamente dimostrato.

Che senso può avere recensire una raccolta di Autori Vari? A chi dovrebbe essere rivolta la recensione?  A tutti gli Autori, anche se alcuni di essi sono divisi temporalmente da vari decenni, e appartengono quindi di fatto a mondi e tempi diversi? Oppure all’editore, che ha deciso di raccogliere i testi in un unico volume e gli ha affibbiato un titolo? O, ancora, al curatore – in questo caso Claudio Bartocci – che si è fatto carico della scelta dei testi e del loro ordinamento nella raccolta, nonché della godibile introduzione?

Insomma, bello o brutto che sia, a chi dobbiamo attribuire meriti e colpe in una raccolta di Autori Vari? Può bastare un racconto brutto (come “Ragazzo” di tal Dario Voltolini) a vanificare il lavoro del curatore e, soprattutto, a banalizzare i racconti belli (su tutti, forse la palma di migliore se la giocano i classici “Il libro di sabbia” di Borges, “Nove volte sette” di Asimov e “L’hotel straordinario” di Lem)? Certamente no: anzi, una certa differenziazione tra i racconti, anche a livello di valore letterario, appare quasi salutare in una raccolta a cura di varie penne, perché si apprezzano ancora di più i colpi di genio dei vari Borges, Asimov, Heinlein, Calvino…

A proposito di Calvino, bella scoperta il suo “Conte di Montecristo”, versione matematizzata o, meglio, geometrizzata dell’evasione di Edmond Dantès dall’isola d’If, anche se devo ammettere che il premio al racconto più spiazzante la attribuisco (scelta personale, ovviamente) al sorprendente e fulminante “Continuità dei parchi” di Julio Cortázar, che con una struttura semplicissima e un’ammirevole brevitas riesce a confondere i piani di realtà, facendo venire la pelle d’oca al lettore avveduto, che sia stato attento. E, pur nella grande differenza di stili (valore aggiunto, come abbiamo detto, in una raccolta di questo tipo), sono tutti belli i ritratti di grandi scienziati che il curatore ha raccolto nell’ultima parte del libro, dedicata appunto a delle mini-biografie romanzate (la migliore è forse quella di Carrère dedicata ad Alan Turing, ma è molto gustoso anche l’immaginario dialogo tra Umberto Eco e Pitagora!).

Tripartito (“Numeri”, “Spazi”, “Ritratti”) e molto equilibrato nelle sue proposte (non ci sono racconti troppo lunghi e i quattro o cinque testi celeberrimi, letti diverse volte anche in altre raccolte, sono controbilanciati da altrettante proposte nuove e sorprendenti, per esempio il curioso “Fuga” di Daniele Del Giudice, piccolo e macabro “idillio partenopeo” che svela alcune bizzarrie architettoniche di Napoli, o il vagamente elegiaco “Tennis, trigonometria e tornado” di Foster Wallace o, ancora, l’inatteso “Continuità dei parchi” di Cortázar (di cui s’è già detto) e il ghignante “Geometria solida “di McEwan.

Cullati dai classici, che certo non tradiscono mai, si compie dunque leggendo questa raccolta un viaggio in tre grandi tappe attraverso l’importanza dei numeri nel nostro mondo e nel nostro modo di ragionare, e poi attraverso le considerazioni spaziali e geometriche, dominate forse dal bellissimo e spiritoso “La casa nuova” di Robert Heinlein, per approdare – dopo tanti apporti di fantasia – alle mini-biografie di veri scienziati, da Pitagora a Turing, da Von Neumann ad Archimede, a cura di grandi letterati, come a rinsaldare ancora di più (e certo era questa l’intenzione di Claudio Bartocci e di Einaudi) la matematica e la geometria alla letteratura e all’arte. Narrare è, dunque, un’operazione matematica? Quali sono le segrete (o non tanto segrete) attinenze tra letteratura e matematica? Perché queste due discipline sembrano affascinarsi a vicenda, al punto da ammiccare l’una all’altra, visto che la letteratura ha spesso cercato (e cerca) rifugio in similitudini matematiche e, di contro, la matematica ha spesso tentato (e tenta) di spiegare le proprie astrusità, e di inserirle nel mondo dell’esperienza, ricorrendo a immagini poetiche o letterarie?

E che dire della matematica degli antichi, che quasi non aveva simboli, ed era dunque una “matematica letteraria”, scritta in parole e immagini, descritta più che simbolizzata, ma non per questo meno profonda? Appassionante viaggio intellettuale, ma anche emotivo, tra serie infinite e geometrie non euclidee, a “Racconti matematici” manca forse solo un dettaglio, per la verità non da poco: James Ballard! Scorrendo l’indice, e fingendo di decidere se acquistare o meno il libro (ovviamente avevo già deciso di acquistarlo), ricordo di aver pensato: neanche un racconto di Ballard!? Possibile!? Certo non avrebbe guastato, magari al posto di un poco significativo Saramago o di un discretamente superfluo bis di Borges, con “Esame dell’opera di Herbert Quain”, ma la lettura resta consigliabile e, credetemi, non occorre aver avuto dieci in matematica al Liceo per divertirsi e riflettere con costrutto.   

hypercube-37278_1280

(Recensione scritta ascoltando Johan Johansson, “A Model of the Universe”)

PREGI:
tanti quanti sono i bei racconti, ovvero la maggior parte. Impossibile, viste le differenze stilistiche e di epoca tra i racconti stessi, stilare una classifica, ma a livello personale ho molto apprezzato l’Italo Calvino de “Il Conte di Montecristo”, il Cortázar di “Continuità dei parchi” e lo Stanislaw Lem de “L’hotel straordinario, o il milleunesimo viaggio di Ion il Tranquillo” (ovviamente senza considerare i super-classici Asimov, Heinlein, Borges, Brown)

DIFETTI:
qualche testo, inevitabilmente, delude un po’, e si sente la mancanza di un buon Ballard. I meno riusciti? “Ragazzo” di Dario Voltolini (oggettivamente futile), “Riflusso” di Saramago (da un premio Nobel ci si aspetta di più) e i superflui doppioni di Borges (“Esame dell’opera di Herbert Quain”) e Calvino (“Quanto scommettiamo”, simpatico ma programmatico e di corto respiro)

CITAZIONE:
“Non ho difficoltà a immaginare un’antologia dei più bei frammenti della poesia mondiale in cui trovasse posto anche il teorema di Pitagora. Perché no? Lì c’è quella folgorazione che è connaturata alla grande poesia, e una forma sapientemente ridotta ai termini più indispensabili, e una grazia che non a tutti i poeti è stata concessa.” (Wisława Szymborska, nell’introduzione, a pagina XXVII)

GIUDIZIO SINTETICO: ***

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

?
0
1/2
*
*1/2
NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
**
**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO