S.C.U.M. MANIFESTO PER L’ELIMINAZIONE DEI MASCHI – Valerie Solanas

# 126 – Valerie Solanas – S.C.U.M. MANIFESTO PER L’ELIMINAZIONE DEI MASCHI (ES, 1994, ediz. orig. 1967, pagg. 68)

In poco più di sessanta brevi paginette, l’Autrice getta le basi per un movimento violentemente femminista (S.C.U.M. – Society for Cutting Up Men) e compone un pamphlet sulla società contemporanea (parliamo degli anni ’60 in America) e sul fatto che in essa, a suo dire, la donna non rivesta alcun ruolo di rilievo. Da cui la proposta di rovesciare le gerarchie del potere politico ed economico e procedere alla sistematica eliminazione (anche fisica) dell’elemento maschile.

Chiariamo subito: recensisco questo libello perché voglio considerarlo, a suo modo, un testo di fantascienza, o fantapolitica. Come saggio non lo prendo neppure lontanamente in considerazione (le basi da cui parte la scombiccherata Autrice, come le conclusioni cui perviene, sono a dir poco deliranti), e come pamphlet – onestamente – non può essere preso sul serio, nonostante il generoso tentativo dell’Autrice di dare corpo alle sue stesse teorie sparando a Andy Warhol, il 3 giugno del 1968. L’attentato fallì, tanto che Warhol sopravvisse, ma Valerie Solanas, da scrittrice di nessun peso e attrice di scarso valore, assurse a improvvisa fama come attivista femminista tra le più arrabbiate e determinate d’America.

Il motivo dell’attentato, in realtà, pare fosse molto più terra-terra: la ragazza era arrabbiata perché Warhol non le aveva prodotto un testo teatrale, e l’aveva “risarcita” con una parte in uno dei suoi bizzarri film, “I, a Man”. L’attentato segna comunque un punto di svolta nella vita di Warhol, che fu ferito piuttosto gravemente e, dopo la traumatica esperienza, cambiò radicalmente abitudini e visse un profondo ripensamento artistico e personale. Valerie Solanas, a dimostrazione che l’America non doveva essere poi così machista, fu condannata a soli tre anni di reclusione, ma di lei – oggettivamente – si perdono le tracce come scrittrice dopo l’uscita di questo bizzarro libretto, non privo di pregi nell’asciuttezza delle formulazioni che lo contraddistinguono (si veda l’incipit: “In questa società la vita, nel migliore dei casi, è una noia sconfinata e nulla riguarda le donne: dunque, alle donne responsabili, civilmente impegnate e in cerca di emozioni sconvolgenti, non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l’automazione globale e distruggere il sesso maschile”) ma francamente assurdo tanto nelle premesse quanto nelle conclusioni filosofiche e sociali.

Se lo si prende, come ho fatto io, come un curioso testo di fantapolitica, si riesce persino a divertirsi e si ravvisano, qui e là, interessanti tocchi tra il paranoico e l’ironico; il patto, però, è che non si sia mai nemmeno sfiorati dalla tentazione di attribuire alla signorina Solanas neanche il più piccolo barlume di serietà. Documento di un’epoca, e prodromo a uno dei più celebri attentati falliti della storia americana, quello a Andy Warhol appunto, il “Manifesto per l’eliminazione dei maschi” merita di essere letto per il suo valore storico, per la ghignante paradossalità delle proposte che inoltra e anche, in piccola parte, per scoprire questa scrittrice misconosciuta che per diversi anni visse di elemosina e prostituzione, e che tentò di affermarsi come attrice e Autrice teatrale, senza grande successo. Anima in pena come poche altre, Valerie Solanas è morta a cinquantadue anni nel 1988 (sopravvivendo dunque di poco allo stesso Warhol, che ci ha lasciati nel 1987) e non può che essere considerata, oggi ma anche in passato, come una figura-limite, indubbiamente attraversata da svariate turbe psichiche, di un movimento – il femminismo americano – per altri aspetti più interessante e condivisibile.                

(Recensione scritta ascoltando Joan Baez, “Diamonds and Rust”)

PREGI:
la facilità estrema della lettura (il libello occupa lo spazio d’un mattino) e il coraggio di proporre “soluzioni” di una radicalità tanto estrema da risultare parodistica e, dunque, capaci – se vogliamo – di mettere in risalto, dall’interno, i limiti strutturali del femminismo stesso (come anche, se è per questo, del maschilismo)  

DIFETTI:
libro di rara assurdità, soprattutto se si commette il tragico errore di prenderlo sul serio! D’altronde, dietro ogni pagina si intravedono, come in filigrana, tutti i tratti di una psicosi galoppante, che privano il testo stesso di qualunque base, sia pur minima, di credibilità e consistenza   

CITAZIONE:
“Le donne possono migliorare; gli uomini no, ma può migliorare il loro comportamento. Quando le donne glielo metteranno nel culo, migliorerà di colpo.” (pag. 54)

GIUDIZIO SINTETICO: ?

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il “sistema Mereghetti”, che va da 0 a 4 “stelline”: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi “classici” di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO