TRE STORIE D’AMORE – Manuel Vázquez Montalbán

# 84 – Manuel Vázquez Montalbán – TRE STORIE D’AMORE (Feltrinelli, 2007, ediz. orig. 1987, pag. 130)

Tre brevi indagini di Pepe Carvalho, il personaggio che ha reso famoso Vázquez Montalbán.
In “Le ceneri di Laura”, un antico amore del detective privato torna a farsi vivo… da morto!
In “Quel che poteva essere e non fu” Carvalho, tra prosperose entraîneuses e omosessualità nascoste, è alle prese con l’omicidio di un appassito rocker.
In “La ragazza che non sapeva dire no”, infine, l’investigatore catalano finisce – suo malgrado – al centro degli intrighi di una coppia diabolica.

C’è l’amore, in tutte le sue salse, al centro di questi tre brevi racconti con protagonista il detective buongustaio Pepe Carvalho, nato dalla prolifica penna di Manuel Vázquez Montalbán (in suo onore, Camilleri chiamò Montalbano il suo detective). Pur non essendo particolarmente appassionato della figura di Carvalho, devo ammettere che il background del personaggio è interessante: addestrato dalla CIA, dopo anni di lavoro negli USA è tornato in Spagna, anzi, in Catalogna, in quella Barcellona che fa da sfondo a quasi tutte le sue indagini, per svolgere, con armi intellettuali superiori, un mestiere in tono minore, “l’annusapatte”, come i poliziotti di quelle parti chiamano i detective privati.

Personaggio attraversato da una disperazione senza nome, che non si estrinseca però, come nel caso del Duca Lamberti di Scerbanenco, in violenza o rabbia, bensì in fatalismo e abbandono (anche ai piaceri della tavola), Carvalho e l’amore non sembrano fatti per andare d’accordo: impelagato da sempre in un ondivago rapporto con la bella prostituta Charo (che sarà blandamente richiamato dal rapporto tra Montalbano e l’eterna fidanzata Livia…), Pepe non è immune al fascino delle belle donne, quando le incrocia, siano clienti o assassine, mogli tradite o traditrici. Lo stile di Montalbán è sempre ironico e meno facile e scontato di quanto ci si potrebbe aspettare per dei raccontini gialli: non è il giallo, infatti, a dominare queste tre brevi storie, bensì il rosso, la passione che acceca, che finisce per ottundere i sensi e stringere ancora di più le maglie di un enigma. Ma al dunque, sono racconti gradevoli e riusciti, questi tre? Sì e no.

Se “Le ceneri di Laura” ha una certa originalità ed è attraversato da un “romanticismo” di fondo a suo modo interessante (a mio avviso, è il migliore dei tre), gli altri due racconti non sono esenti da gravi difetti: “Quel che poteva essere e non fu” è una confusa indagine nel mondo del rock d’una volta che affastella nomi e personaggi inseguendo un epilogo piuttosto scontato, mentre “La ragazza che non sapeva dire no” – pur brillando per una bella figura femminile, che ricorda un po’, mutatis mutandis, la Donatella Berzaghi de “I milanesi ammazzano al sabato” (Scerbanenco, Of Couse) – si risolve ancora una volta in modo piuttosto deludente. Insomma, l’impressione che si ricava dalla lettura di questa piccola silloge è che non sia il racconto l’habitat naturale di un personaggio complesso e sfaccettato come Pepe Carvalho, bensì il romanzo. In storie più lunghe e articolate, Carvalho e i comprimari fissi (tra cui Biscuter, il fedele assistente, cuoco provetto) vengono fuori in tutte le sfumature che la penna, indubbiamente sapiente, di Montalbán sa conferire loro. Ma lo stretto orizzonte del racconto non è l’ideale per questo universo di antieroi disillusi, e soprattutto per uno stile giallistico che predilige le atmosfere ai fatti.        

(Recensione scritta ascoltando i Linkin Park, “In the End”, piano cover by Alexandra Kuznetsova)

PREGI:
tre racconti snelli in cui spiccano tre figure di donna (Laura nel primo racconto, Silvana nel secondo e Marta nel terzo) ben scolpite e venate di malinconia: dalla ragazza di borgata che, grazie a Carvalho, scopre la cultura e cambia vita (per poi finire uccisa) alla ex-starlette appassita, per concludere con la ninfomane che finisce in un ingranaggio più grande di lei, lo sguardo di Montalbán su queste donne è tenero e partecipativo, in una parola: comprensivo      

DIFETTI:
lo sviluppo del giallo è piuttosto scarso in tutti i racconti, col secondo che in fondo non è altro che una serie di interrogatori cui Carvalho sottopone i protagonisti del misfatto. Meglio il primo e il terzo, ma il principale difetto resta una certa, strana difficoltà nella lettura, come se certi concetti venissero espressi in modo (volutamente?) più difficile del necessario… 

CITAZIONE:
“Carvalho si era raccomandato con sé stesso di non svolgere statistiche sulla natura delle indagini che gli affidavano, ma a occhio nudo poteva dedurre che tre quarti del suo lavoro consistevano nello spiare la vita privata di un uomo per incarico di una donna o di una donna per incarico di un uomo. I poliziotti chiamavano i detective privati ‘annusapatte’ perché questo sembrava essere il loro mestiere: annusare le patte per conto terzi.” (pag. 91)

GIUDIZIO SINTETICO:

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO