LECTIO BREVIS / 76

Appunti e spunti minimi su libri letti, riletti, sfogliati

A cura di Roberto Mandile

PUNTATA 76
STORIE DI FANCIULLE


UN CLASSICO: “Zazie nel metró” di Raymond Queneau
UN GIALLO: “Qualcuno ti osserva” di Ethel Lina White
DALLO SCAFFALE: “La pietra lunare” di Tommaso Landolfi
LECTIO BREVISSIMA: “Il ballo” di Irène Némirovsky

UN CLASSICO
“D’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura” (Italo Calvino)

Raymond Queneau – ZAZIE NEL METRÓ (ediz. orig. 1959)

Di cosa parla: Zazie, ragazzina ribelle e insolente, arriva a Parigi dalla provincia per trascorrere qualche giorno con lo zio Gabriel, che di mestiere fa il ballerino en travesti. Zazie vorrebbe sopra ogni cosa prendere il metrò, ma uno sciopero glielo impedisce e così, girando per la città, fa la conoscenza di una eterogenea folla di personaggi stravaganti ed eccentrici: da Marceline, la donna dello zio Gabriel, al tassista Charles, da Turandot, proprietario del bar “La Cave”, al poliziotto Trouscaillon e al bizzarro Pedro Surplus…

Commento: Tra fiaba e racconto di formazione, è, pur nell’apparente linearità della trama (specie se confrontata con altre opere di Queneau), soprattutto un tentativo di reinventare il linguaggio del romanzo con un’operazione metalinguistica travolgente e spudorata fin dalla parola iniziale, il neologismo “Doukipudonktan” (traducibile con “Macchifastapuzza”), o dal tormentone con cui si esprime il pappagallo Laverdure “Chiacchieri, chiacchieri, non sai far altro”. In fondo, dice l’autore, tutti siamo innanzitutto, e probabilmente soltanto, il linguaggio da cui siamo parlati.   

GIUDIZIO: ***

UN GIALLO
“Il romanzo poliziesco è un gioco intellettuale; anzi uno sport addirittura” (S.S. Van Dine)

Ethel Lina White – QUALCUNO TI OSSERVA (ediz. orig. 1933)

Di cosa parla: Helen Capel lavora come ragazza alla pari nell’isolata dimora di campagna della famiglia Warren, dove l’anziana e inferma padrona di casa comanda ancora a bacchetta i figliastri.
Una sera, rincasando, ha l’impressione che un albero della tenuta si sia mosso: è solo l’inizio di un incubo che durerà un’intera notte. Anche perché gli abitanti della casa, tra i quali pure una cuoca a cui piace bere e un’infermiera tutt’altro che rassicurante, sono piuttosto misteriosi e, come se non bastasse, nei dintorni, sono state assassinate di recente alcune ragazze…

Commento: Il tema “ragazza in pericolo” conosce infinite varianti nella letteratura gialla. Maestre del genere sono due scrittrici nate nello stesso anno (1876): l’americana Mary Roberts Rinehart e l’inglese Ethel Lina White, accomunate anche dall’essere entrambi autrici di un romanzo noto in italiano come La scala a chiocciola. Che è appunto il titolo alternativo (ma non quello originale) di questo impeccabile thriller, i cui punti di forza, la perfetta caratterizzazione dei personaggi e un’atmosfera soffocante, si ritrovano nell’ottima versione cinematografica del 1946 con la regia di Robert Siodmark.

GIUDIZIO: ***½

DALLO SCAFFALE
“La Biblioteca è così enorme che ogni riduzione d’origine umana risulta infinitesima” (Jorge Luis Borges)

Tommaso Landolfi – LA PIETRA LUNARE (ediz. orig. 1939)

Di cosa parla: Giovancarlo, studente universitario, torna nella cittadina di provincia di cui è originario e dove vivono ancora i suoi familiari. Mentre tutti gli danno il bentornato e lo sommergono di domande e attenzioni, appare, quasi come in un sogno, Gurù, una fanciulla che lo fissa intensamente negli occhi. Il giovane non tarderà ad accorgersi, con sconcerto, che la ragazza ha due “piedi forcuti di capra”. Nessuno sembra vedere quel particolare, ma tra Giovancarlo e Gurù è destinato a instaurarsi un rapporto di irresistibile attrazione che condurrà il primo a entrare in contatto con lo sconosciuto mondo lunare…

Commento: Chi è davvero Gurù, la fanciulla-capra tanto irresistibile da sedurre con uno sguardo? Intorno a questo mistero ruota il primo romanzo di Landolfi, testo assai indicativo dell’originalità del suo autore, che sa trarre spunto dalla linea dominante della letteratura nostrana impregnata di realismo se non di neorealismo per popolare la provincia italiana (“Scene della vita di provincia” è giustappunto il sottotitolo del romanzo) di apparizioni fantastiche e di una vena perturbante che ne fanno, per certi versi, un novelliere romantico. Perché c’è sempre qualcosa di familiare nell’inspiegabile, come dimostra Gurù.

GIUDIZIO: ***½

LECTIO BREVISSIMA

Irène Némirovsky – IL BALLO (1930)

Ci sarebbe materia per psicoterapeuti nella vicenda di questo racconto. Siamo a Parigi. Antoinette Kampf ha quattordici anni e ha un difficile rapporto con la madre Rosine. La prospettiva di un gran ballo in casa, organizzato dai genitori con l’intento di fare l’ingresso in grande stile nella società parigina, suscita in Antoinette grande entusiasmo, finché la madre non le comunica che sarà esclusa dalla festa… Un esperto di disagio giovanile ne ricaverebbe, ne siamo certi, fluviali saggi sui traumi adolescenziali capaci di segnare nel profondo la crescita di una ragazzina (“Mi derubano, si prendono la mia parte di felicità sulla terra” si lamenta Antoinette).Irène Némirovsky, da grande scrittrice qual è, ne trae invece un racconto esemplare per misura e raffinatezza di scrittura sulla banalità quotidiana della crudeltà e sulla facilità con cui tutti finiamo per riconoscere in noi la fragilità del parvenu.