ZUGZWANG. MOSSA OBBLIGATA – Ronan Bennett

# 122 – Ronan Bennett – ZUGZWANG. MOSSA OBBLIGATA (TEA, 2009, pagg. 293)

Nella San Pietroburgo del 1914, a pochi mesi dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, il dottor Otto Spethmann, psichiatra di fama e scacchista appassionato ma dilettante, viene coinvolto nell’omicidio del direttore di un importante giornale. Rimasto vedovo da poco, Spethmann è alle prese col carattere ribelle della figlia e con un importante torneo di scacchi, che si svolge proprio a San Pietroburgo: tra i suoi pazienti, infatti, c’è anche – per interessamento del comune amico R. M. Kopelzon – il grande scacchista Avrom Chilowitz Rozental, debole di nervi. E in questo intrigo di scacchi, politica ed echi di rivoluzione, Spethmann si troverà a giocare una pericolosa partita in cui la scacchiera è, a tutti gli effetti, la fredda e fascinosa San Pietroburgo.   

Attraversato – come fosse una sottotrama narrativa – dal dipanarsi di una partita di scacchi giocata per corrispondenza dal dottor Spethmann e dal suo amico Kopelzon, con tanto di diagrammi delle diverse posizioni sulla scacchiera, il libro è un giallo-noir dall’affascinante ambientazione, sia geografica che storica. San Pietroburgo non può non far pensare a certe grandi pagine di letteratura russa (Gogol’, giusto per citare un nome, ma anche Tolstoj!); il 1914 è l’anno-polveriera per antonomasia del XX secolo, l’anno che sarebbe stato ricordato come l’ultimo del “mondo di ieri”, per dirla con Stefan Zweig.

Se ci aggiungiamo un protagonista, il dottor Spethmann, garbato e intelligente, e alcune figure di contorno piuttosto ben tratteggiate (a partire dal nevrastenico scacchista Rozental), possiamo ben dire che gli ingredienti per un libro gradevole ci sono tutti. Il resto lo fa lo stile semplice ma non dimesso di Ronan Bennett, che si dimostra buon narratore nell’architettare una trama che è, a tutti gli effetti, sovrapponibile allo svolgimento di una partita di scacchi. Dopo l’apertura violenta, con l’omicidio del giornalista Gul’ko (una specie di Siciliana aperta, di quelle in cui i pezzi verranno scagliati uno contro l’altro in un allegro macello scacchistico) si entra in un mediogioco un po’ pacato, forse, riflessivo ma non banale, anche grazie a una struttura narrativa fatta di capitoli piuttosto brevi e serrati, che ricordano le caselle della scacchiera: esplorandole tutte, con pazienza, l’Autore ci conduce alla soluzione dell’enigma, e a un finale di torri e alfieri che si fa improvvisamente infuocato e ritmato, pieno di furiosi attacchi, di posizioni pericolose e ribaltamenti di fronte; un finale più d’azione che di riflessione, fra treni presi per un pelo e fughe precipitose da assassini spietati e motivati. Fino a una posizione di “zugzwang”, ovvero “obbligo di giocare”, quelle terribili situazioni – sperimentate da chiunque abbia, come il sottoscritto, anche solo giochicchiato a scacchi – in cui si è costretti a muovere, ma qualunque mossa si faccia non potrà che peggiorare la propria posizione, o comportare la perdita di materiale.

L’abilità del romanziere si sovrappone a quella dello scacchista: il primo tesse la trama (non eccezionale, forse, ma caratterizzata perlomeno da un paio di bei colpi di scena); il secondo tesse la ragnatela del suo gioco nel quale finirà per imprigionare l’avversario e batterlo obbligandolo a giocare, ovvero a scavarsi la fossa da solo o – nel caso di un giallo – a confessare il suo delitto. Divertente e non troppo impegnativo, un libro che certo non cambia né il mondo né la storia della letteratura, ma che permette di passare ore piacevoli. Se si amano gli scacchi, poi, il divertimento è da moltiplicare per due! 

Una curiosità: in apertura di uno dei capitoli del mio libro “San Marino – La faccia nascosta” ho citato proprio una frase che viene da questo libro di Ronan Bennett! Se volete scoprire quale… non vi resta che procurarvi “San Marino – La faccia nascosta”!               

(Recensione scritta ascoltando Robert Schumann, “Sonata per pianoforte n.1 in Fa diesis minore, Op. 11)

PREGI:
una scrittura semplice e nitida, magari non straordinaria sul piano dei mezzi espressivi, ma di certo consapevole di che cosa significhi “raccontare”    

DIFETTI:
chi non ama gli scacchi e non ne conosce minimamente le regole rischia di vedersi ridotto della metà il divertimento, anche se per godersi la trama gialla non è certo necessario essere Capablanca! Forse un po’ troppi i dialoghi (pur se ben orchestrati), a scapito delle parti descrittive… 

CITAZIONE:
“Con i miei pazienti sono il bravo papà: sollecito, gentile, calmo, equo, severo, irreprensibile e presente. Li sconvolgerebbe scoprire che l’uomo al quale attribuiscono una saggezza e una serenità quasi soprannaturali non è, in realtà, più immune di loro dall’ansia o dall’eccitazione, o da altre emozioni più turbolente e pericolose.” (pag. 25)

GIUDIZIO SINTETICO: **½

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il “sistema Mereghetti”, che va da 0 a 4 “stelline”: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi “classici” di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
***
***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO