# 131 – Alan Bennett – DUE STORIE SPORCHE (Adelphi, 2011, pagg. 134)
Due storie intrise di sessualità e di humour britannico: in “Mrs Donaldson ringiovanisce”, una piacente vedova cinquantacinquenne, che col marito non si era mai divertita più di tanto, arrotonda la pensione simulando malattie per le lezioni universitarie di medicina e ospitando a pigione coppie di studenti con le quali si va un po’ oltre il pagamento dell’affitto… In “Mrs Forbes non deve sapere”, si raccontano le disavventure amorose di Graham Forbes – figlio della signora del titolo – tra una moglie bruttina ma sveglia e… altre frequentazioni più o meno pericolose! Tutto all’insaputa della madre, ovviamente… o forse no?!
Alan Bennett è, oggidì, una sorta di decano della letteratura britannica. Classe 1934, si è fatto conoscere soprattutto come autore teatrale, sceneggiatore e attore tra gli anni ’60 e i ’70. Curioso e poliedrico, il suo stile si connota soprattutto per la leggerezza di tocco (very british!) e per l’ironia, che pervade molti suoi lavori. Questa coppia di novelle non fa eccezione: entrambe incentrate, piuttosto scopertamente, su tematiche sessuali (la vedova insoddisfatta nella prima, la famiglia Forbes al completo nella seconda, visto che tutti nascondono almeno un segreto), le novelle si dipanano però in maniera molto delicata, quasi l’Autore volesse parlare di sesso senza darne l’impressione, prendendola sempre alla larga, o meglio: da punti di vista inattesi.
Proprio questa, se vogliamo, è la caratteristica saliente dei due racconti che compongono questo gradevole libretto: il sesso c’è, eccome, ed è tematicamente centrale; eppure, non ne ha l’aria! Entra improvvisamente nel tessuto dei racconti, come un passante curioso e, di colpo di scena in colpo di scena, pervade la narrazione quasi senza che il lettore se ne accorga. Piccola magia di uno scrittore perfettamente consapevole dei mezzi espressivi che adopera, e soprattutto capace di muoversi sul filo dell’ironia, la mini-raccolta utilizza due personaggi femminili un po’ attempati, Mrs Donaldson e Mrs Forbes, come “grimaldelli” per sbirciare in mondi attigui, che in fondo le due donne sfiorano soltanto, o dai quali vengono sfiorate loro malgrado (si pensi agli inquilini di Mrs Donaldson che offrono prestazioni sessuali in luogo dell’affitto!). Divertita e sorniona la prima, che del resto per lavoro finge afflizioni cliniche a beneficio delle lezioni universitarie del dottor Ballantyne, austera e bacchettona (ma forse solo all’apparenza…) la seconda, che stravede per un figlio meno candido di quanto voglia far credere, le due protagoniste sono le spine dorsali attorno alle quali crescono i racconti, alberelli fronzuti ricchi di sviluppi laterali e comprimari interessanti. Certo, lo sviluppo narrativo è limitato dalla forma stessa della novella, che non consente di tratteggiare vasti panorami e intrecci eccessivamente complessi.
Ma la bravura di Bennett nel tessere le vicende e far venire al pettine ogni nodo è mirabile, così come la sua capacità di strappare sempre un sorriso al lettore, anche nei momenti più drammatici e tesi (basti pensare che, soprattutto nel secondo racconto, non mancano gli eventi funesti!), sdrammatizzando persino la morte, in virtù del fatto che – dopotutto – il sesso ne è quasi l’antitesi: manifestazione di vita e di vitalità, l’atto sessuale, sia esso compiuto o solo spiato, vagheggiato o goduto, desiderato o consumato, è allo stesso tempo una “piccola morte” e un antidoto alla morte e, cosa che a Bennett farebbe orrore, non va sovraccaricato di significati e di valore. “Due storie sporche” riconducono l’amore e il desiderio alle loro giuste dimensioni, senza retorica né moralismo, ma con un sano gusto dissacrante (in fondo, si tratta di storie squisitamente “borghesi”!) e una leggerezza di tocco che fa assaporare la lettura come un rosolio. Alla fine, nessun giudizio viene emesso su questa congerie di personaggi più o meno menzogneri, più o meno scandalosi, più o meno fedifraghi. Non ce n’è bisogno, perché forse – dopotutto – l’unica vera morale di questa coppia di eleganti novelle immorali è quella che, con la sua classe, aveva enunciato tanti anni fa un altro grande (ma delle nostre parti) della satira e dell’ironia, Marcello Marchesi: “L’importante è che la morte ci trovi vivi.” E allora, divertiamoci! Non solo a letto, ma anche con Alan Bennett.
(Recensione scritta ascoltando Antonio Vivaldi, “Le quattro stagioni” nell’esecuzione della Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Muti)
PREGI:
leggero e scanzonato nel tono, il libro non manca, tuttavia, di affrontare tematiche importanti e universali, ma lo fa con delicatezza, portando a riflettere col sorriso sulle labbra
DIFETTI:
entrambi i racconti sarebbero stati ottimi soggetti anche per altrettanti romanzi! La brevità non è certo un difetto, ma “dietro” le vicende si intravedono comprimari e snodi di trama che fanno desiderare una trattazione più approfondita
CITAZIONE:
“Dopo averci riflettuto, Mrs Donaldson aveva deciso di non affittare più la stanza, e pazienza se doveva arrotondare. Basta con le notti passate con l’orecchio alla parete; basta con l’angosciosa eccitazione della scadenza che si avvicinava. La sua breve fuga dalla rispettabilità era stata un unicum, anche perché c’erano scarsissime possibilità di incontrare altri inquilini con la mentalità così aperta e il portafogli così vuoto. […] Ma una curiosità le era rimasta; una bramosia, addirittura, e siccome era legata all’idea di libertà e di una nuova vita, non era troppo ansiosa di sopprimerla.” (pag. 59)
GIUDIZIO SINTETICO: ***
LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il “sistema Mereghetti”, che va da 0 a 4 “stelline”: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…