GANG BANG – Chuck Palahniuk

# 278 – Chuck Palahniuk – GANG BANG (Mondadori, 2008, pagg. 208)

Celebre attrice porno ormai sul viale del tramonto, Cassie Wright vuole entrare nel mito con un’ultima, spettacolare performance: una gang bang con 600 uomini, al termine della quale ha deciso di… uscire di scena definitivamente. Perché? Per lasciare un cospicuo gruzzolo al figlio, che forse è tra gli uomini che partecipano alla gang bang? Per soddisfare il proprio personale ego e stabilire un record quasi imbattibile? Oppure ci sono motivazioni sotterranee e oscure che forse emergeranno mentre le centinaia di uomini accorsi per partecipare alla bizzarra kermesse attendono pazientemente il loro turno? Intrecciando gli Io narranti di tre di essi, i numeri 72, 137 e 600, nonché quello di Sheila, l’assistente personale della pornodiva Cassie Wright, Palahniuk compone un puzzle di relazioni e agnizioni che finisce per somigliare a una specie di porno-soap opera.

Chuck Palahniuk è uno di quegli scrittori che o l’imbroccano, con libri che entrano nell’immaginario collettivo (vedi “Fight Club”), oppure deludono in modo cocente: non ci sono mezze misure. “Gang bang”, purtroppo, delude: vuotamente provocatorio nella trama, fastidioso nello stile che ostenta volgarità e tentativi di spiazzare il lettore benpensante (che tanto comunque non comprerà mai un libro simile), incapace di costruire personaggi credibili e fondamentalmente noioso nello sviluppo di una storia che storia non è, basandosi tutta su improbabili agnizioni da film porno, questo romanzo è il classico esempio di “rilancio obbligatorio”, come se l’Autore si sentisse in dovere di scrivere qualcosa che sia degno della sua fama di provocatore e anticonformista, e allora s’inventa le peggiori cazzate e tenta di spacciarle, con la complicità degli editori, per grande letteratura, per narrativa coraggiosa e innovativa, quando di innovativo non c’è un bel niente, se non un linguaggio da caserma che peraltro nulla aggiunge al discorso complessivo.

Anche perché le varie zozzerie nelle quali Palahniuk volentieri indulge finiscono per stancare anche il lettore più allupato e, lungi dallo stupire e dal fare strabuzzare gli occhi, diventano ben presto noiose e prevedibili, come prevedibili sono i colpi di scena di questa soap opera vaginale a cui il tono saccente della narrazione (affidata a diversi Io narranti che però si somigliano tutti) e la spasmodica voglia di provocare e stuzzicare il lettore tolgono mordente ed efficacia. Purtroppo, Palahniuk è diventato ben presto la maniera di sé stesso, e ha cominciato a proporre libri “alla Palahniuk”, libri prigionieri di un’ossessione (quella per l’originalità dello sguardo e la provocatorietà dello stile e dei contenuti), libri stancanti ed esasperanti (ce ne sono, incredibile a dirsi, anche di peggiori rispetto a “Gang bang”!), libri che “mandano avanti” l’Autore, perché in fondo basta il nome in copertina, un po’ come per un film porno bastava l’immagine di Moana Pozzi sulla locandina, e del resto chissenefrega.

Ecco, Palahniuk è diventato la “diva porno” che attrae col solo nome, non importa cosa scriva e come lo scriva, tanto è Palahniuk, sarà fantastico in ogni caso, ti sconvolgerà, ti scombussolerà tutto, dopo la lettura sarai diverso, sarà un viaggio allucinatorio nelle viscere dell’essere umano e della sua corrotta società. E invece no: triste delusione! Il 90% di Chuck Palahniuk è aria fritta, e fritta male per giunta, aria che non ha neanche la patina croccante che rende così buone le patatine! “Gang bang”, ad essere generosi, va annoverato tra le opere superflue di questo scrittore che non manca di capacità né di originalità, ma che si è trovato troppo presto a fare i conti col suo stesso (non voluto?) divismo, con le aspettative di pubblico ed editori, con la necessità di stupire a ogni costo.

Ripetitivo e inutilmente volgare, “Gang bang” sconvolge solo per la sua orrida matericità, per la voglia evidente dell’Autore di sguazzare tra liquidi corporei e pratiche sessuali poco convenzionali, per la sbandierata ossessione di raccontare il sesso come morte (tema nuovo eh?) e il porno come impresa funebre (vedi tutta la carrellata di pornodive suicide che il libro rievoca, nonché il periodico ritorno – a mo’ di giustificazione culturale – della figura di Messalina, raccontata, manco a dirlo, in modo piuttosto dozzinale e utilitaristico). Spiace, ma la letteratura (anche quella provocatoria: si pensi a “Lamento di Portnoy!”) è un’altra cosa, e di libri come questo (che pure, ripeto, non è il peggior Palahniuk) oggettivamente non si sente la necessità.                    

(Recensione scritta ascoltando le First Aid Kit, “Stay Gold”)

PREGI:
ben pochi! Si salvano alcuni intrecci tra personaggi, in particolare fra i tre uomini in attesa di partecipare alla gang bang, e l’idea di lasciare Cassie Wright, la protagonista, fondamentalmente sullo sfondo, affidata ai ricordi e ai racconti di chi l’ha (o l’avrebbe) conosciuta nel corso della sua pluridecennale carriera

DIFETTI:
dalla programmaticità dello sviluppo (il libro vorrebbe somigliare a un coito, con la “pressione” che sale sempre di più fino al finale) alla spesso inutile volgarità del linguaggio, dall’inconsistenza dei personaggi all’esilità della trama, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ma su tutto, è insopportabile la “autorialità” di Palahniuk, che in realtà è solo maniera

CITAZIONE:
“Mio padre mi spiega che in passato, gli uomini, per non mettere incinta una donna, prima che esistessero i preservativi e la pillola e il diaframma e via dicendo, un attimo dopo che avevano sborrato, col cazzo ancora ben piantato dentro, facevano qualche goccia di pipì. Giusto uno schizzetto. Il piscio, disse mio padre, è così acido da uccidere gli spermatozoi. Mi sta dicendo di pisciarle dentro. Dice che Brenda non se ne accorgerà nemmeno.” (pagg. 163-64)

GIUDIZIO SINTETICO: *

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
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ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO