Appunti e spunti minimi su libri letti, riletti, sfogliati
A cura di Roberto Mandile
PUNTATA 47
RITORNI A CASA
UN CLASSICO: “Ulisse” di James Joyce
UN GIALLO: “Ho sposato un’ombra” di Cornell Woolrich
DALLO SCAFFALE: “Le stelle fredde” di Guido Piovene
LECTIO BREVISSIMA: “La speculazione edilizia” di Italo Calvino
UN CLASSICO
“D’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura” (Italo Calvino)
James Joyce – ULISSE (ediz. orig. 1922)
Di cosa parla: Dublino, 16 giugno 1904. Alle 8 di mattina, lo scrittore e docente di storia antica Stephen Dedalus, e gli studenti Buck Mulligan e Haines fanno colazione e camminano sulla riva del mare. Poi Stephen va a scuola prima di vagare per Sandymount Strand perso nelle sue riflessioni. Nel frattempo, anche Leopold Bloom, agente pubblicitario, dopo aver preparato la colazione per sé e per la moglie Molly, cantante d’opera che lo tradisce da tempo (nel pomeriggio ha appuntamento con l’amante Hugh Boylan), e dopo aver provveduto a liberarsi in bagno, esce per recarsi al funerale dell’amico Paddy Dignam…
Commento: Oggi, 16 giugno, è il Bloomsday. Con una battuta, viene da dire che ci ha messo meno Ulisse a tornare da Troia a Itaca che Leopold Bloom a tornare a casa dopo aver girato per Dublino (il nostro esce verso le 10 del mattino e rientra verso le 2 di notte, nell’episodio intitolato proprio “Itaca”). Se l’Odissea fonda la letteratura, l’Ulisse è il romanzo che la rifonda. Non è l’unico, ma l’influenza sul Novecento dell’opera di Joyce, esempio di massima reinvenzione linguistica (e ardua prova per qualunque lettore), è stata inesauribile. Volendo banalizzare: come raccontare il caos della vita (moderna?) una volta ammesso che nessun punto di vista stabile è possibile. Fondamentale il contributo del lettore alla comprensione del romanzo. Gli episodi più belli? Personalmente, “Ade”, “Le Mandrie del Sole”, “Penelope”.
GIUDIZIO: ****
UN GIALLO
“Il romanzo poliziesco è un gioco intellettuale; anzi uno sport addirittura” (S.S. Van Dine)
Cornell Woolrich – HO SPOSATO UN’OMBRA (ediz. orig. 1948)
Di cosa parla: Helen è sola, senza un soldo e con un figlio in arrivo. L’unica cosa che le resta è un biglietto ferroviario per San Francisco. Salita sul treno in preda a una rassegnata disperazione, conosce una coppia di giovani sposi. Nasce un’immediata simpatia con Patrice, incinta come lei. Ma poche ore dopo un terribile incidente cambia tutto: Helen, al risveglio, scopre di essere una delle poche sopravvissute e di aver partorito. Tutti però sono convinti che lei sia Patrice e Helen non ha il coraggio di rivelare la sua vera identità, anche perché i suoceri di Patrice non hanno mai visto la nuora e l’aspettano in quella che, per lei, sarà la sua nuova casa…
Commento: Diceva Alberto Sordi di non essersi mai sposato per non avere gente estranea in casa. Di donne che non sanno chi hanno sposato è piena la letteratura gialla (e il cinema che vi ha attinto a mani basse). E d’altronde, per restare in ambito cinematografico, si può persino pensare che il vero fascino del matrimonio “è che rende l’inganno una necessità per le due parti” (Eyes Wide Shut, Kubrick). Parimenti in questo thriller che, come le migliori opere di Woolrich, sa ben mescolare suspense e psicologia dei personaggi (anche se la trovata iniziale dello scambio di identità funziona forse di più dello sviluppo successivo, quando Helen si presenta a casa dei suoceri di Patrice), la vera lezione sta nel finale sospeso, in cui, dando prova di un pessimismo di fondo, l’autore suggerisce che nulla quanto conoscersi sa renderci davvero sconosciuti gli uni agli altri.
GIUDIZIO: ***
DALLO SCAFFALE
“La Biblioteca è così enorme che ogni riduzione d’origine umana risulta infinitesima” (Jorge Luis Borges)
Guido Piovene – LE STELLE FREDDE (ediz. orig. 1970)
Di cosa parla: Un uomo, impiegato presso una compagnia aerea come creatore di slogan pubblicitari, decide di licenziarsi di colpo, dopo essere stato abbandonato da Ida, la donna con cui conviveva, per ritirarsi nel luogo in cui è nato e cresciuto, in una villa in collina dove vive ancora l’anziano padre. Qui succedono alcuni fatti strani: coinvolto nell’omicidio del marito di Ida, con cui c’era un’antica ruggine, si nasconde in un posto isolato vicino alla casa, dove incontrerà un poliziotto e si materializzerà, direttamente dall’aldilà, la reincarnazione di Fëdor Dostoevskij…
Commento: Premio Strega nel 1970 (la spuntò anche sull’ultimo romanzo di Gadda, La meccanica), è un romanzo anomalo per molti versi: come ha osservato Andrea Zanzotto, è in realtà un’opera poetica, con tutti i pregi e – ci permettiamo di aggiungere – anche tutti i difetti del caso. Al fascino di una lingua curatissima ed elegante si sposa una certa fatica nell’uscire dai limiti della prosa d’arte, sul piano innanzitutto della trama ridotta a mero pretesto per divagazioni filosofiche e elucubrazioni metafisiche. Dostoevskij redivivo, comunque, racconta, con dovizia di particolari, che l’aldilà non è affatto meglio dell’aldiquà. Tornare a casa può voler dire fare i conti con il proprio destino.
GIUDIZIO: **
LECTIO BREVISSIMA
Italo Calvino – LA SPECULAZIONE EDILIZIA (1957)
Tornare a casa vuol dire, a volte, riscoprire un mondo perduto, arcaicamente immobilizzato nella sua immutabilità (è il tema, per limitarsi al caso più celebre, dell’ultimo romanzo di Pavese, La luna e i falò). Talvolta, invece, tornare a casa significa trovare un mondo stravolto, lontanissimo dall’immagine che ne avevamo serbato nella memoria. È il caso di Quinto, il giovane intellettuale protagonista di questo romanzo breve, che dalla grande città del nord Italia in cui si è trasferito per lavoro fa ritorno nel paesino natale della riviera ligure. Resterà a tal punto impressionato dalla cementificazione del paesaggio da decidere di mettersi in affari con un impresario inaffidabile e incline alla truffa per intraprendere una speculazione edilizia. Il libro è, secondo lo stesso autore, la “storia d’un fallimento”, raccontata “per rendere il senso di un’epoca di bassa marea morale”. L’epoca, sia chiaro, sono gli anni Cinquanta; ogni riferimento all’oggi è profeticamente casuale.