Appunti e spunti minimi su libri letti, riletti, sfogliati
A cura di Roberto Mandile
PUNTATA 89
STORIE DA ALBERGO
UN CLASSICO: “Camera con vista” di Edward Morgan Forster
UN GIALLO: “Il segreto della camera 3” di Colin Dexter
DALLO SCAFFALE: “Hotel New Hampshire” di John Irving
LECTIO BREVISSIMA: “Tramonto di un cuore” di Stefan Zweig
UN CLASSICO
“D’un classico ogni prima lettura è in realtà una rilettura” (Italo Calvino)
Edward Morgan Forster – CAMERA CON VISTA (ediz. orig. 1908)
Di cosa parla: In viaggio a Firenze insieme alla più anziana cugina Miss Bartlett, la giovane Lucy Honeychurch, di buona famiglia inglese, fa la conoscenza di un gruppo di connazionali, ospiti come loro della pensione Bertolini. La sera stessa del loro arrivo, Mr Emerson e suo figlio George offrono loro le proprie stanze, con vista sull’Arno, in cambio di quelle inizialmente assegnate alle due donne. Nei giorni successivi, Lucy incontrerà più volte gli Emerson e inizierà a conoscerli meglio, finché, durante una gita sulle colline fiesolane, i due giovani resteranno soli e George la bacerà a sorpresa…
Commento: L’albergo come luogo neutro di incontro, buono per fare conoscenza, innamorarsi e poi accettare di subire le conseguenze dei propri sentimenti: questo, in sintesi, lo spunto iniziale del libro che segnò l’ascesa dello scrittore britannico, la cui fama si è consolidata soprattutto grazie al cinema in anni relativamente recenti. Per il resto, il romanzo è una favola venata di malinconia ma anche di una certa ironia sulle traversie d’amore di una giovane inglese in un’età, quella edoardiana, dominata da un sacro rispetto per le convenzioni. Se la protagonista riesce a sfuggire alle maglie di una società classista, è vero però, come lascia intendere il finale, che perché i sentimenti trionfino è bene comunque allontanarsi dalla famiglia, almeno per un po’. L’Italia, dove Forster soggiornò più volte, è ancora e sempre per gli Inglesi la terra del romanticismo, del paesaggio e dell’arte.
GIUDIZIO: ***
UN GIALLO
“Il romanzo poliziesco è un gioco intellettuale; anzi uno sport addirittura” (S.S. Van Dine)
Colin Dexter – IL SEGRETO DELLA CAMERA 3 (ediz. orig. 1986)
Di cosa parla: L’Hotel Haworth di Oxford ha organizzato per la sera di Capodanno una festa in maschera. Tutto sembra essere andato per il meglio, se non fosse che la mattina dopo, al risveglio, l’ospite della camera 3 della dépendance viene trovato morto, con il volto sfigurato. Si tratta del vincitore del concorso per la miglior maschera. Nessuno sa chi sia, anche perché la moglie (o la donna che occupava la stanza insieme a lui) è scomparsa nella notte. Sul caso, reso ancor più misterioso dalla mancanza di impronte nella neve intorno alla dépendance, inizia a indagare l’ispettore capo Morse…
Commento: Gli alberghi occupano un posto di rilievo nella letteratura poliziesca: luogo chiuso, labirintico, frequentato da persone di passaggio, sconosciute le une alle altre, almeno in apparenza, che, volenti o nolenti, restano invischiate in fatti di sangue. Senza pretesa di esaustività e limitandoci ai gialli classici, i primi titoli che vengono alla memoria sono Il delitto alla rovescia di Ellery Queen (bello), Destare i mortidi John Dickson Carr (molto bello) e Miss Marple al Bertram Hotel di Agatha Christie (non memorabile). Per gli amanti del giallo classico aggiornato cronologicamente a tempi più moderni rispetto alla Golden Age del poliziesco anglosassone, un autore diventato ormai di culto è Colin Dexter. Degno discendente di una nobile tradizione di scrittori di gialli (è stato docente di greco ed enigmista), Dexter ci mette, di suo, una scrittura raffinata ma senza fronzoli, l’attenzione per i dettagli e l’ambiente, nonché una notevole cura nella caratterizzazione dei personaggi, a partire dall’ispettore Morse, dai modi spicci ma non brutali.
GIUDIZIO: ***
DALLO SCAFFALE
“La Biblioteca è così enorme che ogni riduzione d’origine umana risulta infinitesima” (Jorge Luis Borges)
John Irving – HOTEL NEW HAMPSHIRE (ediz. orig. 1981)
Di cosa parla: Win Berry incontra Mary presso l’Arbuthnot-by-the-sea, un albergo del Maine, nel quale entrambi si ritrovano, adolescenti, a lavorare un’estate. I due, entrambi originari della cittadina di Dairy, nel New Hampshire, si innamorano. Sul posto conoscono anche un ebreo austriaco, ribattezzato Freud, che si esibisce per i clienti dell’albergo in un numero con un orso e una motocicletta. Win al termine dell’estate deciderà di comprare l’orso e la moto per girare l’America e racimolare i soldi necessari a frequentare Harvard. Dal matrimonio tra Win e Mary nasceranno cinque figli, Frank, Franny, John, Lilly e Egg; la loro vita sarà segnata dalla decisione del padre di acquistare la sede della vecchia scuola femminile di Dairy per trasformarla in un albergo, il primo Hotel New Hampshire…
Commento: Solo la penna brillante di Irving può rendere interessante una storia bizzarra come quella della famiglia Berry, dando vita a un libro in cui l’acceleratore spinto sull’eccentricità dei personaggi da un lato e delle situazioni dall’altro (specie nella seconda parte, ambientata a Vienna, dove i Berry si trasferiscono per riunirsi a Freud e animare il secondo Hotel New Hampshire, popolato solo di prostitute e gruppi anarchici) può essere un limite, se il romanzo viene giudicato sotto il criterio della pura verosimiglianza, ma diventa, pur tra alti e bassi, il punto di forza se si bada al divertimento che se ne ricava. Al netto, forse, di un certo sentimentalismo che prevale nel finale, Irving tiene compatte le fila della storia e piazza almeno un paio di colpi da groppo in gola notevolissimi: pur non raggiungendo le vette del precedente capolavoro Il mondo secondo Garp, Irving si conferma uno dei romanzieri americani più ricchi di inventiva e consapevoli di quanto sia importante il ritmo per tenere desta l’attenzione del lettore per centinaia di pagine.
GIUDIZIO: ***
LECTIO BREVISSIMA
Stefan Zweig – TRAMONTO DI UN CUORE (1927)
Un ricco borghese austriaco in villeggiatura in Italia, a Gardone, una notte scopre la figlia mentre esce dalla stanza d’albergo di uno sconosciuto ospite.
Per lui è uno shock: il mattino seguente non riuscirà ad affrontare la questione né con la figlia né con la moglie. Incapace di accettare il fatto che la ragazza sia ormai diventata una donna, rimetterà in discussione la sua totale dedizione al lavoro, incolpandosi di aver trascurato l’educazione della figlia. Al tempo stesso però, si chiuderà sempre più in sé stesso, suscitando le reazioni tra lo stupito e il preoccupato delle due donne di famiglia.
Nella misura del racconto breve, particolarmente congeniale al grande scrittore austriaco, Zweig narra una storia in sé persino banale, che però si presta a essere letta sia come parabola della crisi della borghesia europea sia come indagine psicologica sull’incapacità (fisiologica?) di accettare la realtà o sulla necessità (patologica?) di rifugiarsi nel tormento della propria coscienza per sfuggire al confronto con gli altri.
Con un parallelismo tra malessere dell’anima e dolore fisico che rivela, al solito, il debito di Zweig nei confronti di Freud.