Questo breve racconto è stato scritto nel 2005 e si è classificato terzo in un concorso il cui tema era “Parole segrete”. Bel tema, che mi offriva ampie possibilità di una trattazione brillante: generalmente, nei concorsi cui partecipo, preferisco portare un tocco di humour piuttosto che drammi e tragedie! Anche se so benissimo che ci sono minori possibilità di vincere col tono brillante rispetto a quello più drammatico… E poi, diciamolo. ogni occasione è buona per un bozzetto austro-ungarico!
MEMORANDUM
Chi si fosse trovato, verso le 16 e 20 del 2 agosto dell’anno 1888, a percorrere il viottolo che attraversava il bosco dietro l’Hotel Mayer, in una piccola località di villeggiatura situata tra Bad Ischl e Hallstatt, in Austria, vi avrebbe certamente incontrato un signore vestito alla tirolese, e munito di un gran paio di baffi e di una bella pancia sporgente sulla quale, quando era seduto, amava poggiare le mani intrecciando le dita. Vedendolo abbigliato da alpigiano tirolese, con tanto di ruvido cappellaccio piumato, chi lo avesse incontrato non avrebbe mai immaginato di avere di fronte il Generale di Corpo d’Armata dell’esercito austro-ungarico Georg Anton Wilhelm von Braunitz! Quando era in vacanza, non voleva assolutamente essere riconosciuto. Ma per la verità, quell’anno non era in vacanza. Era anzi in missione. Doveva infatti redigere un importante documento sulla sicurezza nazionale. Le giornate del generale erano tutte uguali. Un’abbondante colazione al mattino, poi la lettura dei quotidiani; pranzava da solo sulla terrazza della sua camera; faceva un riposino tra le 14 e le 16; usciva quindi a camminare fino alle 17 e 30; e infine, dopo essersi dato una rinfrescata, si metteva a redigere l’importante documento, che aveva intitolato: “Come procurare una guerra che appaia difensiva contro la Russia”. Scriveva e riscriveva, limava, dosava le parole come un chimico dosa le sostanze sui bilancini e nelle provette. E alla fine della giornata, se aveva prodotto tre righe era andata bene! Va aggiunto che un contributo decisivo alla piacevolezza del soggiorno era offerto da Carlotta, la cameriera che ogni giorno, dopo averci dormito con lui, rifaceva il letto del generale. La formosa e sempre ridente Carlotta sapeva far dimenticare come nessun altro al generale la frenetica vita di Vienna, il rigore dell’etichetta, la noia dei ricevimenti a Corte. E così, quando venne il momento di salutarsi, ben conscio del fatto che la vispa Carlotta non avrebbe tardato a trovarsi altri letti nei quali furoreggiare, il generale decise di congedarla con humour, e scrisse una bella paginetta fitta di…ehm…omaggi alla sua bellezza! La scrisse di getto, con una passione e un trasporto non comuni per un uomo di sessantanove anni.
Chiuse quindi la lettera e il prezioso memorandum sulla sicurezza nazionale in due buste identiche, gialle e ampie. Lasciò la lettera sul tavolo della stanza, dove Carlotta la trovò neanche mezz’ora dopo. Ma il generale non immaginava che la procace cameriera non sapesse leggere! Egli, ligio al suo dovere, consegnò al Capo di Stato Maggiore il memorandum, e questi, senza neanche aprirlo, lo fece riporre tra i “documenti da tenere presenti in caso di guerra”. Carlotta mise la busta con la “lettera d’amore” del suo attempato amante in un baule, e se ne dimenticò più in fretta di quanto il generale avesse sperato.
Il tempo fece il suo mestiere, e trascorse inesorabile. Nel 1913, quando la situazione in Europa cominciava a farsi pesante, qualcuno ebbe l’idea di aprire il memorandum von Braunitz del 1888. Chi lo sfogliò, vi lesse una appassionata lettera d’amore indirizzata “alla mia soave gallinella” e non priva di particolari piccanti. E ogni volta mi diverte pensare che, se Carlotta avesse un giorno imparato a leggere, frugando nel suo vecchio baule, avrebbe scoperto cento e uno modi di attaccar briga coi russi senza passare per aggressori!