FERMENTAZIONE – Angelica J.

# 312 – Angelica J. – FERMENTAZIONE (Frassinelli, 1998, pagg. 142)

Odissa, che forse di mestiere fa la scrittrice, rievoca l’incontro con il mangiafuoco Serge, in una cittadina termale dove si era recata per rilassarsi e godere dei bagni caldi. Ora, rientrata in città, nel bel mezzo di un’estate torrida resa ancora più insopportabile dai cumuli di immondizia agli angoli delle strade, dovuti a un selvaggio sciopero dei netturbini, Odissa si ritrova incinta di Serge e preda di tremende crisi di gelosia, dovute alle frequenti assenze dell’uomo, che lavora coi saltimbanchi dei circhi itineranti. Per consolarsi, e perché il suo corpo glielo chiede imperiosamente, la ragazza inizia ad abbuffarsi di formaggi, servendosi in un negozietto gestito da un anziano intenditore che di ogni specialità le svela i più intimi segreti: dal Brie al Roquefort, dal Parmigiano Reggiano al Gammelost, il corpo della protagonista seguita a “fermentare” durante la gestazione, e i sogni (erotici) causati dalle cene a base di formaggio iniziano a confondersi con la realtà. E così, quando Serge si ripresenta, non saranno tutte rose e fiori…

Quando mi capita di incappare in libri firmati con la sola iniziale del cognome, normalmente mi insospettisco e giro alla larga, memore dell’illeggibile Melissa P. e di altre opere (perlopiù di scrittrici: chissà perché!) con cognomi celati o puntati. Insomma, se un Autore o un’Autrice, che non operino sotto qualche spaventosa dittatura, non hanno neppure il coraggio di mettere il proprio nome in copertina, perché io dovrei trovare quello per leggere il libro?

Questo però alla fine l’ho preso, non foss’altro perché, buffamente, nel risvolto di copertina, il copyright viene attribuito a tale “Angelica Jacob”. Ora: perché tacere il nome in copertina per poi squadernarlo alla pagina successiva? Mistero. Definita, nella mini-biografia che conclude la novella, “importante esponente dell’ambiente editoriale inglese”, la signora Jacob – o comunque si chiami – ha esordito nel 1997 proprio con questa esile novelletta i cui capitoli sono scanditi dai nomi di altrettanti formaggi. E fin qui, possiamo dire che il libro poggia su un’idea simpatica e abbastanza originale: accostare la gravidanza alla fermentazione dei formaggi, e usare questi particolari alimenti, che per certi aspetti sono assimilabili ai vini, visto che anch’essi derivano e loro particolarità da una complessa serie di fattori (l’alimentazione di bovini o ovini, il tipo di terreno, le muffe e le altre sostanze che contribuiscono a conferire a ogni specialità il suo particolare sapore) come catalizzatori di un erotismo trattenuto e onirico ma anche rorido e tangibile, un po’ come le gocce di siero che suppurano da un buon Gorgonzola, o da un superbo Roquefort.

Narrata in prima persona dalla protagonista, la vicenda è però, d’altronde, molto esile e tutto sommato prevedibile (chi può essere sorpreso che un mangiafuoco che lavora nei circhi abbandoni la donna che ha messo incinta? Vien da pensare, anzi, che il saltimbanco Serge possa avere varie donne in diversi luoghi del mondo!), e va da sé che il libro non è per niente adatto a chi non ami follemente i formaggi. Se l’Autrice è brava a descrivere odori e sensazioni di un’estate mefitica, resa ancor più malsana dai miasmi della spazzatura non raccolta e accumulatasi per le strade (Roma e i suoi cinghiali a spasso tra cataste d’immondizia non erano all’ordine del giorno nel 1997), non altrettanto bene le riesce la costruzione di una storia d’amore convincente, e anche l’arco narrativo del piccolo libro è piuttosto deludente.

Peccato, perché alcuni dei sogni erotici che Odissa sembra stimolare consumando avidamente i formaggi, forse per supplire all’assenza di Serge, sono interessanti e non privi di una certa efficacia, mentre troppo accennate e per nulla approfondite appaiono le figure dei comprimari, a partire dal monodimensionale Serge fino al proprietario del negozio di formaggi, che avrebbe potuto diventare un personaggio molto interessante e, invece, resta pallidamente sullo sfondo, inesplicato e di poco spessore, senza dimenticare la stessa protagonista, che certo non brilla per personalità e carattere.

E così alla fine “Fermentazione” mantiene la promessa di essere “una novella erotica”, come prudentemente scritto in copertina, scritta peraltro in modo passabile, senza troppi fronzoli, da un’Autrice che, comunque si chiami, perlomeno non si infila in vicoli senza uscita o – come purtroppo capita molto spesso alle scrittrici – in ambizioni smisurate. Peccato però che l’arco narrativo sia veramente scarso, e si riduca al racconto, per sommi capi, di una gravidanza non programmata e vissuta con assai poco entusiasmo da un personaggio privo di carattere e di spessore (ne scopriamo il nome solo a pagina 126!). Simpatiche le partecipazioni speciali, in qualità di personaggi non parlanti, dei vari formaggi le cui caratteristiche vengono illustrate all’inizio di ogni capitolo: per chi ne è ghiotto, come il sottoscritto, sono pure tentazioni!                   

(Recensione scritta ascoltando Bruno Martino, “Estate”)

PREGI:
una scrittura che non ha troppe pretese, e perlomeno evita di sobbarcarsi ambizioni (e responsabilità) che non sarebbe in grado di sostenere, e qualche riuscita scena erotica che, seppur solo onirica, non manca di regalare dei brividini (caldi)

DIFETTI:
piuttosto inconcludente, come molte “novelle erotiche”, inutilmente firmato con la sola iniziale del cognome – vezzo che punta più a far vendere il libro che a celare il vero nome degli Autori – è un romanzetto di poco peso che va bene giusto come intercapedine tra libri più corposi o, a mo’ di formaggio, come dessert dopo una lettura sostanziosa

CITAZIONE:
“La realtà urbana era diventata uno sfondo, ciò che ricordavo erano i sogni. Il mio mondo si stava rovesciando: le ore di veglia svanivano per tornare a me solo in visioni fugaci, quelle di sonno permanevano fin nei dettagli più minuti, a tinte vivide e folli. O forse i due mondi si stavano compenetrando e io non ero più in grado di dire dove la realtà finiva e dove cominciava il sogno.” (pag. 119)

GIUDIZIO SINTETICO:

LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…

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NON GIUDICABILE con i sistemi ìclassiciî di voto
PESSIMO
QUASI PESSIMO
BRUTTO
BRUTTINO
 
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**1/2
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***1/2
****
ACCETTABILE
DISCRETO
BUONO
MOLTO BUONO
CAPOLAVORO