Testi, pre-testi, divagazioni e spunti minimi intorno a libri letti, riletti, sfogliati
A cura di Roberto Mandile
PUNTATA 157
TRA SPAGNA E PORTOGALLO
La guerra civile e il paesaggio come riti e miti di rifondazione della storia iberica
George Orwell – OMAGGIO ALLA CATALOGNA (1938)
Di cosa parla: Dicembre 1936. George Orwell arriva in Spagna per arruolarsi nelle file del POUM, il Partito di ispirazione trotzkista, impegnato contro Francisco Franco nella guerra civile spagnola. Dopo alcuni mesi trascorsi al fronte, nelle trincee sulle montagne aragonesi, nel maggio del 1937 lo scrittore, ferito alla gola, raggiungerà la città di Barcellona, dalla quale, però, a causa del mutato clima politico con i trotzkisti e gli anarchici messi fuorilegge perché considerati traditori dal governo repubblicano, sarà costretto a fuggire, quasi clandestinamente, insieme alla moglie, riparando in Francia.
Commento: È l’opera che ha segnato una svolta, anche letteraria, nella vita di Orwell. Se è vero che la grandezza dello scrittore inglese è dovuta all’allegoria satirica de La fattoria degli animali e alla cupa distopia di 1984, romanzi nei quali riecheggia la condanna del totalitarismo (e di quello comunista in specie), è indubbio che in un testo come questo, misto di autobiografia e reportage giornalistico, si possano rintracciare le basi su cui poi si eserciterà la fantasia delle più celebri opere successive. Sul piano delle idee, innanzitutto: si veda la lucidissima ricostruzione delle modalità con cui le forze comuniste al governo della Spagna arrivarono a contrastare i trotzkisti e gli anarchici e ad accusarli di collaborazionismo con i fascisti. Ma anche, e forse ancor più, sul piano della scrittura: la lingua di Orwell è un prodigio di chiarezza sia nella descrizione della guerra di trincea (le pagine sull’importanza della legna o sulla piaga delle piattole sono un saggio di prosa bellica insuperato) sia nella capacità di tenere a bada ogni effetto retorico o astratto furore ideologico. In fondo, la vera lezione di Orwell è proprio una lezione di stile: ogni totalitarismo nasce da un’impostura del linguaggio ed è per questo che la crudezza della guerra, spogliata di ogni orpello e restituita alla sua limpida essenzialità, è parente stretta della brutale semplicità con cui il maiale Napoleon o il Grande Fratello mistificheranno la realtà a loro beneficio. La resistenza alla mancanza di senso (e di umanità) è la più tragica delle utopie.
GIUDIZIO: ***½
Antonio Tabucchi – SOSTIENE PEREIRA (1994)
Di cosa parla: Lisbona, agosto 1938. Pereira è il responsabile delle pagini culturali del giornale cattolico “Lisboa”. Mentre il regime di destra di Salazar intensifica la sua azione repressiva (nel Paese si aggirano anche i sostenitori del fronte repubblicano impegnato nella guerra civile nella vicina Spagna), Pereira fa la conoscenza di Francesco Monteiro Rossi, un giovane di origini italiane che, nelle intenzioni del giornalista, dovrebbe aiutarlo in una nuova rubrica di necrologi di illustri scrittori intitolata “Ricorrenze”. Ben presto, però, Monteiro Rossi rivelerà a Pereira le sue idee politiche e sarà costretto a chiedergli protezione…
Commento: Ispirato, secondo quanto dichiarato dall’autore, alla figura di un giornalista conosciuto fuggevolmente negli anni Sessanta a Parigi dove viveva in esilio e morto nel 1992 dopo essere tornato in patria, il libro, di straordinario successo (Roberto Faenza ne trasse, l’anno dopo la pubblicazione, un film con Marcello Mastroianni in uno degli ultimi ruoli della sua carriera e della sua vita), è un perfetto esempio di “grande romanzo civile” (come scrive Feltrinelli nella quarta di copertina). Pregi: la scrittura scorrevole, l’estrema chiarezza della storia, la focalizzazione del punto di vista nel protagonista, la cui lenta evoluzione – casuale o voluta? – da anonimo redattore del supplemento culturale di un quotidiano a hombre vertical capace di un gesto di resistenza alle crudeltà del regime è il cuore del racconto. Difetti: una certa programmaticità nell’evoluzione della storia (il finale è forse un po’ telefonato, come si direbbe in gergo calcistico) e, di conseguenza, una certa schematicità, non scevra da qualche risvolto e da qualche scena dallo smaccato valore simbolico o ideologico (il dottor Cardoso e la sua teoria della confederazione di anime e dell’io egemone sembrano essere introdotti solo come giustificazione narrativa del cambiamento del protagonista). Facile leggere (ed esaltare) il romanzo come allegoria anticipatoria del ventennio berlusconiano, di cui l’autore fu tra i più accesi oppositori, sul piano della militanza intellettuale. Ma probabilmente le pagine più belle sono quelle in cui Tabucchi si concentra sull’analisi dell’anima del Portogallo attraverso il suo protagonista, un uomo che vive di letteratura (pubblica solo autori francesi del passato) e del ricordo della moglie morta, al cui ritratto si rivolge costantemente. Pereira incarna un sentimento, la nostalgia, che è anche il sentimento del suo Paese, il Portogallo, la cui passata grandezza si specchia nella brutalità del suo presente, con un regime che inneggia al patriottismo ma ignora – come si vede nella figura del direttore del “Lisboa” – la stessa storia nazionale.
GIUDIZIO: **½
PRE-TESTI, DIVAGAZIONI
E SPUNTI MINIMI
C’è Federico García Lorca, naturalmente, la vittima più illustre della guerra civile spagnola, nonché la voce poetica più nota della generazione dell’avanguardia iberica. Era andaluso García Lorca, e in Andalusia concluse tristemente anche i suoi giorni, catturato nei pressi di Granada in seguito a una delazione e fucilato all’alba del 19 agosto 1936.
Andaluso era anche Rafael Alberti, che, come García Lorca, prese parte alla Guerra civile: iscritto al Partito Comunista, a guerra persa, nel 1939, sceglierà la via dell’esilio volontario, rifugiandosi in Francia, in Argentina e infine in Italia (le ascendenze italiane lo facevano nipote di un garibaldino); tornerà in patria solo dopo la fine della dittatura franchista. Alla Guerra civile è dedicata la lirica “L’autunno e l’Ebro”, in cui ritroviamo l’accostamento tra l’autunno e l’uomo in guerra già presente nella notissima Soldati di Ungaretti:
L’autunno, un’altra volta. Dura la guerra, fredda,
sorda alla ritornante discesa delle foglie.
Come l’uomo dell’Ebro sotto l’artiglieria
in riva all’acque rosse i tronchi fatti spogli.
Resistenza dell’albero, tenace e umana al pari
di quella del soldato, che sotto i temporali
della morte notturna, salir vede il mattino
nuovamente fiorito di ramure immortali.
Penso alle foglie, come sol provvisoriamente
la terra si disvesta del bosco più amato,
come tenace l’uomo della Spagna si senta
simile a questi tronchi, rivestito o spogliato.
L’autunno, un’altra volta. Tosto l’inverno. Sia.
Si nudi il tronco, il sole di noi memoria perda.
Rimanga al par degli alberi l’uomo nella battaglia,
pallido, asciutto, freddo – ma il fusto sempre verde.
Poesia nobilmente civile quella di Alberti, che però si riflette nel paesaggio della Spagna, cogliendo nei suoi elementi distintivi (il fiume in primis) il rispecchiamento della sorte umana.
Un analogo rapporto si individua anche in Mare portoghese di Fernando Pessoa, che rilegge la lunga e gloriosa storia del suo paese come il risultato dell’ambiguo rapporto con il mare (in fondo il Portogallo è sempre stato più piccolo dei territori conquistati in altri continenti dopo le esplorazioni dei suoi navigatori):
O mare salato, quanto del tuo sale
sono lacrime del Portogallo!
Per attraversarti, quante madri hanno pianto,
quanto figli invano hanno pregato!
Quante spose rimaste da sposare
perché tu fosti nostro, o mare!
Ne valse la pena? Tutto vale la pena
se l’anima non è piccina.
Chi vuole andare oltre il Bojador
deve andare oltre il dolore.
Dio diede al mare il pericolo e l’abisso,
ma è in esso che si specchiò il cielo.
Testi citati
Rafael Alberti – L’AUTUNNO E L’EBRO – traduzione di Sergio Solmi (1941)
Fernando Pessoa – MARE PORTOGHESE – traduzione di Simonetta Masin (1934)
LEGENDA RECENSIONI
Sia per i libri che per i film, adotto nel giudizio sintetico il sistema Mereghetti, che va da 0 a 4 stelline: a 0, ovviamente, i giudizi più negativi, a 4 quelli più positivi, con tutti i possibili gradi intermedi…